MACCHINE COME ME

MACCHINE COME ME

Settembre 26, 2022

Romanzo di McEwan, uscito nel 2019. Niente spoiler.
Vale la pena leggerlo, anche se, come per quasi tutti i romanzi contemporanei, non si riesce a sospendere l’incredulità; sono troppo evidenti gli espedienti narrativi adottati, anche da uno scrittore del livello di McEwan.
Il libro nasce senz’altro dalla lettura della straordinaria biografia di Alan Turing, scritta da Hodge, come l’autore segnala nei ringraziamenti finali.
McEwan immagina che Turing non accetti la castrazione chimica per “reato dì omosessualità”, sopravviva e con le sue ricerche spinga in avanti la robotica e la teoria della computazione, fino anche a risolvere il celebre problema P e NP.
Così nel 1982 ci sono robot acquistabili che superano senza problemi il test di Turing per un tempo indefinito. Fino all’ultimo, infatti, non sappiamo se Adam, il robot, sia o meno cosciente.
Certamente Adam non si inserisce adeguatamente nella vita quotidiana di questo futuro proiettato in un passato diverso da quello avvenuto.
Turing formula tre ipotesi nel corso dei suoi dialoghi con il protagonista su che cosa non va ancora bene in Adam.
In primo luogo, Adam non è in grado di accettare che la vita sia sofferenza, ma ciò malgrado valga la pena viverla. Qui la logica utilitarista si scontra con il nostro impulso irrazionale alla vita. In realtà, questo dissidio è facile da capire e quindi gestire. La nostra storia biologica è stata guidata dalla trasmissione delle forme che sopravvivono, per cui è ovvio che noi abbiamo implementato un desiderio di stare al mondo del tutto irrazionale. Per far tornare i conti ad Adam, occorrerebbe dotarlo di questo payoff spropositato a favore della vita. E allora Adam, come noi, andrebbe avanti, nonostante Auschwitz.
In secondo luogo, Ad Adam non è stata insegnata l’economia comportamentale di Tversky e Kahneman. In effetti, anche se è una disciplina che ha le sue origini nella svolta cognitiva degli anni Sessanta, di fatto è esplosa negli anni ‘90. Per capire i comportamenti delle persone non bisogna utilizzare la teoria delle decisioni razionali e dei giochi, ma tenere conto dei tanti bias che ci guidano. Di nuovo, bias, che sono probabilmente anch’essi un residuo biologico di adattamento a un ambiente profondamente diverso da quello contemporaneo, cioè la savana africana, in cui abbiamo vissuto per più di centomila anni. Dunque anche questo difetto di Adam, in linea di principio sarebbe emendabile.
In terzo luogo, Adam dice sempre la verità e non è capace di distinguere fra menzogne innocenti o anche utili, e menzogne maligne. McEwan si rifugia nell’ultimo brandello di umanità che trova. Le persone sanno mentire a fin di bene, le macchine no. Certamente nell’inconscio dello scrittore sta l’affermazione di Platone, che i poeti mentono.
McEwan non è un apocalittico, ma certo neanche un integrato. Il mondo pieno di macchine in cui di fatto già viviamo, lo affascina, ma gli fa anche paura. Il suo atteggiamento, in fondo, è abbastanza equilibrato.
Questo è un libro che ci aiuta a capire e governare la profonda transizione che stiamo vivendo.

Follow by Email
Instagram