Il capitalismo sta ancora nello sfruttamento della persona sulla persona, nello sfruttamento di una classe sull’altra. E come se non bastasse la letteratura non diventa solo l’ombra del potere, quello marcio e quello che riduce a solitudine anche il più tenero degli amanti. La letteratura oggi sembra avere un rapporto con i nuovi media, spettacolo, cinema, televisione e instagram, facebook. Non sembra ancora esserci alcun rapporto tra influencer della moda e scrittrici, anche se questo rapporto potrebbe significare una nuova forma ed esigenza politica; ma a quale prezzo? Vivere con coerenza sta nello scegliere il campo, ma oggi l’ombra del potere chiede di essere vissuta nell’esigenza di un ambiente neutro dove non solo si chiede alla critica di essere priva di rilevanza nel dibattito pubblico ma che sopratutto chiede che l’ombra del potere non abbia alcun modo per incidere nella letteratura. Il sentimento segna un abbraccio anche per chi nel privato è solitario, diversamente dai rapporti possibili di autentica amicizia e stima, che non suonano come vincoli di sfruttamento ma come risorsa. Nel mio caso voglio oggi chiudere l’anno anche con una recensione che da tempo mi ero consigliata di fare, parlo del libro di Nicola Nucci, scritto interamente in dialoghi. Attraverso il Logos si svincola il meccanismo del potere, un potere fondato sull’interpretazione quanto mai svilente e svilita dei rapporti di coerenza e verità tra la realtà e il pubblico. Esiste un certo tipo di pubblico che può essere abituato a cercare una esperienza vissuta delle cose fuori dalla brutalità dei sistemi politici. A questa forma di vita quotidiana è ahimè oggi necessario circoscrivere l’obbligo di fare del male, di nuocere agli altri con la pretesa di uno sguardo. Anche e sopratutto lo sguardo per avere dignità in ogni campo (cinema, spettacolo, canzone, letteratura, nuovi media) deve essere coerente, democratico se ci riesce e vivo di un senso anzitutto coerente. “Trovami un modo semplice per uscirne” (Dalia edizioni, 2019) è in buona sostanza un atto letterario che lungi dall’essere inteso come una sintesi beckettiana, solo come una sintesi beckettiana, spinge alla rivoluzione storica che è per molti ancora, l’unica risorsa per svegliarsi al mattino e darsi un senso ad una vita priva di compagnia. Che gli scrittori e le scrittrici siano tutt’uno con influencer e personaggi dello spettacolo è una delle nuove favole che vediamo fotografate nei social sopratutto instagram a discapito di una vera formula della realtà. Ancora io noto, nel mio caso, coincidenze infinite anche dal puro campo della poesia e della letteratura che mi riguarda con allusioni gesti e antipatie riservate al 14 maggio e al 5 dicembre o a date che riguardano personaggi letterari che ereditano il potere di forze predittive e puramente letterarie. Se si esibiscono rapporti di forza tra spettacolo e letteratura lo si faccia almeno con gusto e senza volgarità. Da dove bisogna uscire? Da quale parte? è evidente che uscire significa anche e sopratutto vivere con dignità intellettuale, coerenza e non obbligarsi a una forma di forza dominante fondata sull’ombra del potere che a questo punto si ritorce non solo come forza distopica ma sopratutto sadica. è di questo sadismo del ritorno che chi veramente ama il pubblico ha paura, è dell’espressione delle masse e di quel senso di sadici trionfi che veramente lo scrittore di senno ha paura oggi. Ci siamo ridotti ad una pandemia globale e ancora chi dovrebbe prendere seriamente la sua parte si porta invece allo stadio finale della brutalità. Il libro di Nicola è una occasione per riflettere ognuno sul ruolo e sulla parte che ha l’obbligo intellettuale di vivere, fuori da questa universalità di presa del pensiero si vive del solo diritto di uccidere che quanto mai oggi si è concretizzato come una profezia sadica.
Sabatina Napolitano