Sotto la spinta del capitalismo mi sembra difficile che non si sfrutti anche il genere di un essere umano. Ad ogni modo, in certi valori, che pur ancora esistono, la donna riesce a conservare una psiche lontana dal pensiero economico che talvolta sovrasta gli inconsci collettivi e le psicologie. La donna quindi, sopravvive alle crisi, e finisce per essere nell’arte, nella cultura, un sollievo ai mali di una società ormai troppo veloce. In prima analisi la donna è scrittrice, prendete il mio caso che poi diventa un caso realmente accaduto. Quante come me incarnano la violenza subita di una società capitalistica, la resistenza a un racconto miserabile dove il vero genio creativo viene inevitabilmente schiacciato dalla logica delle vendite. La donna scrittrice fa nascere dei figli, penetra la società che di fatto è incestuosa, castigata, falsa, meschina e in tal caso illegittima, illecita, vittima di un degrado moderno. Se ancora la donna incarna una coscienza, nel cinema ad esempio, la donna, appare come una forza primitiva, molto spesso, come capace di sacrifici autentici, abnegazioni totali. Ecco che la donna necessariamente è madre e la maternità obbliga per natura a delle responsabilità morali e civili, niente azzardi ma solo prove. Contro l’imbarbarimento dei tempi la donna è poeta, ha una identità d’autore non fragile, incerta, ma agguerrita e brillante. Questo perché la donna ha sintetizzato ogni trauma della storia, ha rielaborato ogni invenzione, lasciando affacciare l’uomo al suo panorama di abbondanze e generose reazioni. L’arte è la testimonianza continua del ruolo della donna, come capace continuamente di reinvenzione della famiglia e della creatività, e in tal senso come immagine della divinità. Come può essere una donna divina? Semplicemente comprendendo il senso oscuro della storia, dal lato umano. Da donna è necessario spingere l’uomo ad evadere dai cortocircuiti della politica, per prediligere il campo della creatività dentro e fuori dal letto. Nell’immaginario quindi è proprio fuori dall’ombelico percepire e sconvolgere l’uomo dietro i suoi retroscena. Farlo in modo appassionato, acquista tutto il potere delle cose della storia. Esistere in coppia fuori dalle ossessioni degli altri, delle lotte meschine per emergere, esserci a tutti i costi, per regalare un po’ di morte agli altri. Ecco che la donna non solo parla francese su una terrazza sul mare, non solo visita musei mentre ha il ciclo, fa sport quando ha il ciclo, riesce a fare qualsiasi cosa con le cose e senza le cose. Non è una presenza da piagnisteo, che si accontenta di regalare all’industria culturale una lamentazione data in pasto alla stessa logica che lamenta. La donna è di più, la donna è interessata a una cittadinanza democratica, censura le lamentazioni, le morti, gli esuberi per una professionalità vera.
Sabatina Napolitano