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Cosa ci fanno due giovani studenti universitari, Marco e Fabio a Moria nei campi di Don Ferrante? Questo lo chiediamo a Sergio Contini, insegnante di italiano nelle scuole superiori, che ha scritto “Uno. Inferno” (Europa Edizioni, 2018) partendo da fatti di cronaca realmente accaduti, come la sparizione di centodiciannove lavoratori stranieri, soprattutto polacchi. I due ragazzi passano del tempo nei campi di pomodori per un lavoro stagionale che li farà protagonisti di un viaggio che richiama le vicende dell’Inferno dantesco, Fabio non perde occasione di arricchire i discorsi con elementi colti, Marco riflette sul suo amore per la fidanzata Lucia (come la Beatrice dantesca) ed è colpito da continue crisi deliranti. Un effetto schiacciante mentre i campi scintillano al sole e i ragazzi parlano di Leopardi, un modo strano per ribaltare l’aristocrazia di pensiero, e un modo per fare l’amicizia di Ewa e Pawel due polacchi, e Hussain Nke Nbome, un giovane africano che denuncia la collusione tra padroni, sindacalisti e capi delle etnie. I campi non sono abbastanza crudeli se non compaiono le serpi, così al pomeriggio del settimo giorno “una serpe nera si era sollevata dalle fronde, tenendo il collo inarcato con la bocca aperta e sibilante […] serpi spuntavano ovunque, una massa nera e minacciosa che stava invadendo i campi, dove i lavoratori ignari continuavano la loro raccolta”, l’ennesima allegoria di una spietatezza? La metafora richiama la settima bolgia dantesca quando i ladri vengono inseguiti da serpi che causano terribili trasformazioni. Probabilmente non avremo mai esperienza di tutti i segni minacciosi che vengono dalla terra, e delle difficoltà che provano gli uomini al lavoro nei campi. Eppure il senso di umanità scritto da Contini risponde ad un’opera di valore che fa da ponte tra l’impotenza e la rivolta. L’epilogo, come lui sottolinea nella nostra intervista, ripercorre l’inferno dantesco, nella conclusione infatti, la tensione cresce come nell’Idiota di Dostoevskij: delle parole dal Il libro tibetano dei morti (Ubaldini, Roma, 1977) insediano la mente di Fabio che le recita forse nel tentativo di dare un senso alla morte, al culmine dell’ingiustizia. I principali elementi del romanzo ruotano intorno l’inferno dantesco, troviamo le famose fiere, Ewa e Pawel (Paolo e Francesca), gli spiriti magni del limbo, Gordo (Giacco nel canto Sesto), la palude Stigia, le tre furie, un anziano di colore (Cavalcante de’ Cavalcanti), Hussein Nke Nbome (Capaneo), Girolamo (il mostro Gerione), Malebolge, i diavoli guardiani (Gabriele e i suoi scagnozzi), Kehinde (figura opposta a quella di Ulisse), Don Ferrante (Lucifero).

Paolo Pagliaro, giornalista di Otto e mezzo, La7, e direttore di 9Colonne scrive “Il racconto (…) ha diversi punti di forza, a cominciare dalla scrittura limpida e dall’approccio neorealista a mondi di cui immaginiamo l’esistenza e la natura infernale ma di cui però nulla davvero sappiamo”. Forse che questo romanzo possa essere un modo per sfogare la nostra impotenza, per fare luce su situazioni e processi che riducono l’uomo in condizioni di mancato rispetto dei diritti umani e civili, situazioni di cui veniamo a conoscenza tramite i giornali soprattutto dopo tragedie. Un romanzo che indaga una parte dell’inferno umano tramite una delle maggiori opere letterarie dell’umanità, aspettiamo anche per questo il continuo della trilogia di Contini ispirata a Dante.

Sabatina Napolitano

News Reporter
Sabatina Napolitano è nata a La Maddalena (SS) il 14 maggio del 1989. Vive ad Asciano, nelle Crete Senesi. Ha pubblicato otto libri di poesia. Suoi testi sono usciti su Nazione Indiana, La poesia e lo spirito, Neobar, Bibbia d’asfalto, Poesia del nostro tempo, Gradiva, etc. Alcuni racconti su Quaerere, l’Incendario, Sguardindiretti. Origami è il suo primo romanzo edito Campanotto, 2021. Recensisce, collabora e intervista autori di poesia, narrativa e saggistica ed è una studiosa dell’opera di Nabokov. Edita, corregge, insegna, intervista, recensisce, scrive. Appassionata d'arte scrive articoli, comunicati e saggi d'arte antica e contemporanea.
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