Nei viaggi si è sempre pronti a partire poche volte a tornare. Parlo chiaramente dei viaggi belli, in cui ti senti coinvolta ad una mappatura di senso, come quasi ad avere il privilegio di leggere una geografia anche interiore. Sopratutto se questa geografia sa trattarla un libro di poesia scritto con un incanto che traccia percorsi, segna date, nomi, paesaggi. Toglie il fiato se lo si riesce a fare sfiorando l’argomento privato di ognuno con una grazia e una gioia tale che ogni pagina è un indirizzo eterno, un album di foto speciale quasi simbolo di una pretesa maggiore, dove il verso è costantemente rappresentato dal rapporto diretto con la realtà. Chi è quindi pronto a segnare una geografia minima e una massima nella prospettiva storica di ciascuno di noi? Nessuno fortunatamente può dire quanto valore e che ruolo hanno le geografie nelle nostre vite. Siamo gli unici a segnare ciò che ci sembra un approdo, «sono folgorazioni/ di parole ad addolcire/ le resistenze/ di chi cammina/ contromano/ sulle strade/ del mondo» proprio come scrive Maria Pia Romano nella sua poesia «Approdi» (Geografie minime, Il grillo editore, 10euro). Ed è proprio questo libro a riuscire a parlare la lingua delle distanze proponendo una soluzione all’autoscontro tra l’io e il mondo, l’incomunicabilità e l’alterità. Il racconto di una geografia quindi più vicina al diario che diventa continuamente pieno, vitale, armonico. Il senso della vita che prende allora la forma di una continua tensione, un verso proteso alla Terra, ai luoghi che segnano le geografie del cuore. Per questo troviamo poesie che con stupore commosso si ambientano e trovano spunto a Otranto, Gallipoli, Santa Maria al bagno e al Salento tutto, “perché i luoghi dell’anima ci respirano dentro”. Mi viene da dire che il libro nelle pagine dedicate al Salento è un vero e proprio canto della terra, sentimentale al punto giusto che non dimentica lo sfondo antropologico e i mondi soggettivi che purtroppo non si assomigliano. È lo sguardo di Maria Pia Romano la vicinanza di una voce forte, certa nelle sue pagine del suo valore proprio e universale, della sua lingua che non può che lasciare felice e innamorato ogni lettore e ogni lettrice.
Sabatina Napolitano
