MORTE DI UN CONFIDENTE

MORTE DI UN CONFIDENTE

Maggio 13, 2025

La migliore opera di Massimo Carlotto? Nessun dubbio: “L’oscura immensità della morte”. Un romanzo di rara intensità che ha la capacità di inchiodare il lettore alle pagine come raramente sanno fare i narratori italiani (così impegnati a veicolare messaggi o a giocare con le componenti stilistiche e linguistiche da trascurare la trama e sottovalutare la “suspense”, vista spesso come un trucchetto di bassa lega per assicurarsi le simpatie e l’attenzione dei lettori).
“L’oscura immensità della morte” è quel tipo di romanzo che ti fa dimenticare le incombenze domestiche e le vicende prosaiche della quotidianità… e che s’impone alla tua attenzione fino all’ultima pagina: impossibile interromperlo senza sapere quale sarà lo scioglimento finale del dramma narrato!
Purtroppo nessuna delle altre opere di Carlotto mi ha trasmesso la stessa scarica elettrica; né i romanzi costruiti sulla figura dell’Alligatore, né il racconto “Morte di un confidente” che ho letto ieri sera con emozioni contrastanti. Pur apprezzando la scrittura nerissima di questo autore – che ho avuto la fortuna di conoscere e intervistare qualche anno fa – ho una tale avversione per le storie legate al mondo della criminalità organizzata e del traffico di sostanze stupefacenti che mi è stato davvero difficile ricavare piacere dall’indagine dell’ispettore Campagna.
Ben scritto, ottimamente congegnato, ma non adatto a me.

Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America?

Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America?

Maggio 5, 2025

Sono profondamente allergico a film e telefilm, e mi trovo sempre spiazzato quando sento familiari e amici parlare di serie TV (che non conosco) e di attori (che spesso non ho mai sentito nominare e che, di sicuro, non sarei in grado di identificare in un ipotetico confronto all’americana). Riesco a intervenire nelle conversazioni solo quando le varie produzioni televisive sono tratte da libri che ho letto o che, in una maniera o nell’altra, conosco. È accaduto, di recente, con la serie dedicata al vicequestore Rocco Schiavone; personaggio in cui mi sono imbattuto sovente nelle antologie Sellerio dedicate a racconti gialli e noir. Ed è stata proprio una conversazione che aveva per tema il sanguigno vicequestore romano a farmi nascere il desiderio di leggere il romanzo breve che vedete in foto.
Il mio giudizio? Mah, una lettura piacevole ma sicuramente non esaltante. Il breve romanzo distopico “Sull’orlo del precipizio” e i sette racconti grotteschi sul mondo editoriale contenuti in “Ogni riferimento è puramente casuale” mi avevano colpito molto di più. Salvo solo alcuni gustosi siparietti in romanesco fra Rocco e Brizio. Per il resto, concordo con la stragrande maggioranza dei lettori che cataloga questa avventura di Rocco Schiavone come un momento davvero trascurabile e poco ispirato della produzione letteraria di Antonio Manzini.

L’UOMO NERO E LA BICICLETTA BLU

L’UOMO NERO E LA BICICLETTA BLU

Aprile 30, 2025

Un romanzo di formazione che si è rivelato più struggente e drammatico del previsto. Il Bildungsroman non è il genere che prediligo – persino alcuni capolavori letterari come il “David Copperfield” di Dickens non sono riusciti ad accendermi -; quando però il focus è puntato su eventi agghiaccianti che accelerano la crescita, provocando la perdita di innocenza, allora anche il romanzo di formazione sa offrirmi gli stimoli giusti (mi vengono in mente, ad esempio, alcune opere di Ammaniti, “Acqua buia” di Lansdale, “Il corpo” di King, “L’ultima notte del carnevale estivo” del duo Morozzi/Alberti). “L’uomo nero e la bicicletta blu” è ambientato in un paesino della Romagna nel cuore degli anni ’60. Il protagonista è un ragazzino poverissimo, animato da un obiettivo all’apparenza irraggiungibile: raggranellare abbastanza soldi per acquistare la bicicletta blu dei suoi sogni. Lungo il cammino incontrerà tuttavia ostacoli spaventosi e nemici formidabili… Scene drammatiche (a tratti strappalacrime) si alternano a momenti di irresistibile comicità che si irradia dai bozzetti di vita provinciale e dai tratti grotteschi dei personaggi. Consigliatissimo a chi ama l’alternanza fra registri diversi (comico e tragico si succedono di continuo) e a chi apprezza una narrazione in bilico tra realismo e dimensione favolistica.

MADAME X

MADAME X

Aprile 25, 2025

Per anni Tess Gerritsen è stata una delle mie scrittrici di thriller preferite. Ho semplicemente adorato i due libri dedicati alle prodezze del chirurgo e del suo emulatore (mi riferisco ai romanzi “Il chirurgo” e “Lezioni di m0rte”) e ho avuto anche il piacere di incontrarla di persona e di intervistarla per Infinite storie/Il Libraio in occasione dell’uscita di “Sparizione”, a mio avviso il suo romanzo migliore: un autentico capolavoro di suspense! Esistono solo due episodi della serie con la detective Jane Rizzoli e col medico legale Maura Isles che mi hanno lasciato perplesso e deluso: “Il sangue dell’altra” e, appunto, “Madame X, che ho finito ieri. La storia è costruita sulle prodezze criminali di un serial killer che “concia” le proprie vittime come mummie o come “idoli” di culti animisti di origine tribale.
Anche se amo la cultura egizia e non sono immune al fascino di discipline quali l’archeologia e la paleontologia, mi è capitato raramente di imbattermi in romanzi capaci di rivisitare quei temi in modo stimolante e non pacchiano (uno di questi è “Maledizione” di Douglas Preston e Lincoln Child… consigliatissimo!) Purtroppo “Madame X” – il titolo è ricavato dal nome di una mummia, trovata nello scantinato di un museo – non è mai stato in grado di catturare la mia attenzione e solo nelle ultime cento pagine il duo Rizzoli/Isles ha saputo riscattarsi un po’. Certo, merita la sufficienza – la Gerritsen sa come raccontare una storia mozzafiato! – ma, conoscendone la bravura, mi attendevo decisamente di più. Spero che il prossimo libro della serie – “La Fenice rossa” (già sul comodino) – saprà regalarmi la consueta dose di brividi ed emozioni!

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