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Un emozionante dialogo dell’autrice con se stessa, tra presente, passato e futuro.

Un ponte tra passato e futuro, una metafora tutta al femminile della ricostruzione dopo una crisi. C’è tutto questo e molto altro nella silloge d’esordio Abitare mura diroccate, di Lidia Popolano, tra i cinque finalisti per la Poesia Inedita del Premio Nabokov XIII Edizione – 2018. La raccolta di liriche si snoda tra ricordi, speranze e propositi, nei due anni 2014 e 2015. Momento in cui l’autrice impara a guardare lo scorrere dei propri pensieri poetici con leggerezza e autoironia.
Un riavvicinamento con se stessa che giunge dopo una vita di attaccamenti – al tempo, alle persone, alla storia personale – concetti sottolineati dal linguaggio, immediato e talvolta ingenuo delle prime liriche della raccolta, più disilluso e amaro, ma anche più consapevole e distaccato, nelle ultime composizioni del periodo.
Un’analisi interiore, ma ben radicata alla natura e al rapporto costante tra costrutti sociali, sentimenti attuali e speranze, ben rappresentato dal cespuglio di capperi abbarbicato alle antiche mura, nella lirica che dà il titolo alla silloge e che riecheggia e rimbalza dal romanzo di esordio “Come l’impronta di un quadro” pubblicato nel 2017 con 96, rue-De-La Fontaine, TO. Echi tra la Sicilia e Roma, luoghi cari alla stessa scrittrice, nata a Trapani ma dal 1974 residente nella capitale, dove si è formata all’Università “La Sapienza” alternando l’attività creativa all’insegnamento.

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