
Le contraddizioni e le nevrosi sono al centro di Crisi di nervi, tre atti unici di Anton Checov, in scena al Teatro Quirino di Roma per la regia di Peter Stein.
Tre quadri che si rifanno alla tradizione del vaudeville francese, di moda negli anni in cui Checov scrisse questi “scherzi scenici”, come lui stesso amava definirli. Siamo tra il 1884 e il 1891. Piccoli drammi di portata universale.
Nell’Orso Maddalena Crippa è vestita a lutto. L’intera sala è rivestita di nero, poco mobilio scuro, tante sedie ad attendere ospiti che non arriveranno mai. La donna si dispera accanto alla foto del marito morto sette mesi prima. Lei ha rinunciato a vivere, non vuole abbandonare il lutto, preferisce seppellirsi in casa per seguire il consorte nel suo destino. Un marito fedifrago al quale lei giura fedeltà eterna. Fino a quando irrompe sulla scena uno scorbutico ex ufficiale (Alessandro Sampaoli) a reclamare un debito di denaro. Scatta lo scontro tra i due in un dialogo scomposto e nevrotico fino ad arrivare al paradosso, quando i due si innamorano nonostante si siano sfidati a un improbabile duello tra uomo e donna, fuori dai canoni dell’onore cavalleresco.
La nevrosi serpeggia anche nella vita del professore (Gianluigi Fogacci) nell’atto I danni del tabacco. Il professore è chiamato a tenere una lezione sui danni della nicotina, ma quel palcoscenico offertogli, rappresenta l’occasione per sfogarsi dei continui soprusi e derisioni della moglie dispotica, per lasciarsi andare alla rabbia soffocante, per denunciare al mondo quale vita meschina gli è toccata in sorte.
Il terzo quadro La domanda di matrimonio è quello in cui si ride di più. Qui il confronto è tra due giovani che sanno comunicare solo attraverso l’isteria delle loro idee e la miseria di corpi affetti da tic e convulsioni. Assistiamo al battibecco continuo tra il timido e nevrotico Ivan (Alessandro Averone) e la figlia del vicino (Emilia Scatigno). Il ragazzo è affetto da scompensi cardiaci e da una gamba che si irrigidisce dalla rabbia e un piede che smette di ubbidirgli. La ragazza fiera e ostinata mantiene il punto su questioni di vicinato che sembrano essere la sua unica ragione di vita, salvo poi lasciarsi andare a contorsioni e pianti isterici, quando il padre Stepan (Sergio Basile), a far da mediatore tra i due, svela alla figlia che Ivan era venuto per chiederla in sposa, non per discutere di futili questioni sulla proprietà di un prato o su quale dei rispettivi cani sia il più bello.
Sono storie al limite dell’irrazionale, dove i sentimenti si capovolgono in un batter di ciglia. Ci si scanna fino all’estrema idea di eliminare l’altro per poi amarsi anche attraverso la rabbia e la nevrosi. E ancora, il ribaltamento degli stereotipi del maschile e femminile, perché come tutti i luoghi comuni non reggono il confronto con la realtà. Lo specchio delle ipocrisie borghesi, quando le apparenze mostrano il vero volto, sempre identiche a sé stesse, nell’eterno moto circolare dell’esistenza umana.“Dopo l’insuccesso delle sue prime due opere, il giovane Cechov giurò di non scrivere mai più per il teatro drammatico e decise di dedicarsi esclusivamente ai vaudeville. Questa circostanza ci ha regalato una serie di atti unici, pieni di sarcasmo, di comicità paradossale, di stravagante assurdità e di folle crudeltà, e che a loro volta sono diventati il terreno fertile per l’esperienza e la preparazione delle grandi opere della maturità dell’autore.” Peter Stein
CRISI DI NERVI
tre atti unici di Anton Čechov
adattamento Peter Stein e Carlo Bellamio
assistente alla regia Carlo Bellamio
scene Ferdinand Woegerbauer
costumi Anna Maria Heinreich
luci Andrea Violato
foto: Tommaso Le Pera
regia PETER STEIN
Visto per voi al Teatro Quirino di Roma il 6 maggio 2025