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HUSSERL E IL CIABATTINO


Nella Crisi Husserl ammoniva che non dobbiamo perderci nella tecnicizzazione. Non dobbiamo cioè utilizzare forme di ragionamento senza averle comprese, ovvero senza aver chiarito come arriviamo a costituirle a partire da un rapporto con il mondo irriflesso.
Ho sempre inteso così la filosofia della scienza e della tecnica, come un lavoro di comprensione dei più complessi linguaggi che utilizziamo per fare scienza e per costruire tecnologie nuove.
Nella seconda metà del Novecento si è diffuso sempre di più l’atteggiamento shut up and calculate. Feynman diceva che nessuno capisce la meccanica quantistica e Fermi neanche ci provava a comprenderla.
L’apprendista stregone che è in noi non è tanto lo scatenatore di forze che non controlla, ma l’utilizzatore di tecniche che non capisce.
Che senso ha una vita spesa a imparare a manipolare formalismi che non stiamo capendo? È questa ancora conoscenza? Lo studioso deve limitarsi a usare scatole nere dentro le quali non sa che cosa ci sia? Veramente, basta che funzioni?
Dobbiamo promuovere la formazione iper specialistica di persone che non stanno capendo nulla di quello che sanno utilizzare in modo competente?
La scienza e la tecnica sarebbero veramente solo una magia che funziona?
Allora, come disse Einstein, avrei preferito fare il calzolaio! Se è lecito paragonare le stalle alle stelle.
Quando la scienza e la tecnica diventano quella roba lì, incomprensibile e insensata, allora non posso che concordare con tutte le visioni apocalittiche che diffidano da tutto ciò, meglio l‘Arcadia bucolica!
Scienza e tecnica migliorano enormemente la qualità della nostra vita, ma se perdiamo il senso di farle, possono diventare mostri nelle nostre mani inconsapevoli.
Ditemi voi: scienza e tecnica possono avere ancora un senso, oppure dobbiamo rinunciare e lasciarle ai burocrati dei saperi ritirandoci in buon ordine nella nostra confortante soggettività?

News Reporter
Davide Orlandi (Mede, 15/07/1992), sono un insegnante di Filosofia e storia, materie letterarie e linguistiche negli istituti medi e superiori. Ho cinque lauree e attualmente sono dottorando in Filosofia presso l'Università di Granada. Dal mese di Maggio 2017 collaboro con il portale di filosofia “Pensiero Filosofico”. Sono volontario soccorritore e centralinista della Croce Azzurra Robbiese. Donatore sangue, volontario e consigliere dell'Avis comunale di Robbio. Volontario dell’associazione robbiese “I Live Panta Rei”, associazione che si batte per gli ultimi e per combattere ogni forma di discriminazione sociale. Corrispondente per il settimanale d'informazione “Il Corriere Eusebiano”, con sede a Vercelli (VC). Dal 2022 collaboro con il Giornale letterario. Membro del comitato di redazione della Rivista di filosofia e scienze umane "Le voci di Sophia". Ho vinto innumerevoli concorsi letterari nazionali e internazionali, sia a carattere poetico-aforistico che filosofico. Con Aracne ho pubblicato i seguenti libri: Cartesio e Bourdin. Le settime obiezioni (2016); Linguaggio e forme di vita. Saggio su Ludwig Wittgenstein (2017); Diego Marconi e la sua competenza lessicale. Un'analisi critica (2019). Interpretazioni di interpretazioni. Indagine sul prospettivismo nietzschiano, Youcanprint Editore, 2020; Come guarire dai social network attraverso due romanzi, Youcanprint Editore, 2021; Quel pazzo di Nietzsche. Come leggere la nostra vita e quelle altrui, AbelBooks, 2022; L'occasione del cambiamento, Youcanprint Editore, 2022; Frammenti di vita. Come un grido nella notte, Youcanprint Editore, 2023. Ho collaborato con varie personalità di spicco del panorama culturale italiano e straniero come Mogol, Alfredo Rapetti Mogol (Cheope), Vittorio Sgarbi, Francesco Gazzè, Alessandro Quasimodo, Cosimo Damiano Damato, Hafez Haidar, Francesco Baccini, Tomaso Kemeny, Dato Magradze, Nunu Geladze, Reddad Cherrati, Franco Arminio e molti altri. Nel 2021 sono stato nominato “Uomo Illuminato” dagli Stati Generali delle Donne.
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