Raramente recensisco film ma questa roba è più di un film, è un’esperienza di, mh, inabissamento. Il viaggio nell’inconscio di Clint sembra avere inizio da un abbraccio metaforico alla sua dimensione prenatale-incosciente (quindi dall’abbraccio al ventre di una donna incinta). Il mio…
Autore: Davide Orlandi
Le guerre preziose
Settembre 1, 2024 by Davide Orlandi“Forse io, Klaus e Louisa vinceremo insieme l’ultima battaglia delle nostre guerre preziose, sfonderemo il silenzio a colpi di lancia, brandiremo in tre uno scudo comune. Poi livelleremo le macerie, in famiglia. La nostra sorellina ci sorriderà da dietro la finestra, sola…
SPECIE
Agosto 19, 2024 by Davide Orlandi“Quando un uomo con un ragionamento incontra un uomo con uno slogan l’uomo con il ragionamento è un uomo morto”. Questa divertente analogia con la celebre frase del film di Sergio Leone, “Per un pugno di dollari”, introduce bene il problema di comunicare le questioni tecnologiche di ampio impatto sociale. Ce la ricorda Piero Genovesi nel suo splendido libro sul problema delle specie aliene invasive. Una specie è aliena in un areale quando viene portata lì da noi. È invasiva quando mette in discussione la sopravvivenza delle specie autoctone. Il fenomeno è da sempre presente. Il gatto selvatico è stato addomesticato da noi almeno 5000 anni fa. Ha quell’aspetto così strappa coccole, ma è un feroce predatore, uccide miliardi di piccoli mammiferi, rettili e uccelli ogni anno. Il granchio blu, trasportato dalle navi in tutti i mari sta mietendo vittime e lo scoiattolo grigio sta mettendo in discussione in tutta Europa la sopravvivenza di quello rosso meno aggressivo. I casi sono tanti e causano danni per miliardi di dollari ogni anno. Non è che le specie aliene siano un male in sé. Solo 1 su 1000 è veramente dannosa. Ma quando si sviluppa può essere terribile, causando una significativa diminuzione della biodiversità. Oggi addirittura si può prevedere con un buon margine di certezza quali specie aliene possono provocare danni. Tuttavia, quando la specie aliena invasiva si è diffusa, che si fa? Occorre eradicarla. E qui intervengono le pance delle persone con slogan del tipo, “noi siamo a favore di tutti gli scoiattoli, grigi e rossi!” Chiaro che un complesso ragionamento che spiega perché gli scoiattoli grigi sono un problema fa molta meno presa. Nonostante tutti i permessi accordati dalle autorità e tutte le misure prese, l’Autore del libro è stato condannato per bracconaggio mentre eseguiva una eradicazione dello scoiattolo grigio dal Piemonte! Egli ci spiega che per ottenere il consenso e la collaborazione della popolazione occorre informazione e pazienza, ma soprattutto MOSTRARE GLI ASPETTI POSITIVI DELL’ASSENZA DI QUELLA SPECIE. Questo ci ha insegnato Walter Quattrociocchi e questo Piero Genovesi applica inconsapevolmente. Genovesi è poi stato assolto ed è addirittura riuscito a fare approvare una legge europea sul problema delle specie aliene invasive. Scienza e politica devono collaborare. Il termine “autoctono” non è portatore di un valore mentre quello di “specie aliena” di un disvalore, tuttavia dobbiamo ammettere che esiste una sorta di “saggezza della filogenesi” che dobbiamo stare molto attenti a infrangere. Studiare questo tema richiede competenze sterminate di biologia, storia e diritto.
Un libro bellissimo!
LA TERAPIA
Agosto 11, 2024 by Davide OrlandiUna lettura piacevolmente disturbante che mi ha riconciliato con il thriller (uno dei generi che più amo ma che – negli ultimi tempi – mi sono accorto di apprezzare in modo più tiepido).
Sebastian Fitzek è, al pari di Wulf Dorn e Charlotte Link, l’autore tedesco di thriller più acclamato e meritatamente famoso, specializzato (come Dorn) nel filone psicologico.
“La terapia” narra la vicenda di uno psichiatra disposto a tutto pur di fare luce sulla scomparsa della figlioletta e di una paziente assai pericolosa che sembra avere la chiave del mistero (nessuno spoiler: questa è la situazione che si presenta al lettore fin nelle primissime pagine).
Devo ammettere che ho amato molto di più “La terapia” (sua opera d’esordio) del romanzo “Il bambino” (l’unico altro libro di Fitzek da me letto).
La storia è coinvolgente e, a tratti, davvero spaventosa. La trama mi ha incatenato alle pagine fin dal prologo e ha reclamato la mia attenzione sino all’ultimo capitolo. Buona la gestione dei colpi di scena e la capacità di riannodare tutti i fili della narrazione senza lasciare insoluto alcun enigma.
LE CONFUTAZIONI SOFISTICHE
Agosto 6, 2024 by Davide OrlandiLeggendo le Confutazioni sofistiche di Aristotele nella bella traduzione di Fait, ci si accorge che lo Stagirita non aveva pienamente elaborato il moderno concetto di fallacia, inteso come argomento che sembra valido ma non lo è o premessa che sembra vera ma non lo è. Saranno i commentatori e i medioevali a distinguere in un sofisma una causa dell’apparenza e una causa del difetto. La prima è la ragione per cui un ragionamento inganna, la seconda in che cosa è sbagliato in quel ragionamento. Se, ad esempio, dico “Socrate è antipatico, quindi tutti gli ateniesi sono antipatici”, un conto è l’errore, cioè la generalizzazione indebita, un conto è la causa psicologica dell’errore, cioè che considero Socrate come rappresentativo di tutti gli ateniesi. La domanda è allora, come mai Aristotele non se ne è accorto? La risposta potrebbe essere. Le Confutazioni sofistiche spiegano come difendersi in un dialogo. Il rispondente R sostiene una tesi A e l’interrogante I deve dimostrare non A. Aristotele ci vuole spiegare quali siano i trucchi che I può usare per arrivare a non A. Dunque non gli interessa tanto la relazione psicologica fra noi che ascoltiamo e potremmo essere ingannati da I, quanto come I può barare con R per ottenere il risultato. Come è stato dimostrato dalla storica della logica Catarina Duthil Novaes, la logica nasce dal dialogo e non da una relazione solitaria fra gli enunciati e il logico. Solo se intendiamo la logica in questo secondo senso, più moderno, allora la nostra nozione di fallacia diventa importante.
HEIDI
Luglio 27, 2024 by Davide OrlandiMuzzopappa è uno degli scrittori umoristici più dotati del panorama letterario italiano, ma in questo romanzo mi ha convinto meno che in altre occasioni.
“Heidi” è una dissacrante parodia del mondo della televisione, dominato da format improbabili, trasmissioni fotocopia, trash e cattivo gusto.
La storia è senz’altro briosa e divertente (con inaspettate punte di dolcezza quando l’autore affronta il tema della demenza senile, di cui soffre il padre della protagonista), ma la trama è meno scoppiettante – per non dire piatta! – e le battute esilaranti sono disseminate con minor frequenza rispetto ad altre prove narrative (su tutte “Una posizione scomoda” e “Affari di famiglia”).
ISMAIL KADARE
Luglio 22, 2024 by Davide OrlandiIsmail Kadare è stato uno dei più grandi scrittori, poeti e saggisti albanesi. Ha iniziato scrivendo poesie, ma è stato il romanzo “Il generale dell’armata morta” che ne fece la figura letteraria dominante e lo fece conoscere a livello internazionale. La situazione politica, in cui Kadare visse e pubblicò le sue opere, non è paragonabile a quella di altri paesi comunisti europei, dove un qualche dissenso pubblico era tollerato. La situazione dell’Albania di allora era paragonabile a quella della Corea del Nord. Nonostante tutto, Kadare ha usato ogni occasione per attaccare il regime attraverso le sue opere. Più romanzi di Kadare come “Concerto alla fine dell’inverno”, “Il Mostro” e “Il palazzo dei Sogni” sono stati banditi dallo Stato. Kadare nacque ad Argirokastro (Gjirokaster), città che consiglio assolutamente di visitare per quanto è particolare. Ha trascorso la sua vita tra Tirana e Parigi. Kadare è considerato uno dei più grandi scrittori e intellettuali europei del XX secolo e, inoltre, come voce universale contro il totalitarismo. “La letteratura autentica e le dittature sono incompatibili…lo scrittore è nemico naturale delle dittature.“ Il suo libro più famoso che fu poi bandito in Albania è “L’inverno della grande solitudine” in cui narra il rompersi dei rapporti tra Russia e Albania. Un pezzo di storia, una voce e una penna importante dell’Albania venuta a mancare il primo di Luglio. Non ci sono parole che reggano la sua grandezza. Più volte candidato al premio Nobel, era membro d’onore all’accademia francese.
ANSA: Più volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura, membro dell’Accademia di Francia, il grande scrittore albanese Ismail Kadare, morto l’1 luglio a 88 anni nella sua abitazione a Tirana, ha dato voce all’anima antica della sua terra e ha saputo raccontare la dittatura e i momenti bui del suo Paese vissuti sulla sua pelle e tutte le distorsioni tra arte e potere.
Dei rapporti tra dittatori e intellettuali e di come si creino miti e leggende parla quando un dittatore chiama, il suo ultimo libro che uscirà in Italia a ottobre 2024, nella traduzione di Cettina Caliò, in cui combinando momenti onirici e indagini su fonti attendibili racconta i tre minuti di una telefonata nel giugno del 1934 tra Stalin e Pasternak per discutere dell’arresto del poeta sovietico Osip Mandelstam e quello che questo momento misterioso e poco conosciuto della storia moderna ha causato. Kadare, che era nato il 28 gennaio 1936 ad Argirocastro, la stessa città natale, vicina al confine con la Grecia, del dittatore comunista Enver Hoxha, nel 1990 aveva chiesto asilo politico in Francia. Una sofferta decisione che ha raccontato in da un dicembre all’altro. Durante il regime comunista è stato membro dell’Assemblea del Popolo dal 1970 al 1982 e vicepresidente del Fronte Democratico dell’Albania. Molti i suoi libri censurati in patria tra cui L’inverno della grande solitudine in cui fa un ritratto di Enver Hoxha e di cui nel 2012 aveva chiesto la restituzione del manoscritto alla vedova dell’ex dittatore, Nexhmije Hoxha. Il libro pubblicato nel 1972 con il titolo rivisto Il grande inverno è una metafora sull’Albania che dopo la rottura negli anni ’60 con l’allora Unione Sovietica, si stava isolando dal resto del mondo. Tra i volumi banditi anche Concerto alla fine dell’inverno, Il mostro e Il Palazzo dei sogni. “Per le mie posizioni da molti sono considerato un nemico del comunismo, da altri un nemico dell’Occidente”, aveva detto nel 2008 ritirando il Premio Nonino. Poeta prima che narratore e sceneggiatore, Kadare aveva esordito nel 1963 con il romanzo Il generale dell’armata morta, uscito in Italia quasi vent’anni dopo, nel 1982 per Longanesi, e diventato un film con Marcello Mastroianni, Michel Piccoli e Sergio Castellitto. Il libro che raccontava di un generale e di un prete italiani che vogliono riportare in patria le salme dei connazionali morti in Albania durante la seconda guerra mondiale. Per Longanesi era uscito nel 1970 anche I tamburi della pioggia, ma ora è La Nave di Teso che sta rieditando la sua opera. “Un grande dispiacere la scomparsa di Ismail Kadare perché è uno scrittore che come pochi ha saputo raccontare le distorsioni e gli abusi del potere, che ha anche vissuto sulla sua persona” ha detto all’ANSA Elisabetta Sgarbi, publisher de La nave di Teseo. Laureato in Storia e filologia, lo scrittore albanese aveva studiato anche letteratura all’Istituto Gorkij di Mosca. Era tornato in Albania nel 1960 dove era rimasto fino al 1990. Grande appassionato di Dante, aveva dedicato all’Alighieri Dante l’Inevitabile (Fandango) uscito in Italia nel 2008 in cui mostra come il Sommo Poeta sia stato ‘inevitabilmente’ presente in ogni momento, anche i più bui, della storia dell’Albania, offrendo con la sua arte una fonte di inesauribile bellezza e rifugio agli orrori della storia. Tanti i premi ricevuti tra cui il Grinzane Cavour nel 1998, il Prix Méditerranée per stranieri, il Principe delle Asturie nel 2009 e la prima edizione dell’internazionale di letteratura Man Booker nel 2005. In quell’occasione lo scrittore aveva auspicato che il premio servisse a far comprendere come i Balcani non fossero solo guerra e pulizia etnica. Nel 1999 aveva criticato con durezza gli europei, “politici, studiosi, giornalisti che esitano a prendere posizione contro i crimini perpetrati dai serbi contro gli albanesi del Kosovo”. E nel 2023 aveva sottolineato che “tutto il bene che arriva oggi all’Albania nasce dal riavvicinamento con l’Europa”. Nello stesso anno era stato nominato dal presidente francese Emmanuel Macron Grand’Ufficiale della Legione d’Onore, uno dei massimi riconoscimenti concessi dalla Francia. Tra le sue opere finora pubblicate dalla Nave di Teseo, La bambola nel 2017 e Il palazzo dei sogni nel 2023”.
GALILEO & HARRY POTTER
Luglio 11, 2024 by Davide OrlandiOgni tanto bisogna dedicare un po’ di tempo a se stessi. Per me questo significa anche leggere libri che anche se non direttamente legati né alla mia didattica, né alla mia ricerca, so che mi arricchiranno. Questa volta ho scelto Galileo come Harry Potter, la splendida risposta dello storico della scienza Marco Ciardi alla sciocchezza di Odifreddi secondo cui leggere Harry Potter farebbe male ai giovani. Marco, degno allievo del grande Paolo Rossi Monti, ribadisce che la scienza moderna nasce dalla magia, ma che, al tempo stesso ne è profondamente diversa, in quanto pubblica, condivisa e democratica. Il nesso fra immaginazione, poesia e scienza è molto più sottile di quanto si pensi. Leggendo queste pagine si scopre come il grande poeta inglese romantico Coleridge fosse un accanito lettore di scienza, come il suo capolavoro, La ballata del vecchio marinaio, abbia influenzato la ventenne Mary Godwin, poi Shelley, quando scrisse Frankenstein, come Leopardi avesse riflettuto a fondo su Lavoisier e, viceversa, come autori di phantasy, tipo Lovercraft, di certo non credevano nell’occulto, anzi disprezzavano le superstizioni. Marco ci spiega poi che cosa sia la storia, esponendo in dettaglio il capolavoro metodologico di Arnaldo Momigliano, dove si vede come la storia sia una scienza, esattamente come la fisica, le cui evidenze empiriche sono le fonti e il cui oggetto è il passato. Ribadisce poi con forza la centralità dell’immaginazione nel processo scientifico, ma con la differenza, rispetto alla poesia, che i frutti dell’immaginazione scientifica vanno suffragati con le evidenze empiriche. Inoltre, le conclusioni della scienza, pur giustificate, non sono mai certe, ma al massimo altamente probabili. E infine il virus dell’irrazionalità che oggi ammorba la società della conoscenza, non può essere estirpato con il solo insegnamento delle Stem, ma anche con l’educazione ai valori democratici e oggettivi della scienza e con una visione anche storica delle discipline scientifiche. Infine Marco ci ricorda che la democrazia e la razionalità sono una scelta, che purtroppo è sempre reversibile. In altre parole dipende da noi se vogliamo vivere assieme in modo intelligente e civile. Un libro strepitoso!
CONCEPTS OF FORCE
Luglio 1, 2024 by Davide OrlandiCapire i concetti delle scienze senza un’ottima conoscenza della loro storia è molto difficile. Non tanto per i Newton, che non ne hanno bisogno. E neanche per gli operai della ricerca schiacciati dallo specialismo che devono per forza fare un passettino avanti per pubblicare i loro paper che determinano la loro carriera. Per realizzare questi risultati la storia del pensiero scientifico è irrilevante. Tuttavia forse il nostro mondo sarebbe migliore se la ricerca non la facessero degli operai ma delle persone. E le persone vogliono capire, almeno un po’. Dunque non formiamo operai della ricerca, ma persone che studiano. Insegniamo a tutti i ricercatori potenziali un po’ di storia dei concetti scientifici. La storia dei concetti scientifici non è la storia delle istituzioni, degli usi e dei costumi degli scienziati. Utile, ma insufficiente. Non è neanche la storia trionfalistica che guarda al passato sulla base della scienza del presente, cara a molti scienziati. È invece un serio esame dei percorsi concettuali che hanno portato ad arrivare alla scienza odierna, mostrando le scelte che sono state fatte, le strade abbandonate, i metodi utilizzati. Queste riflessioni mi sono venute in mente oggi rileggendo il capolavoro di Max Jammer del 1957 sul concetto di forza.
QUEL CHE RESTA DEL GIORNO
Giugno 11, 2024 by Davide OrlandiUn impeccabile maggiordomo inglese di nome Stevens, si ritrova per la prima volta da quando è iniziata la sua carriera, con una settimana di libertà. Inizia così il suo viaggio in automobile attraverso la tranquilla campagna inglese, che si trasforma in un percorso inquietante e inaspettato dentro se stesso. Egli ha speso un’intera esistenza spinto da un unico ideale, quello di rispettare una determinata tradizione imposta ai maggiordomi al servizio della high society e difenderla a dispetto dello scorrere del tempo e dei cambiamenti che esso comporta nella società. Steven ripensa alla sua vita; tra dubbi, ricordi dolorosi si accorge di aver vissuto come un soldato nell’adempimento di un dovere, illudendosi che solo così avrebbe raggiunto la massima aspirazione della sua vita, senza mai concedersi nulla. Totalmente a servizio di un padrone discutibile, che ospitava nella propria dimora simpatizzanti tedeschi nazisti e aristocratici inglesi nello sforzo di influenzare gli affari internazionali. Un soldato, per l’appunto, fedele alla dimora in cui presta servizio e al suo padrone, senza mai lasciarsi andare ai sentimenti, né quando il padre viene a mancare, né quando, probabilmente l’unica donna che lo abbia mai amato, lo lascia. Si può ricominciare da capo? È possibile? Un particolare interessante che ho ritrovato, cercando informazioni sul libro, è la metafora della magione aristocratica inglese, venduta al ricco americano- evidente e ricca di significati profondi – dei rapporti di forza tra Inghilterra e America della metà del XX secolo: con la guerra, pur vinta dai due paesi alleati di lingua inglese, avviene quello slittamento del potere mondiale, che porta alla fine dell’impero britannico e al passaggio all’America della leadership dell’Occidente. Kazuo Ishiguro ha una scrittura impeccabile, molto lenta in questo romanzo, come i pensieri del protagonista. Il lettore si sente letteralmente dentro la testa del protagonista. Consiglio assolutamente! Ora devo recuperare il film!