“Cioccolata calda per due’, il romanzo storico di Nunzia Gionfriddo

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Le foibe fino a qualche tempo fa erano un argomento tabù, nel dibattito pubblico, sui media, nelle scuole. La documentazione ex jugoslava combinata al progresso delle ricerche inerenti a conclusione della guerra in Slovenia e Croazia ha suggerito anche agli storici italiani di modificare il punto di vista sulla narrazione delle due crisi del 1943 e soprattutto del 1945, in modo da poter seguire il filo di un’unica grande onda repressiva riguardante, seppur con forti specificità locali, tutti i territori jugoslavi progressivamente liberati dai tedeschi. In questo modo, è stato possibile stabilire in termini meno incerti il raffronto fra le stragi delle foibe e quelle avvenute nel nord Italia dopo il 25 aprile.

“Quel mare”, aveva ripreso Giovanni, “parte di quel pezzetto di Mediterraneo, che ha raccolto tante civiltà intorno a sé,
oggi separa e divide i popoli molto più di quanto non lo abbia
fatto in passato. Ma prima le popolazioni potevano anche amalgamarsi, scambiarsi conoscenza, pur facendosi la guerra. Oggi
ci sono solo lupi affamati e ignoranti, che uccidono povera gente
per soldi senza che nessun pastore intervenga a fermarli.

A contribuire a spazzare via la nebulosa che avvolge l’approccio al dibattito sulle foibe, c’è stato e c’è anche ancora, l’intervento della saggistica, delle storiografia (soprattutto i libri di Giampaolo Pansa) e la letteratura, certamente in minor presenza (si pensi a libri come “Palacinche. Storia di un esule fiumana”, di Caterina Sansone e Alessandro Tota, a “Già prima di giugno” di Patrizia Rinaldi e a alla “Città interiore” di Mauro Covacich.

Non è da meno la professoressa napoletana Nunzia Gionfriddo, la quale con delicatezza e tatto racconta la storia d’amore fra due persone non più giovani nel romanzo ristampato “Cioccolata calda pe due”. Il motivo d’incontro fra i due protagonisti non è un romantico caso, ma una ricerca storica, che ci riporta indietro alla guerra nella ex-Jugoslavia. Con la sua passione storica, Gionfriddo ci fa entrare nel dramma di quei popoli che hanno conosciuto dolore e sofferenza, i popoli dimenticati troppo a lungo, di Trieste, Dalmazia, Istria e Fiume, toccando l’esperienza di vita del protagonista maschile. Il suo ricordo della moglie e la sua malattia sono descritte con molta empatia e partecipazione, ma senza cadere nel sentimentalismo.

I protagonisti Giovanni e Florinda, il primo giornalista e la seconda ricercatrice, sono due persone diverse, ma che lentamente proveranno a conoscersi fino a legarsi attraverso un amore vero, che comprende amicizia, ascolto, rispetto, comprensione e capacità di comprendere il passato e il dolore dell’altro.

Florinda e Giovanni riusciranno ad incastrarsi fino a completarsi nella quotidianità, attraverso la loro solitudine e il ricordo che è sempre presente. Giovanni rappresenta la memoria, l’emozione pura che va oltre i numeri, i fatti, la storia, Florinda, il rigore scientifico, la volontà di razionalizzare.

Nunzia Gionfriddo è abilte nell’amalgamare la memoria alla storia facendo sì che i ricordi non siano più della singola persona, ma diventino universali e siano parte della collettività.
L’autrice inoltre mostra come, sulla scia della lezione manzoniana come la storia sia imperfetta, non in grado cioè di esprimere totalmente il vero, perché questa facoltà le è negata, come al romanzo storico.

Gionfriddo e il romanzo storico

Il romanzo di Gionfriddo è utile a far capire la relazione che si instaura tra storia e romanzo storico e quanto sia importante da parte del narratore approfondire e correggere l’attendibilità delle fonti storiche, perché in gioco c’è la correttezza della riflessione morale che da queste deve emergere. Nella narrazione del romanzo, il verosimile è il prodotto di una ricerca accurata delle immagini presenti nella storia che induce il lettore a riflettere.

Un libro dal titolo romantico all’apparenza, perché il romanzo di Nunzia Gionfriddo, racconta appunto di un dramma storico e personale. L’autrice, nota per la sua abilità nello scrivere di fatti storici, per non dimenticare i massacri delle foibe e l’esodo istriano, torna in libreria con “Cioccolata calda per due”. Romanzo edito da Phoenix Publishing, già vincitore del Premio Milano International. È un romanzo articolato, che tutto ha meno del romantico anche se il titolo trae in inganno. Nelle 214 pagine sapientemente scritte dalla Gionfriddo, il lettore potrà leggere di un amore antico e dal sapore altro che dolce, dove al centro dei fatti che verranno narrati ci saranno storie tragiche: di guerra, sofferenza, rassegnazione, dolcezza, sgomento e inesauribili attese.

Nel libro l’autrice riporta sotto forma di storia romanzata i fatti tragici del “secondo Dopoguerra che hanno interessato Istria, Dalmazia, Fiume, Trieste e, anni dopo nel 1992-95 il tentativo d’invasione serba della Bosnia, le atroci sofferenze e le decimazioni subite dalle popolazioni, nell’indifferenza delle grandi nazioni europee.

Giovanni è uno dei protagonisti principali, ispirato a un caro amico della scrittrice, compresa la sua famiglia e la misteriosa scomparsa della moglie. La scrittrice ci ha messo quasi due anni a dare luce a questo romanzo ed è stata sollecitata più volte anche da colleghi scrittori illustri.

Sinossi dell’opera

Con l’obiettivo di approfondire le sue ricerche sulle vicende drammatiche avvenute nell’ex-Jugoslavia, Florinda chiede aiuto a Giovanni, giornalista. Ben presto, la donna si scontra con il dolore profondo, mai superato, dell’uomo che in quegli eventi terribili ha perso la moglie. Ne nasce un amore fatto di scambi d’idee, ricordi, piccole condivisioni, riti comuni come una cioccolata al bar, una passeggiata nel quartiere, una gita al mare. I fatti tragici del secondo dopoguerra che hanno interessato Istria, Dalmazia, Fiume, Trieste, il tentativo d’invasione serba nella Bosnia, le atroci sofferenze e le decimazioni subite dalle popolazioni, nell’indifferenza delle grandi nazioni europee irrompono nella loro quotidianità.

 

Biografia dell’autrice

Nunzia Gionfriddo, è nata a Napoli e si è laureata in Lettere e Filosofia, presso l’Università “Federico II”, ha insegnato negli Istituti Medi Superiori. Ha collaborato con il “Dipartimento di Italianistica” e con la cattedra di “Storia della Scienza” dell’Università “La Sa­pienza” di Roma. Si è interessata dei rapporti tra scienza, storia e letteratura, partecipando al dibattito culturale con alcuni saggi, tra cui L’incanto della camera oscura in Giacomo Leopardi, pubblicato dalla Rivista Letteraria “R I S L” (Rivista Internazionale di Studi Leopardiani), diretta da Emilio Speciale e L’Ultrafilosofia si fa poesia, in “Leopardi e il pensiero scientifico”, a cura di Giorgio Stabile.  Ha collaborato con la rivista “La Rassegna della Letteratura Italiana” di Firenze, a cura di A. Ghidetti, per la recensione di saggi storici e letterari.  In questi ultimi anni si è dedicata alla stesura di romanzi, di cui Chiocciole vagabonde è stato il primo, pubblicato nel 2013, a cui ha fatto seguito Raccontami la mia storia, ed. Robin, 2016 e Gli angeli del rione Sanità, Kairos edizioni, 2017.  Nel 2019 è uscito nelle librerie il romanzo Cioccolata calda per due, Pegasus Edition, vincitore del secondo premio al concorso Milano International”, di cui la presente è la seconda edizione. Proprio in questi giorni è stato presentato alla critica “Scrivere di donne”, Homo Scrivens. Tutti i libri sono stati insigniti di numerosi premi, sia da non editi che da editi. Dal 2019 è rappresentante dell’associazione “I.P.L.A.C.” per la diffusione della cultura letteraria e artistica in Campania.  Dal 2018 è stata invitata a far parte di giurie per i concorsi per autori di narrativa o poesia, tra cui “Voci” a Roma e “Zingarelli” a Cerignola.  Il 12 agosto 2019 ha presentato al Festival dell’Isola del Cinema di Roma, durante la rassegna IPLAC “Un Ventaglio di Carta” il suo romanzo “Cioccolata calda per due”.

La pluriennale esperienza nel mondo culturale italiano e in quello universitario storico e scientifico ha reso possibile alla scrittrice di privilegiare nei suoi romanzi la componente storica, non per offrire uno sfondo superficiale ai suoi racconti, ma per dare agli avvenimenti storici il ruolo di coprotagonista, tale da interessare il lettore o uno studente. A volte un “romanzo storico” non di parte e scritto bene può insegnare ed educare di più di un manuale scolastico, come ci dimostrano autori come Ippolito Nievo, Federico De Roberto e Primo Levi, senza dimenticare il triestino, di lingua slava Boris Pahor, tanto per citarne alcuni.

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