Che cosa ne pensate di questo libro, che ha lanciato in Italia la denuncia del “paradigma vittimario”?
Non ho le idee chiare.
Però mi sembra che De Luna sia convinto che non possa esistere una storia almeno in parte oggettiva. Se così stanno le cose, allora la storia diventa lotta politica.
Certo le emozioni forti dei testimoni scatenano in noi l’interesse per la Shoah. Ma poi la storia può fare il suo lavoro oggettivo, come ci ha insegnato Max Weber.
Il vissuto delle vittime è una parte della storia. Una parte che le storie diplomatiche ed evemenenziali avevano dimenticato e le storie ideologiche del marxismo vorrebbero trascurare.
De Luna si accanisce contro l’occupazione dello spazio pubblico da parte dei ricordi degli individui. Mi sembra che egli non voglia accettare la banale verità che il mondo è fatto da individui e lo spazio pubblico non è una entità sopra individuale e Autonoma, ma qualcosa che gli individui costruiscono e determinano.
Resto molto confuso sul rapporto fra storia e memoria che questo libro non mi sembra contribuisca a chiarire.
