“La bella e la bestia” e l’inganno delle apparenze: Recensione critica

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Parafrasando quello che viene detto nell’Introduzione del cartone “Disney”…

Una musica perturbante, in tonalità minore, fa da sottofondo all’apparizione di un castello illuminato da una luce non del tutto rasserenante. La voce fuori campo inizia la narrazione affermando: “Tanto tempo fa, in un paese lontano lontano…”

Si dice che una vecchia dall’aspetto ripugnante, con in mano una rosa rossa, si sia presentata al cospetto del principe proprietario di questo castello, chiedendogli aiuto ed ospitalità; il principe, lasciandosi ingannare dal suo aspetto esteriore, l’ha respinta.

Finché è stato punito da lei che, dopo essersi trasformata in una fata, lo ha tramutato in un'”orrenda bestia”. Gli ha lasciato uno specchio in cui egli avrebbe potuto vedere le persone a lui care, insieme alla rosa: se il 21esimo petalo (corrispondente al 21esimo anno di età della bestia) fosse caduto appassendo, e se fino ad allora, una donna non avesse rivoluzionato la sua vita con amore vero, sarebbe stato condannato eternamente al suo destino.

L’incipit decisamente tragico ci pone innanzi (ad) una situazione perturbante, come detto poc’anzi: ciò che, in un lessico freudiano, dovrebbe rappresentare sicurezza ed ospitalità (il castello) è invece la “sede” (nonché “fonte”) di un’indicibile inquietudine. La filosofia alla quale tale inizio è sottesa, è una visione del mondo che cerca di muoversi al di là delle apparenze: la bellezza esteriore del principe si contrappone alle sue manchevolezze sul piano morale; viceversa, nel caso dell’anziana. Eppure, tutto il film è costruito su tale dicotomia, che abita l’animo della Bestia: lo si riscontra negli episodi successivi, attraverso i suoi comportamenti controversi, spesso scontrosi e caratterizzati dall’assenza di civiltà ed educazione.

Resta, in ultima istanza, la funzione della rosa allusiva: essa è emblema della fuggevolezza della vita, allo stesso modo in cui l’esistenza della Bestia si trova ad essere immancabilmente transeunte. Mancano pochi anni al compimento del ventunesimo e, qualora non accadesse nulla, tutto diventerà vano. Con i suoi petali che appassiscono, la rosa indica anche l’invecchiamento e la corruzione dell’animo della Bestia, in un progressivo decadimento che, apparentemente, non condurrebbe ad alcuna “speranza”.

Soltanto la futura innamorata, Belle, potrà dare una svolta alla sua vita, con un amore sincero e totale.

La scena immediatamente successiva a quella appena descritta introduce l’universo parallelo: quello di Belle che, per l’appunto, vive in un paesino francese di campagna; in un universo parallelo che incontrerà quello della Bestia. Ma un bambino spettatore mai potrebbe immaginare come due anime così apparentemente distanti possano trovarsi, stando anche alla diversità di ambientazione. Un’ambientazione profondamente “altra” rispetto a quella del castello. Nonostante Belle viva in un contesto “di primo acchito gioviale”, non le interessano i pettegolezzi dei paesani che la giudicano una ragazza “strana” in quanto, in realtà, “fuori dagli schemi”. Lei si interessa soprattutto alla sua lettura. Pare, in questa fase iniziale, che si accenni a un “romanzo nel romanzo”: il suo mondo interiore, che si colloca già all’interno della finzione filmica. In questo microcosmo, si spalancherà invece il macrocosmo “esplosivo” di una donna che sarà in grado di “educare” e sensibilizzare la bestia, come se, effettivamente, si trattasse di un “romanzo di formazione”.

Ma resta pur sempre vero che i due protagonisti, che ci vengono presentati in due posizioni geograficamente e “umanamente” distanti, sono accomunati da una solitudine profonda; dalla mancata capacità che i rispettivi “macrocosmi” che li accolgono hanno manifestato, di fronte alla possibilità di comprenderli.

L’incontro tra i due si verifica in una circostanza del tutto casuale; Belle giunge nel castello della Bestia, per poi essere malamente cacciata da quest’ultima e infine, salvata dal pericolo di essere sbranata da un branco di lupi. In quest’ultima circostanza, la Bestia si sacrifica per lei, rischiando la vita.

A partire da questo momento, tra i due si instaura un sincero e profondo affetto che, consolidandosi, diventerà amore.

Gaston, invece, rappresenta lo stereotipo del “dongiovanni” contemporaneo, che vive nella sua beata ignoranza la quale, però, diversamente dall’ignoranza socratica secondo cui “nessuno pecca volontariamente”, si trasforma nella dantesca punizione di chi vuole perpetrare l’inganno in maniera consapevole, distorcendo la finalità cui la ragione sarebbe naturalmente “vocata”.

Lui vuole fare internare il padre di Belle, in maniera tale da indebolire il nucleo familiare di padre e figlia, per poi costringere quest’ultima al matrimonio, contro la sua volontà. In tal senso, Gaston non si limita ad essere una figura essenzialmente ottusa ed esibizionista, ma si mostra particolarmente malvagio e calcolatore. La sua avidità e il suo desiderio di accrescere la propria “fama” trascendono ogni altro valore (che possa connotare la sua personalità) o persona: non ama Belle per la sua interiorità, ma solo per ciò che lei rappresenta, ossia la canonica e pregiudiziale “immagine” di una potenziale donna dedita ai figli e alle faccende di casa.

Ma grazie all’intervento di Chicco, la “tazzina” che nella sua “piccolezza anagrafica” dimostra la sua grandezza, i piani degli antagonisti vengono scompaginati.

La “battaglia finale” si colloca su due piani.

Il primo é “il bene” contro “il male”, ma anche l’ottusità di una campagna essenzialmente paesana, e la spontaneità di esseri che, pur essendo inanimati, sono capaci di grandissima umanità (basti pensare al candelabro, Lumière, che offre a Belle la cena, nella famosa canzone “Stia con noi”).

Il secondo trova la sua massima espressione nel duello tra la Bestia e Gaston, uno l’antitesi dell’altro, in termini di bellezza esteriore e interiore.

La massima tensione sul piano narrativo si coglie in corrispondenza dell’evoluzione psicologica della Bestia che, dopo aver lasciato andare Belle, resta sola nel suo castello ed emette un ruggito violentissimo. Al ritorno di Belle, è così felice nel rivedere la donna amata, che non le interessa nemmeno di combattere: il suo animo è ammansito allo stesso modo in cui il mitico Orfeo ammansiva le belve feroci.

Per quanto concerne il duello tra la Bestia e Gaston, la prima ha pietà del secondo, per poi essere pugnalata da lui alle spalle. Successivamente, Gaston cade nell’abisso sottostante. Belle raggiunge la Bestia mentre sta per morire e, tra le sue lacrime, alle parole “io ti amo” corrisponde la caduta del 21esimo e ultimo petalo della rosa.

In una resurrezione a pieno titolo, il corpo morto della Bestia si trasforma nel Principe che era apparso all’inizio del film.

Il film assume, in tal modo, una connotazione “fiabesca”: l’happy ending ne fa uno dei più grandi classici a carattere “principesco”. Ma la metamorfosi da Bestia in Principe corrisponde anche alla vittoria su un destino che sarebbe stato, altrimenti, ineluttabile. In altri termini, l’amore muta il corso degli eventi, nobilitando l’animo della Bestia e facendole ottenere lo statuto tanto bramato, di principe. Pare vi sia, implicita, un’idea di punizione e redenzione, seppur in senso meramente spirituale e non religioso. La bellezza esteriore coincide, infine, con quella interiore: i due “coniugi” provano un amore autentico l’uno per l’altra, e si apprestano a condurre una vita serena e costellata di positività, dopo aver subito inenarrabili peripezie.

Stefano Chiesa

Immagine: copertina DVD originale, Edizione speciale da collezione, 2 Dvd e libro illustrato

Il finale coinvolgente e sconvolgente (Fonte: Alessio Parisini – canale “YouTube”):

News Reporter
Milano, 1990. Laureato magistrale e triennale in Filosofia ("Vita-Salute San Raffaele", 110/110, 2014) con un "Erasmus" di un anno presso l'Université "Paris 1/Panthéon-Sorbonne". Ho lavorato come articolista, content creator e intervistatore per "MilanoSud" (2021), "Melegnano Web TV" (2020/21) e "Aracne TV" (2020). Sono stato finalista premiato al premio "Nabokov" (dicembre 2021). Per ogni altra informazione (libri, critica musicale, conferenze tenute, riconoscimenti letterari), ecco il mio sito: "www.stefanochiesascrittore.it" Grazie :D
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