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La poesia è per me una stanza interiore che, esplicitamente, si contamina con il linguaggio orale e non solo.
Con la poesia cerco di rappresentare le cose che non riesco a definire con un’unica parola. I versi per me sono una rappresentazione di immagini, di finzioni, di teatralità delle emozioni; una rappresentazione dei sogni e delle diverse realtà che dal contorno, dalla dimensione esteriore, mi colpiscono, amalgamandosi con i miei significati e significanti, secondo una prospettiva che mi rivela gli aspetti opposti delle emozioni umane.
La poesia è per me un transito liberatorio che muta i sensi, che dà un contenitore al vissuto.
La poesia mi contiene, mi descrive, anche quando non parlo di me. Tramite essa dico tanto della mia natura, la mia propensione alla contemplazione, al perdermi, allo stupirmi.
Tramite la poesia scelgo la mia posizione di fronte ai fatti, incarno i miei ideali, interpreto i miei valori e la mia eticità di fronte a quello che accade.
La poesia per me è come attivare le mie lacrime sia di gioia, sia di tristezza davanti alle cose.
Tramite la poesia riesco ad entrare e uscire dai soggetti e dagli oggetti, credendo nella sufficienza delle parole e nel loro corretto uso.
La poesia la scrivo e la leggo, perché devo dire che sono una “fumatrice” accanita di poesia. Dentro la poesia sento una parte di me che si evapora e assume altre forme. Quando mi piace un poeta, apro le pagine del suo libro a caso, ed è una sorta di oroscopo, di gioco delle casualità, vedo in una frase la rappresentazione di me stessa, di quello che mi sta accadendo in quel preciso momento… Credo che ogni poeta che amiamo abbia scritto su di noi.

SMARRITA
Smarrita,
mi sono smarrita
e non riesco più a ritrovarmi,
dopo che perdi te stesso
qualunque cosa perdi,
non ti stupisce.
Riesco a sopravvivere
come un albero secco,
senza avere in me
né ombra né canto.
Riesco a fare dei miei giorni
giorni di circo,
permeando le mie ossa
con risate inevitabili.
Su un parallelo che mi copia,
vivo me stessa,
con ironia,
ai limiti della misericordia.
Non ricordo più il nome
con il quale rispondevo,
le mie ansie mitigate
vivono nel corpo che mi persegue,
vanno con lui come ombre,
come vanno le galline
con l’altrui covata.

CARTOLINA DAI PRATI
Seduta in mezzo all’erba
diventerei erba
se non lo fossi già.
Come un’arca d’aromi
nella crescita acerba,
sarei frutto che già è stato frutto,
sarei un lungo sguardo,
per un radioso minuto,
che riposa negli occhi tuoi.
Sarei felice nell’errar dell’ombra,
con mente di stilla e testa sgombra
nei prati verdi quale mai,
sarei quello che ancora non hai
e che vuoi avere quando mi guardi.

SONO TORNATA
Sono tornata
sullo stesso cammino
fra l’amore che più non si alza
con trecce di mura spettinate,
con tristezze ancorate
a mari di prati morti
di sere senza speranza.
Sono tornata nel non dire
di cenere spenta
ancora ardente
fra le radici gelate
e la voce assente
dei fiori troncati dal vento.
Sono tornata
con lo stesso sentimento
di chi ancora sorride
quando vuole piangere.

di Yuleisy Cruz Lezcano

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