“I QUARANTANOVE RACCONTI” di Ernest Hemingway

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“Andando dove devi andare, e facendo quello che devi fare, e vedendo quello che devi vedere, smussi e ottundi lo strumento con cui scrivi. Ma io preferisco averlo storto e spuntato, e sapere che ho dovuto affilarlo di nuovo sulla mola e ridargli la forma a martellate e renderlo tagliente con la pietra, e sapere che avevo qualcosa da scrivere, piuttosto che averlo lucido e splendente e non avere niente da dire, o lustro e ben oliato nel ripostiglio, ma in disuso.” Con queste parole della prefazione, nel 1938 Ernest Hemingway presenta la sua opera “I quarantanove racconti”.
Leggere i lavori del grande scrittore e giornalista americano vuol dire, a mio parere, ricevere sempre una lezione sul significato più autentico del termine narrazione.
“Vecchio al ponte”, breve racconto ambientato durante la guerra civile spagnola, è uno dei testi più rappresentativi della scrittura “tagliente” dell’autore: “Un vecchio con gli occhiali cerchiati d’acciaio e i vestiti coperti di polvere sedeva sul ciglio della strada. Sul fiume c’era un ponte di barche, e carri, camion, uomini, donne e bambini lo stavano attraversando.[…] Ora non c’erano più tanti carri e tanta gente a piedi, ma il vecchio era sempre là.
– Da dove vieni? – gli chiesi.
– Da San Carlos, – disse, e sorrise.
Era il suo paese natale e gli faceva piacere nominarlo.
– Badavo alle bestie, – spiegò.
[…]
– Che bestie erano?
– Diverse bestie, – disse, e scosse la testa. – Ho dovuto abbandonarle.
[…]
Mi rivolse un’occhiata molto stanca e molto assente, poi disse, sentendo il bisogno di dividere la sua pena con qualcuno. – Il gatto se la caverà, ne sono certo. Non c’è motivo di preoccuparsi per il gatto. Ma gli altri? Come pensa che se la caveranno , gli altri?
[…]
Non c’era niente da fare , con quel vecchio. Era la domenica di Pasqua e i fascisti avanzavano sull’Ebro. Era una giornata grigia e coperta, col cielo pieno di nuvole basse. Per questo i loro aerei erano rimasti a terra. Questo, e il fatto che i gatti sanno badare a se stessi, era tutta la fortuna che il vecchio avrebbe avuto.”

Veramente la scrittura può dare vita a un mondo più vero di quello reale. E i testi di Hemingway lo dimostrano. In un’intervista che egli rilasciò sull’arte di scrivere e narrare disse: “Con quel che ci è accaduto, quel che succede, quel che conosciamo e quel che non possiamo conoscere, inventiamo un qualcosa che non è una semplice rappresentazione ma una creazione totalmente nuova e più reale di qualsiasi cosa reale ed esistente, e se la rendiamo viva e il risultato è buono, diventa immortale.”
E direi che la scrittura di Hemingway un risultato più che buono l’ha raggiunto. Le emozioni che i suoi racconti e romanzi suscitano sono quelle che, da sempre, rendono immortale un’opera d’arte.

News Reporter
Docente di Lettere a Forlì, ha pubblicato articoli e racconti su riviste online. Alcuni suoi testi, in prosa e in versi, sono stati segnalati in concorso letterari nazionali e pubblicati in antologie cartacee. Nel 2022 ha pubblicato il romanzo “La tentazione della scrittura. Memorie dall’Appennino”, Calamaro Edizioni, Finalista al Premio Nabokov 2023 e Menzione Speciale del Premio Letterario Nazionale Ipazia 2024. Da febbraio 2024 collabora con Il Giornale Letterario del Premio Nabokov. A settembre 2024 ha pubblicato la silloge poetica “Sulle soglie del nulla”, Tempo al Libro.
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