Proprio così, «scalata» si intitola un articolo di Wislawa Szymborska nella raccolta di articoli «Letture facoltative» edita Adelphi. Ieri sera ci pensavo proprio quando mi sentivo felice non solo perché consideravo di riprendere il mio articolo su questo libro della Szymborska ma anche per la finale del premio Strega. Sono contenta che abbia vinto Sandro Veronesi e che ci sia stata in questa finale Valeria Parrella, napoletana come me, che tra le altre cose spero di recensire presto. Ho apprezzato anche gli interventi di Corrado Augias, che ha citato nomi importanti tra cui quello di Margaret Atwood che sto seguendo.
Nella prima parte dell’articolo per la Szymborska mi occupavo di considerare il suo modo di raccogliere libri e parlarne: era lei che li sceglieva e non considerava solo libri di letteratura. In questa raccolta di letture possiamo trovare gli appunti e le critiche ai libri più curiosi che ad un primo colpo d’occhio niente hanno a che fare con la letteratura. Eppure il senso di quello che si delinea scrivendo, sopratutto tra i giornalisti culturali, è avere la libertà di parlare di ciò che reputiamo opportuno secondo il modello culturale che ci culla e a cui partecipiamo con le nostre convinzioni e libertà. Nell’ultima parte del libro sono raccolti i libri come la biografia di Verne, con la quale il Nobel coglie l’occasione per una invettiva sui sentimenti personali come simpatie, amicizie, amori rispetto al tempo passato ad esempio da Giulio Verne a scrivere «ottanta romanzi di avventure immaginarie» definendolo quindi un «menomato emotivo». Per passare a un libro di Vivian Green, «La follia dei re» e discutere della salute mentale e delle malattie mentali, non tralasciando di citare gli esempi di Enrico IV d’Inghilterra e Luigi II di Baviera.
Scalata invece è il titolo della recensione al libro di Aczel, «Il grande teorema di Fermat». Il matematico tentò per tutta la vita di dimostrare il suo teorema, al momento della sua morte gli appunti furono motivo di grosse crudeltà: rivalità, scorrettezze, trionfi prematuri. Ma ci furono anche episodi di «fraterna collaborazione, aiuto disinteressato, inimmaginabile creatività e costanza degna di ammirazione». Una mano invisibile probabilmente guida il futuro della letterarura e ne decide le influenze e le ritualità. Il senso di una scalata letteraria sta tutto nel considerarci umani, italiani, sopratutto quando ci attraversa una certa punta di orgoglio in quelle risposte che troviamo alle domande del «perché». Perché si tenta la scalata della letteratura, per lo stesso motivo per cui si tenta di dimostrare il nostro essere in vita, dicendolo, dichiarandolo, comunicandolo, facendoci parte della letteratura pur non considerandola mai un idolo ma un mezzo.
Sabatina Napolitano
