Tra Sergio Leone e Leon Tolstoj ho deciso di parlare in questo articolo, di una letteratura che ruggisce, o per meglio dire di un libro Einaudi, curato da un accademico che insegna a Siena, Tommaso Braccini. “Il povero leone. Ptocholeon. Testo greco bizantino a fronte” (Einaudi, 2020, pp.80, € 22,00) è un libro che tenta di sollevarci dal grande peso del ruggito storico della letteratura e lo fa con sottile ironia e una leggerezza memorabile. Questa detective story è la rielaborazione di un anonimo monaco del XIV secolo di un’antica tradizione indiana di origine buddhista, così c’è scritto nel sito Einaudi, aggiungo che non solo ho trovato questa lettura una interessante connessione ma che è destinata, in un certo qual modo, a diventare un orizzonte perfetto e fondamentale per evitare tutti quei palcoscenici che invece, per nulla sembrano restituirci quelle influenze culturali che è meglio si affermino e siano condivise, in particolare quando una produzione luminosissima riesce ad etichettare il tempo dei miti e delle leggende, come un evento non ordinario, ma come una circostanza nel romanzo, in un contesto di talento ed esperienze eccezionali. Le mie reminiscenze classiche non mi fanno particolarmente apprezzare il testo greco, di cui naturalmente ho nostalgia e certi vuoti di memoria sono sul serio imbarazzanti. Siamo nel IX secolo a Bisanzio è conosciuto Leone il Matematico, filosofo e matematico appunto, che sembra di essere capace a proteggere la città di Costantinopoli dalle minacce degli invasori orientali. Leone è il protagonista di questo racconto e appare, obliquamente, o per lo meno sembra apparire, dopo che al lettore vengono sciorinate tutte le mitologie del caso, e dopo i vari incontri dei miti nel tempo, alla fine viene sempre più ad assumere la forma di Leone il Matematico, come Ptocholeon. Il povero leone viene quindi comprato come schiavo da un ministro dell’imperatore ma si guadagna da vivere niente di meno che presso l’imperatore, dal momento che il sovrano proprio, è riuscito ad apprezzare il suo talento nella “valutazione”. A questo punto in ambienti accademici ci pare non artificioso un paragone con la valutazione in termini di cose che hanno la necessità di essere selezionate, come un prodotto letterario, artistico o persino un esame. Nessuna allusione a metafore simili, anzi se proprio vogliamo essere onesti, l’unica metafora che colgo senza disturbare il pensiero lucido, è l’affascinante trama orientale che rapita e colta dall’occidente, danza così come sull’orlo dell’abisso. Ed è nel senso delle notti d’oriente e dei racconti buddhisti, indiani, persiani, arabi, meravigliosi come quelli delle Mille e una notte, che a parere mio è sostenibile e confortante una lettura di una fiaba tradotta divinamente dal greco da Braccini. A questo punto ci verrebbe da chiedere dunque è il povero Leone un Buddha? L’arte della valutazione, che possiamo definire, come un intuito particolare e talvolta medico, era una delle prime manifestazioni popolari di certe capacità oracolanti e sibilline che facevano comodo a tutti e tutti riuscivano a convincere. Quindi Ptocholeon non era che l’adesione psicologica a un bisogno, come quello di soppesare, di credere nella buona fede ma soprattutto di pensare che a corte una persona d’intuito è vista come porto sicuro. Nelle versioni arabe Leone servirebbe probabilmente alla conoscenza della quintessenza delle cose, meglio ripetere «conosce l’essenza delle pietre preziose, dei cavalli e degli uomini», bé vi sembra poco una tale arte divinatoria? Non è importante se alla fine il re è figlio di un fornaio, anzi la verità merita la ricompensa del pane e non la punizione dei meschini. Altro punto da tenere presente: di solito chi dice la verità ha la peggio, qui la circostanza è rovesciata; chi dice la verità viene premiato col pane. Anche le verità più crude e dolorose come quelle delle genealogie che toccano la famiglia e il sangue sono innalzate al di sopra del senso dell’offesa, in tal senso è testimoniato anche un senso dell’onore nobile dai commuoventi risvolti psicologici. Una leggenda costellata da possibili Leoni, che però forse sono il riflesso di uno solo, passando per il Novellino, l’Eracles, la leggenda di Amleto in Sassone Grammatico. La ragione del suo successo non è forse nel fascino che il suo istinto divinatorio ha ancora dopo secoli su tutti noi?
Sabatina Napolitano