
Emilio Rega, nato a Villa San Giovanni (RC) nel 1955 si è laureato in Filosofia a Genova nel 1981 con una tesi su Robert Musil, ricevendo riconoscimenti da germanisti di fama internazionale come Claudio Magris e Ferruccio Masini e da Istituti di ricerca all’estero. Ha pubblicato un saggio su Musil in “Studi Tedeschi” e curato l’edizione italiana de “La ragione nell’età della scienza” di Hans-Georg Gadamer con prefazione di Gianni Vattimo (Il Melangolo, 1986). Dal 1993 ha pubblicato alcuni volumi di aforismi apprezzati da critici, quotidiani, riviste letterarie e figure di spicco della cultura italiana. I suoi aforismi compaiono su siti specializzati e sono stati tradotti in varie lingue. Ha partecipato a numerose antologie poetiche ed ha pubblicato due sillogi.Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per il valore della sua produzione poetica e aforistica. Ha pubblicato anche un libro per bambini “La gabbia dei leoni” (Giovanelli Edizioni, 2016). Vive a Bogliasco (GE).

L’ultima fatica di Emilio Rega, “Perle non in vendita. Un’autobiografia raccontata in cento aforismi” (GPM Edizioni, 2025), si presenta come un diario intimo e al contempo universale, un autentico spaccato di esistenza condensato in frasi brevi, secche, talvolta pungenti, sempre dense di spunti di riflessione. Il volume si apre con una citazione di Anton Čechov che fa da monito al lettore: «Fra “Dio c’è” e “Dio non c’è” si estende un campo vastissimo, che un autentico saggio attraversa con grande fatica». Già in queste poche righe Rega definisce il registro del suo progetto: non si tratta di un’autobiografia lineare, bensì di un percorso scandito da “perle” in forma di aforismi, ciascuno capace di condensare un universo di esperienze, idee e contraddizioni. Il libro si articola in cento aforismi numerati, senza alcun apparente ordine cronologico o tematico prefissato. Si tratta di un’antologia personale in cui l’autore non concede spiegazioni lunghe: ogni aforisma è una pennellata rapida e decisa, un immediato “ciò che penso”. Pensiamo, ad esempio, a: «Il talento ha molti amici, il genio è solo». In queste espressioni affiora una capacità di sintesi che rispecchia una tradizione occidentale di pensiero aforistico: si va da La Rochefoucauld (i Maximes, 1665) fino a Friedrich Nietzsche (Aurora, 1881; Al di là del bene e del male, 1886), passando per Voltaire e Montaigne. Rega non si limita a rivisitare i modelli classici: egli ne eredita lo “spirito” e ne aggiorna la carica polemica e riflessiva, per ricordarci che un pensiero compiuto non ha bisogno di giri di parole. Qualcosa di analogo avviene anche in autori novecenteschi come Giorgio Bàrberi Squarotti e Remo Bodei, citati nella bibliografia emotiva dell’autore. Molti aforismi sembrano echeggiare spunti di filosofi moderni e classici. Ad esempio, quando scrive: «La realtà è il limite che occorre oltrepassare per raggiungere la verità» riecheggia la lezione di Platone (il mondo sensibile come ombra del mondo delle Idee) e dei mistici cristiani. Analoga reminiscenza si ritrova in: «Il tragico è l’essenza della vita» che rimanda all’estetica tragica di Nietzsche (la visione della vita come “volontà di potenza” soggetta al dionisiaco e all’apollineo). Pur mantenendo il registro della brevitas, Rega non rinuncia a un intento educativo.O ogni aforisma diventa occasione di sussidio critico, spunto per un dialogo interiore. L’effetto combinato di cento perle consecutive costituisce un vero e proprio laboratorio di riflessione sulla condizione umana. Sono rilevabili almeno tre direttrici di utilità per il lettore:
Auto-riflessione
– In molti passi l’autore spinge a guardarsi allo specchio: «Ci sono domande a cui solo noi stessi possiamo dare le risposte»
Questo invito è quasi platonico: solo interrogandosi senza filtri l’individuo può cercare il “vero sé”.
Confronto con la Storia delle idee
– Chi conosce la genealogia degli aforismi coglierà ombre di Gustave Flaubert (“l’ottimismo è come l’acne: deve passare da tutti prima o poi”) o di Arthur Schopenhauer (il dualismo tra vita e sogno ). Così Rega rende esplicita la tensione a far dialogare il contemporaneo con i maestri del pensiero.
Miglioramento e crescita
– L’insieme delle perle è strutturato come una “scuola brevissima di saggezza”: si va dall’esortazione esistenziale (“Il mondo dovrebbe essere un laboratorio sperimentale permanente di costruzione della felicità”) alla critica sociale (“L’incredibile cinismo dei profittatori di guerra”), fino all’invito all’empatia: «Come fai a essere felice se non lo sono anche gli altri?»
Da qui nasce una sorta di moralità laica, in cui il “miglioramento individuale” si intreccia con la responsabilità collettiva.
Confronti letterari e filosofici
Nel delineare la propria autobiografia, Rega si richiama a un modello che ha radici nell’essai francese di Montaigne, dove il ritratto di sé diventa occasione di indagine su temi universali. D’altra parte, l’uso dell’aforisma invoca la tradizione di La Rochefoucauld e di La Bruyère, così come quella più moderna di Nietzsche e di Walter Benjamin, che nella Passagen-Werk rifletteva sul frammento come forma estrema del pensiero critico. La citazione iniziale di Čechov — che suggerisce la fatica di attraversare il “campo vastissimo” tra fede e ateismo — proietta il lettore in un orizzonte esistenziale tragico, molto vicino a Dostoevskij (soprattutto nel tema della fede e del dubbio) e a Kierkegaard, benché l’autore non menzioni direttamente questi ultimi. In questo si avverte un chiaro debito con la filosofia esistenzialista novecentesca: l’idea che il dolore, la coscienza e la libertà siano inseparabili. Allo stesso tempo, la presenza costante di immagini e rimandi agli animali (il cane, il gatto, la natura umana contrapposta alla bestialità), richiama una sensibilità che va da Montaigne al più recente Milan Kundera, passando per Rainer Maria Rilke, la cui capacità di cogliere «l’anima degli animali» incide profondamente sull’estetica del testo. “Perle non in vendita” non è un’opera destinata a un pubblico generalista in cerca di un’autobiografia tradizionale. Come l’autore stesso avverte in uno degli ultimi aforismi: «Questo libro non è per tutti». Tuttavia, chi deciderà di avventurarsi attraverso le cento “perle” riceverà in dono un corredo di spunti di riflessione e di provocazioni volte a rimettere in discussione ogni certezza. La finalità educativa emerge come volontà di trasformare ogni aforisma in un “momento di scuola” breve, ma incisivo, per una crescita intellettuale e morale.
Luigi De Cristofaro