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Firmino è un topo che è stato dato alla luce in una libreria antiquaria. In questo luogo quasi magico ha imparato a leggere, si è nutrito letteralmente delle pagine di volumi che gli hanno dato la capacità di riflettere.
Un romanzo breve su quanto i libri siano importanti per la costruzione della personalità.
I libri sono visti come oggetti nutrienti non solo per lo stomaco, ma soprattutto per la mente. Infatti Firmino ha la testa più grande del corpo, è sproporzionato ed è, per questo, preso in giro dai fratelli. Un’allusione al bullismo che colpisce le persone che studiano o leggono.
Il romanzo lentamente racconta la vita del topo, le sue letture ed i suoi sforzi per conoscere gli umani, perché se l’uomo ha prodotto così tanti libri, così tanti studi, deve per forza essere un genere interessantissimo. Peccato che la maggior parte degli incontri con gli uomini siano sfortunati: il libraio tenta di avvelenarlo; le persone comuni scappano appena lo vedono. L’unico con cui Firmino riesce a stringere una solida amicizia è lo scrittore Jerry Magoon.
Jerry Magoon, come Firmino, è un personaggio solitario.
A differenza degli altri umani Jerry Magoon manifesta una sensibilità e una capacità di accettazione superiore a quella delle altre persone. Egli rappresenta la sensibilità dell’animo dello scrittore. Solo lui ha la capacità di accettare la diversità, perché a lui non interessano le apparenze, ma l’interiorità.
Firmino, grazie alla lettura, impara a comportarsi da umano, pensa come un umano, non si trova bene in mezzo ai topi, ma la sua forma è quella animale, per cui gli umani, che lui tanto ammira, lo scansano. Solo quando diventa amico di Jerry Magoon allora le persone lo guardano con occhi diversi.
“Firmino” è la storia della non accettazione, del sentirsi costantemente fuori luogo. Tanto che la città in cui viene ambientata la vicenda verrà completamente distrutta e rasa al suolo, così come la libreria antiquaria che verrà chiusa e la casa di Jerry che verrà venduta.
Il libro è malinconico, e l’unica speranza alla fine di tutto sta nella letteratura.
Il romanzo è un inno all’arte letteraria, un’arte che va capita attraverso la digestione. Qui sta l’atto di Firmino del mangiare i libri, è proprio attraverso questo gesto che comprende l’importanza e la bellezza della letteratura.
Per il protagonista tutti i libri sono belli, all’inizio, poi però diventa intenditore e sceglie con criterio cosa leggere e cosa no.
Ma perché Savage ha scelto un topo come protagonista? Probabilmente perché un umano essendo circondato da testi, siano essi articoli di giornale o libri di vario genere, non si accorge più della letteratura. Le opere letterarie sono nelle corsie dei supermercati tra penne, quaderni e le offerte della settimana. Firmino, invece, vede i libri e si chiede cosa siano, a cosa servano, gli destano curiosità.
L’umano deve ritrovare quella curiosità perduta che invece Firmino possiede affinché accetti la diversità, comprenda il bello e impedisca la fine del mondo.

News Reporter
Ho un dottorato in letteratura portoghese ottenuto presso l'Università di Coimbra, attualmente sono iscritta al corso di laurea magistrale in Italianistica e storia europea presso l'Università degli studi di Perugia. Sono una secchiona e mi piace leggere e talvolta anche scrivere.

4 thoughts on ““Firmino” di Sam Savage: un inno all’arte letteraria.

  1. Grazie per aver postato questa recensione! Mi ha fatto pensare che dietro il topo si nasconda una figura umana – troppo umana – che, come scrisse Nietzsche, é «un ponte tra l’animale e il ‘superuomo’».

    1. A questo punto mi verrebbe da risponderti che “l’autore [non] è morto”, come invece diceva Barthes, e insegnava filosofia. 🙂

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