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Avevo continuato a parlare degli dei a questo post, con una recensione al libro di Calasso  e riprendo poi il discorso citando il saggio di Roberta Franchi, Dalla grande Madre alla Madre, la maternità nel mondo classico e cristiano: miti e modelli, Edizioni dell’Orso, 2018 non dimenticando che ho tracciato qui il profilo di alcune figure mitologiche e che mi ispirano nel mio cammino letterario.

 
Un piccolo cappelletto per dire che la donna nella storia non ha mai rappresentato una protesta fatta di piagnistei, anzi la figura della donna finisce con l’essere l’interiorizzazione dell’anima in una cultura, in una tradizione e storia. Ecco perché per ogni religione, la donna non è solo corpo, bensì fertilità, volontà, cura. Come si può quindi tentare di superare la condizione degli dei? La cultura è piena delle allegorie di questo processo. La donna nelle rappresentazioni sacre non è il soddisfacimento di bisogni o istinti, non c’è nella nostra cultura una incentivazione pornografica come potrebbe accadere e accade in altre culture questo perché la nostra cultura, profondamente intessuta della storia del cattolicesimo, è una cultura profondamente umanistica. 

Il carattere religioso delle Teogonie e Cosmogonie rappresenta i codici di identità di una cultura: gli dei dell’epica omerica sono antropomorfi; Zeus, Era, Atena hanno figure umane, siamo ben lontani dal teriomorfismo, la divinità è comprensiva e potentissima. Nella fase antropomorfica Zeus regola il comportamento degli uomini nella società ma egli stesso è l’esecutore di un ordine maggiore, universale. I mali degli uomini non vengono dagli dei bensì da loro stessi “da noi essi affermano che vengono i mali, ma invece essi stessi/ per le loro sfrenatezze contro il dovere hanno sventure” (Odissea, I, 33-34). Le divinità femminili come Atena, o Calipso, figlia del titano Atlante, offrono un importante aspetto della condizione sentimentale della donna in un mondo dominato comunque da una cultura maschile. Alle scene topiche ed epiche delle divinità femminili si affiancano quelle delle donne comuni, che ad ogni modo non sono elevate al rango di muse o divinità dall’aedo ma conservano una familiarità di comportamento e psicologia delle divinità.

Le divinità hanno il compito di consegnare ai comuni mortali, il segreto. Il modo in cui pensano gli dei dell’Olimpo è lo specchio della natura delle donne comuni, l’Olimpo è di fatto la celebrazione della psicologia di una comunità, le pulsioni sono svelate così come le irrazionalità sono l’adattamento ad una conquista della realtà per ridurre il caos. Le Muse e le divinità dell’Olimpo conquistano, seducono, accolgono, partoriscono. L’Olimpo è una famiglia amministrata da illusioni raffinate e dal carattere mai rassegnato. Questo perchè l’Olimpo è anche e soprattutto l’esaltazione della singolarità, dove gli dei stessi sono rappresentazioni assolute e profondissime dei sentimenti e delle energie umane. L’Olimpo è un regno di suggestione, collera, arte, un mondo aristocratico e iperbolicamente lontano dalle vite degli uomini comuni, tuttavia l’uomo può incontrare le divinità e collaborare con le divinità così come può evocare i morti. La letteratura investe profondamente le vite degli uomini in una analessi, così come la nostra cultura è influenzata dalla Bibbia.

La coesistenza tra uomini e dei è data da una forma di preghiera che è rafforzata dalla natura sentimentale degli uomini e degli dei e dall’accettazione che sia gli uomini che gli dei hanno le stesse emozioni, provano gli stessi impulsi, godono degli stessi desideri e voglie di trasgressione o di appartenenza.

Riflessioni diverse chiede il mondo attuale e occidentalizzato dove il concetto di libidine, di volgarità e bellezza, di lusso e povertà sono dettati da piani irreali e del tutto inesistenti come il virtuale e i social. Così, ahimè, i nuovi dei potrebbero diventare oltre tutto il resto, le icone pop. Ecco che le responsabilità più forti vengono da quell’Olimpo di influencer e icone che hanno un forte ascendente sulle masse, e inevitabilmente finiscono per influenzare i più giovani, che senza un filtro culturale e di linguaggio possono lasciarsi vincere dai messaggi subliminali continui, da quel mondo immediato e irresponsabile proposto talvolta su fb, instagram e altre dimensioni dal contenuto digitale e pubblicitario. 
Si spera di trovare quindi nel nostro Olimpo, un Olimpo capace di rispondere a interrogativi esistenziali, di proteggere i più deboli e gli emarginati e di resistere alla violenza di un tempo volgare e povero di valori democratici per una rappresentanza delle masse più articolata, meno immediata e meno semplicistica. I social che servono alla comunicazione e al raccontarsi non sono la componente di un mercato violento, antidemocratico, aggressivo e di fatto, malvagio.

La donna quindi nel nuovo Olimpo che anima conserva? La donna nella nostra cultura è capace di assorbire considerazioni complesse e di farne gli altri partecipi in modo più forte, non impianta un sistema fondato sulla pubblicità e i soldi, ma piuttosto sulle interconnessioni tra le arti, sul rispetto delle parti, obbedisce a ciò che scaturisce dalla vita intesa come vita vera dell’anima, come formazione del nostro essere umani e della nostra umanità.
La donna risponde spontaneamente a quella domanda del non-imbruttimento di una società che altrimenti, è mossa verso un nuovo tracollo, che non è una crisi dei costumi, piuttosto è una crisi della procedura delle istituzioni democratiche, delle sedi di istruzione e cultura, mosse alla salvaguardia dei beni comuni dell’umanità e dell’umanità tutta. La donna ha in questo nuovo Olimpo una formula spontanea per mettere tutti nella condizione di sopravvivere bene, con una cultura ragionevole ed edificata su basi culturali.


Dare un mondo in pasto alla pretesa della pubblicità, allo sfruttamento dell’immagine e del corpo, ci allontana da quello che è il vero senso del costume e delle arti di una società in sviluppo e in progresso perché senza filosofia la moda, la cultura e le arti non riescono a interpretare e non riescono a trasporre, a fare storia, a regalare dignità e altezza ma si asserviscono alle logiche misere della pubblicità e del numero, vero male del tempo.

Sabatina Napolitano

News Reporter
Sabatina Napolitano è nata a La Maddalena (SS) il 14 maggio del 1989. Vive ad Asciano, nelle Crete Senesi. Ha pubblicato otto libri di poesia. Suoi testi sono usciti su Nazione Indiana, La poesia e lo spirito, Neobar, Bibbia d’asfalto, Poesia del nostro tempo, Gradiva, etc. Alcuni racconti su Quaerere, l’Incendario, Sguardindiretti. Origami è il suo primo romanzo edito Campanotto, 2021. Recensisce, collabora e intervista autori di poesia, narrativa e saggistica ed è una studiosa dell’opera di Nabokov. Edita, corregge, insegna, intervista, recensisce, scrive. Appassionata d'arte scrive articoli, comunicati e saggi d'arte antica e contemporanea.
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