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Balzac, nato in una famiglia borghese nel primi dell’800, ebbe una vita da romanzo: cresciuto da una balia e poi tenuto in collegio dai suoi genitori, vedeva sua madre una o due domeniche al mese. Della famiglia sentì sempre il peso, sua madre si interessò a lui solo per imporgli studi non congeniali. Si laureò infatti in giurisprudenza, e con il massimo dei voti. Ho recentemente riletto di questo autore Le illusioni perdute, un romanzo al vetriolo, definito realista, caustico verso la società del suo tempo e in particolare verso gli ambienti letterari e culturali. Balzac tratta senza sconti anche il protagonista Lucien, della cui anima ci vengono mostrate luci e ombre, in un modo che spiana senza dubbio la strada al romanzo naturalista di Zolà.
Lucien, figlio di un farmacista (un bottegaio), nutre velleità artistiche e di ascesa sociale. Sogna di farsi largo nel cuore di una donna dell’alta società, sposata: Madame de Béranger. Lucien è anche certo che il suo talento letterario verrà riconosciuto e universalmente ammirato. Ha nel cassetto un volume di poesie le sue Margherite, e un romanzo storico. Madame de Béranger riesce a trascinarlo a Parigi facendogli rinnegare sorella e amico (diserta il loro matrimonio) per poi lasciarlo quasi subito senza un soldo in tasca, perché si vergogna della sua aria provinciale e teme il giudizio dell’alta società parigina. Ma la perdita delle illusioni di Lucien non consiste tanto nella perdita dell’illusione narcisistica di essere amato dalla Beranger o di avere un futuro come artista, quanto nella perdita della convinzione che l’Arte abbia un valore in sé e possa essere riconosciuta a prescindere dall’artista e dalla sua posizione sociale. Nella crudele realtà parigina e probabilmente di ogni epoca, l’autore per fare pubblicare la sua opera deve scendere a patti con la società, deve per così dire vendere l’anima, trasformandosi da innocuo sognatore in pericoloso e vendicativo giocatore d’azzardo al tavolo della vita, ovvero in una persona al servizio dell’apparenza. Lucien diventa così giornalista, una specie di pifferaio magico, che può fare sì che la sua verità diventi tale anche per l’opinione pubblica. Lucien finisce per preferire le relazioni pericolose con gente in grado di esercitare un potere e di pretendere (grazie alla forza bruta acquisita) un corrispettivo ad amici intellettualmente onesti. Questo corrispettivo può consistere in denaro, in una vendetta, nella distruzione di un rivale, o anche nel riconoscimento e pubblicazione della sua propria opera. Lucien, come prevedibile, dovrà vedersela con chi gioca meglio di lui al tavolo della finzione. Le illusioni perdute sono dunque la perdita dell’innocenza, la rinuncia a servire la verità di cui l’Arte dovrebbe essere figlia, l’accettazione del compromesso e ancora peggio, il prendere gusto al gioco delle parti. La società parigina e gli ambienti intellettuali sembrano senza speranza, e assomigliano agli ambienti descritti da altri autori in altri paesi e in ogni epoca. Come non ricordare un romanzo surreale ma chiaro, il maestro e Margherita, scritto anni dopo da un medico, Bulgakov, nella Russia del primo novecento. Qui l’autore, attraverso le vicende di un altro aspirante poeta, ci descrive l’asservimento della cultura alla società e al potere politico, tanto che l’Artista (il maestro) che non si adegua alle regole imposte viene relegato in un manicomio e salvato solo dal diavolo, da sempre affascinato dall’Arte, benché secondo vari filosofi l’Arte vera si debba considerare strumento di conoscenza di Dio. Voglio ricordare anche un’altra opera di difficile interpretazione sull’argomento-arte: il Notturno cileno di Bolano. Ricordo la scena indimenticabile del prete che spiega l’Infinito di Leopardi a Pinochet. Tuttavia, l’arte che non dice più niente di vero sulla società diventa monumento funebre a se stessa. Il ritornello Chi era Sordello del Notturno cileno suppongo alluda alla mortalità letteraria dell’artista con la a minuscola che ha vita facile in quanto su misura rispetto alla società in cui vive; immagino che alluda forse anche alla sua mortalità come uomo, che svendendo i suoi ideali (come il prete che discute tanto cordialmente con Pinochet) e guardando la realtà in faccia con realismo e pragmatismo, rinuncia non solo alle sue illusioni, ma anche alla immortalità della sua propria natura spirituale.
News Reporter
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