SCHUMANN e “La musica romantica”

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Robert Schumann (1810-1856) è stato un pianista, compositore e critico musicale.

Tra i brani più celebri, vi sono: gli “Studi Sinfonici”, la “Fantasia Op.17” ed il Concerto per pianoforte e orchestra, “Op.54”.

Ci si soffermerà brevemente su quest’ultimo, per poi passare alle considerazioni musicologiche dell’autore. Il Concerto in questione è un capolavoro, pietra miliare del repertorio pianistico -come, del resto, lo stesso Schumann è stato ascritto ai più influenti musicisti del suo tempo-. Nel 1° Mvt (“Movimento”), vi è una continua esposizione e riproposizione di temi soavi, ricchi di sentimento e passionalità, che trasmettono serenità; paragonabili alla dolcezza del solo Chopin. Il 2° Mvt è più lento e meditativo, nonostante prevalga un tono pacato. Il 3° Mvt, invece, è una vera e propria esplosione di sentimenti di entusiasmo e felicità. Di notevole difficoltà in termini tecnici ed interpretativi, viene spesso eseguito da pianisti della caratura di Martha Argerich, Evgeny Kissin ed Hélène Grimaud.

Nella parte restante del presente articolo, si mostrerà la testimonianza di Schumann, nell’opera “La musica romantica”, in riferimento a Chopin.

Cominciando dai “Preludi”, essi vengono definiti come “schizzi, princìpi di studi o, se si vuole, rovine, penne d’aquila, tutto disposto selvaggiamente e alla rinfusa”. Da una parte, la natura frammentaria e disarticolata di siffatta raccolta è innegabile. Dall’altra, l’unità compositiva è data dalla successione di tonalità sempre diverse. Dal primo all’ultimo, sembra compiersi un percorso di “catabasi” (in riferimento al “Preludio n.24”, contemporaneo alla composizione della “Sonata Op. 35, n.2”).

Riguardo a quest’ultima, prosegue Schumann: “Così comincia, e così finisce: con dissonanze, attraverso dissonanze, nelle dissonanze”. Resta purtuttavia vero che Chopin “rimane fedele a se stesso e ne ha buona ragione”. Il musicista constata la difficoltà consistente nel tentativo di comprendere la musica chopiniana ed il suo andamento quasi sconnesso -sempre, nella Sonata-. Il capolavoro del genio crea -come visto precedentemente- problemi, sul piano ermeneutico; soprattutto, per quanto riguarda l’ultimo movimento. Per Schumann, “questa non è musica”, in quanto -per certi versi- avulsa da qualsivoglia impianto armonico-tonale.

D’altro canto, così afferma, in merito allo Studio “Op.25, n.1”: “Si immagini un’arpa eolia che abbia tutte le gamme sonore, e che la mano di un artista le mescoli in ogni sorta di arabeschi fantastici […] si avrà così press’a poco un’immagine del modo di suonare di Chopin”. Non è un caso che tale Studio sia stato denominato “arpa eolica”, per via delle meravigliose armonie che lo caratterizzano e che ne fanno uno dei massimi capolavori del polacco. Schumann dice -più avanti- che le sensazioni suscitate in lui sono paragonabili a chi “si vede sfuggire una beata immagine apparsa in sogno”. In seguito, si sofferma rapidamente sugli Studi successivi.

Schumann dichiara, tuttavia, di ritenere di maggiore rilievo ed importanza gli “Studi Op.10”.

Il personaggio di Schumann mostra come il talento di un musicista possa afferire non solo alla composizione di Opere, ma anche ad un certo livello di erudizione, ai fini di un’esegesi musicale adeguata all’oggetto della critica.

Invito all’ascolto

  • Concerto per pianoforte e orchestra, “Op.54”

Inteprete: Hélène Grimaud

La pianista in questione è conosciuta in tutto il mondo, per via della sua straordinaria sensibilità. Nelle sue esecuzioni, ricorre a “ottave” e “accordi” particolarmente incisivi, mettendo in risalto le sonorità di “voci interne”.

  • Fantasia “Op.17”

Interprete: Evgeny Kissin

Ricca di melodie soavi e sognanti, ma anche di momenti di straordinario pathos, tale Opera viene suonata in modo notevole dal pianista.

  • Studi Sinfonici “Op.13”

Interprete: Maurizio Pollini

Precedentemente citato, l’irreprensibile pianista italiano affronta quest’opera monumentale, mostrando sensibilità ed estro, nel destreggiarsi in brani di una difficoltà ragguardevole.

  • Sonata “Op.11”, n.1

      Interprete: András Schiff

Tra i maggiori interpreti del repertorio classico, Schiff ci consegna una lettura interessante di tale Sonata, ricca di virtuosismo, in ragione del suo carattere insolito e rivoluzionario.

Stefano Chiesa

Fonte foto: “Zitate.eu”

News Reporter
Milano, 1990. Laureato magistrale e triennale in Filosofia ("Vita-Salute San Raffaele", 110/110, 2014) con un "Erasmus" di un anno presso l'Université "Paris 1/Panthéon-Sorbonne". Ho lavorato come articolista, content creator e intervistatore per "MilanoSud" (2021), "Melegnano Web TV" (2020/21) e "Aracne TV" (2020). Sono stato finalista premiato al premio "Nabokov" (dicembre 2021). Per ogni altra informazione (libri, critica musicale, conferenze tenute, riconoscimenti letterari), ecco il mio sito: "www.stefanochiesascrittore.it" Grazie :D
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