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Come, l’anticipatore dei tempi, considera la SAUDADE

Per Susan Sontag, Machado de Assis, può essere affiancato ai grandi pilatri letterari internazionali: Woody Allen e José Saramago.

Per poter parlare di Machado, molto probabilmente, non basterebbe una vita. Egli è davvero un artista a 360 gradi e, la sua professionalità, sta nel far risultare, al suo pubblico, la semplicità e la leggerezza durante la lettura quando, fondamentalmente, di leggero e semplice non c’è assolutamente nulla. Tanti temi sono a cuore all’artista brasiliano ma due, in particolare, diventeranno il suo PUNTO FISSO a tal punto da tormentarlo:

  • Il problema della genealogia ed il rapporto genitore – figlio / padre – figlio (vedi cap.3 – 11 dell’opera MEMORIE POSTUME DI BRAS CUBAS)
  • Il grande pilastro del commercio degli schiavi brasiliani

Quando, soprattutto noi italiani, pensiamo al Brasile, tendiamo ad associare questa area a qualcosa di idilliaco, soprannaturale, quasi fuori dal comune: un mondo caratterizzato da colori, dai profumi del cibo, dalle feste, dal carnevale (esempio lampante Jorge Amado), dalla libertà… ma non è assolutamente così, o almeno: il Brasile non è solo questo. Noi ne vediamo soltanto una piccola parte e solo la parte superficiale ma: differenze di razza, discriminazione, problemi politici, culturali ed economici hanno da sempre fatto da protagonisti a questo sfondo e, purtroppo, oggi non mancano. Machado de Assis è stato al passo con la modernità anticipando, addirittura, temi forti, profondi, mai affrontati fino ad allora, i quali, successivamente, saranno punto di riferimento per la formazione degli autori successivi. L’innovazione dell’artista la si può vedere attraverso due punti:

  • Le sue origini perché figlio di un umile mulatto imbianchino di origini portoghesi e di una umile azzorrina. Il padre, dopo la morte della moglie, si risposerà con una ulteriore azzorrina: una cuoca
  • Attraverso le sue complicate e profonde opere affronta, senza paura, il tema, appunto,

della schiavitù.

C’è da ricordare che, a partire dal 1550, i portoghesi iniziarono a commercializzare schiavi africani per la lavorazione delle canne da zucchero. In Mesoamerica precolombiana, le forme più comuni di schiavitù, erano quelle dei prigionieri di guerra e dei debitori. Tutti coloro incapaci di ripagare i debiti potevano essere condannati a lavorare come schiavi delle persone dovute fino all’estinzione di essi (debiti). La schiavitù, però, non era ereditaria: i figli degli schiavi nascevano liberi. Nell’Impero Inca, ad esempio, ogni ayllu – famiglia allargata, decideva quale membro della famiglia sacrificare. Il problema della schiavizzazione fa scaturire, in Machado e non solo, la dimensione delle MEMORIE che, a sua volta, richiama il mondo della Saudade. L’artista, però, non è l’unico. C’è un altro autore che parla di Memorie: Jewett. Un inglese, forse irlandese, il quale, all’interno delle sue MEMORIE, un diario di bordo, ricorda un’altra vita: i 28 mesi trascorsi come prigioniero sulle coste del Canada descrivendo in maniera quasi intima e a tratti cruda, il funzionamento del commercio degli schiavi, tutte le torture subite in precedenza con il sequestro e poi con i successivi trattamenti subiti.

Egli può essere definito il Pirandello brasiliano riuscendo a raccontare i diversi momenti della propria vita interiore ed esteriore attraverso la nascita di diversi personaggi (che rappresenteranno egli stesso) e che daranno poi, il titolo, alle sue opere. Ogni personaggio rappresenta un Machado de Assis in una diversa fase della vita e mette in risalto ciò che lo stesso Machado non è riuscito a realizzare nella propria vita diventando, quasi, un tormento: il tema della paternità – il divenire genitore ed il rapporto genitore – figlio.

Machado de Assis nasce il 21 Giugno 1893 e muore il 29 Settembre 1903 in Brasile, a Rio de Janeiro. Egli è un mix di emozioni, sentimenti e stati d’animo che possiamo ripercorrere all’interno dell’opera più grande e forse, più completa dell’artista: MEMORIE POSTUME DI BRAS CUBAS in particolare i primi capitoli: il cap. 3 ed il cap. 11.

Cap.3

Non a caso, il 3° cap. si intitola GENEALOGIA. Qui, Bras, inizia a descrivere la sua origine partendo dai suoi avi. Le origini di Brás Cubas iniziano proprio con la figura di un ragazzo Luis Cubas il quale aveva studiato a Coimbra ed era divenuto un uomo di Stato. Poi cita due zii. Il capostipite della famiglia era bottaio, poi divenne coltivatore e, quando morì, lascio un capitale ed un figlio, appunto Luis Cubas. Poi passa alla descrizione del padre, uomo pieno di immaginazione con una bella personalità, forse soffriva un po’ di superiorità. Brás Cubas spiega perché si chiamasse così: forse, perché, il padre divenne intimo amico di una persona importante Brás Cubas e fondatore di una città.

–              DON CASMURRO: questo personaggio solitario che riesce a creare, in un certo senso, il rapporto padre – figlio, riesce a generare ma poi tutto risulterà quasi un fallimento se così possiamo dire. Il piccolo Ezequiel sarà costretto a lasciare, contro la sua volontà, la sua casa, la sua famiglia per studiare in collegio ritornando alle sue origini soltanto durante i fine settimana. Viene affrontato un altro argomento molto importante: il sentimento dell’amore ma un amore non del tutto convinto e forse perché causato da una promessa che fece la mamma di Bento, Dona Gloria: a causa di un voto fatto anni prima, decise di mandare il figlio in seminario. Capitu, invece, è la vicina di Bento proveniente da una famiglia di bassa classe sociale. Capitu, diversamente da Bentinho, è una ragazza sicura di sé, perspicace e di personalità indipendente. Escobar è il migliore amico di Bentinho che lo ha conosciuto in seminario. La sua amicizia con Capitu genererà in seguito una forte gelosia da parte di Bentinho.

Cap. 11

IL BAMBINO È PADRED DELL’UOMO

Può essere definito il capitolo dei ricordi della prima infanzia. All’interno di questo capitolo, Brás, racconta la propria vita. Visse in una famiglia semplice e normale. Crebbe in modo molto normale e naturale come crescono i gatti e le magnolie e c’è un motivo anche per questa associazione. Come sappiamo, in Machado, nulla è posto a caso e senza un ordine ben schematico. I gatti sono animali selvaggi, non sono addestrati, vivono senza particolari cure e si adattano a qualsiasi ambiente, famiglia, non hanno bisogno di cibo particolare perché si accontentano di ciò che trovano per strada. Le magnolie, sono piante che non hanno bisogno di molte attenzioni, molto resistenti, non hanno bisogno di irrigazioni perché si accontentano delle piogge resistendo persino al gelo. Ricorda che sino all’età di 5 anni viveva col soprannome di “diavoletto” ma ciò non gli dispiaceva. Era consapevole di essere un bimbo molto attivo, irrequieto, monello e testardo. Aveva soltanto 6 anni e rammenta di aver rotto la testa ad una schiava, un giorno, perché gli aveva negato un cucchiaio della crema di cocco che stava preparando. Non contento, aggiunse nella pentola una manciata di cenere e, non contento ancora, corse verso la mamma a raccontare che era stata la donna a rovinare quella crema di cocco. Ricorda Prudêncio, lo schiavetto di casa, che doveva fargli da cavallo. Brás gli legava il mento con uno spago a mo’ di redini, gli montava in groppa e con un bastone in mano che gli fungeva da frusta, lo frustava costringendolo ad andare avanti ed indietro. Poi ricorda ancora che nascondeva il cappello a chi lo andava a trovare, tirava il codino ai galantuomini e dava pizzicotti alle signore. Oltre a rappresentare una personalità irrequieta, Brás, pensò che era sinonimo di una personalità molto forte perché il padre gli dedicava tanta ammirazione e che, anche se davanti alle persone, ogni tanto lo riprendeva, Brás pensava che lo facesse soltanto per formalità. In realtà, di nascosto, lo riempiva di baci. Molto probabilmente, Brás, era molto più legato al padre. Definiva la figura del padre forte ed indipendente. Il padre lo amava molto e lo appoggiava sempre. La madre, una donna molto rigida mentalmente, impartiva al figlio una religione molto ferrea facendolo imparare a memoria preghiere e canti. In questo modo, Brás, non faceva altro che distaccarsi dalla religione guardandola anche con aria sospetta senza poi capire nulla di quelle preghiere percependole soltanto come lamenti. Racconta anche che quelle preghiere lo governavano e quasi lo irritavano e le buone abitudini finivano per scomparire. La figura della madre era molto debole e fragile con poco cervello ma tanto cuore, era una casalinga bella e semplice che aveva paura delle reazioni quasi violente, che improvvisamente sprigionavano dal marito. Dunque, Brás, racconta che da questo mix scaturisce la sua educazione non perfetta e lineare, ma a tratti ribelle, confusionaria e violenta. Poi passa alla descrizione degli zii in particolare due: Joao era educato, istruito e con un dialogo sciolto e trascorreva i giorni a raccontare aneddoti e storie a tratti vere, a tratti inventati e poi uno zio canonico meno istruito e con intelligenza minima. Poi passa alla descrizione delle zie. B. termina il capitolo paragonando questo miscuglio dell’ambiente allo strame, erbe secche e paglia che servono come lettiera per il bestiame dicendo: “Da questo strame nacque questo fiore”.

Elemento in comunque alle opere di Machado de Assis in particolare a MEMORIE POSTUME DI BRAS CUBAS, DON CASMURRO E MEMORIAL DE AIRES è: il concetto, del meraviglioso mondo della SAUDADE.

Una prima esistenza di Saudade la ritroviamo nella Spagna medievale. La Saudade è intraducibile e, per chi non è portoghese o si approccia ad un primo incontro con siffatta dimensione, risulta ancora più complessa la comprensione. È l’espressione che contraddistingue la cultura portoghese dalle altre ed è quell’elemento, quel concetto, che rende grande la cultura portoghese rispetto alle altre. In tutte le lingue, esistono dei termini intraducibili singolarmente. Si può capire quel termine nel senso, nel contesto, nell’dea, ma non esiste un significato letterale; questo perché esistono termini che appartengono solo ed esclusivamente alla lingua di origine. Fra queste parole speciali ne fa parte anche la parola SAUDADE. Il popolo di cultura portoghese ha un tempo ed uno spazio infiniti. Esso è molto legato al proprio passato, alla propria storia, alle proprie radici, alla propria essenza, al cuore profondo della propria creazione. La Saudade rappresenta il loro rifugio. Questa è la parola che li contraddistingue dalle altre culture: rappresenta il sogno, il destino, il tempo, una serie di elementi ambigui e vasti che neanche loro sono in grado di tradurre in parole specifiche. Edoardo de Laurenco, primo filosofo e letterato ad occuparsi dello studio del significato del termine nella MITOLOGIA DELLA SAUDAD scrive “La Saudade è il blasone (lo stemma) della sensibilità portoghese”. Il blasone, oltre a rappresentare il significato classico, stemma di una famiglia nobile, rappresenta anche ciò che riassume un proposito di vita. Esistono tante definizioni all’interno dei dizionari ma nessuna è davvero esauriente e completa. Possiamo dire che la Saudade si basa su due punti fondamentali, due grandi momenti storici importanti e che rappresentano i pilastri della storia del Portogallo:

1.            Fine 500

2.            Fine 800

Può essere definito un significato in via di sviluppo e per questo, secondo molti studiosi della lingua e della storia portoghese, non è importante il significato letterale del termine ma il mondo che gira intorno alla Saudade e dunque il ripercorrere il percorso che c’è fra i mondi paralleli:

–              Storia della parola

–              Storia del Portogallo

Definizione moderna di Saudade:

Sentimento più o meno malinconico legato nel ricordo alla privazione di una presenza di qualcosa o qualcuno, di allontanamento da un posto o da una cosa o all’essenza di certe esperienze e determinati piaceri già vissuti e considerati un bene desiderabile.

La Saudade non è né malinconia né nostalgia perché la malinconia guarda al passato come definitivamente passato e la nostalgia ricorda un passato specifico come un luogo, una persona, un oggetto, che può riemergere nel presente.

Esiste però, anche un altro significato della parola Saudade proveniente dall’arabo. Nella lingua araba ci sono 3 espressioni che hanno un significato profondamente malinconico e che, letteralmente, significano sangue pesto e nero dentro al cuore. In medicina as – saudà indica una malattia di fegato. Dunque: SAUDADE = QUALCOSA DI INDEFINITO.

La Saudade di Machado la ritroviamo in vari punti dei suoi romanzi e sarebbe legata alla genealogia titolo del terzo capitolo di Memorie Postume di Brás Cubas o al figlio perduto di Bentinho il quale muore tragicamente. Dunque, per Machado, la Saudade rappresenta il SENTIMENTO DELLE ROVINE, la presenza dell’ASSENZA.

Le opere di Machado non sono opere d’amore ma parlano d’amore.

Nella vasta ed importante produzione di Machado, compaiono tanti elementi dei quali, l’autore, se ne serve. Elementi utilizzati, prima di lui, da personaggi di grande calibro letterario es:

•             Elemento importante nella produzione letteraria di Machado è il SOGNO, aspetto, però, non nuovo nella letteratura soprattutto dell’America Latina e soprattutto dell’Argentina. Infatti, la dimensione del sogno, compare con la figura di Borges, scrittore, poeta, saggista, traduttore, filosofo ed accademico argentino. Egli, nel suo LIBRO DEI SOGNI, racconta tanti esempi letterari del sognare. Fa una differenza fra scrittori che sanno sognare e scrittori che non sanno sognare. Ad esempio, vi troviamo l’elemento della tigre, molto caratteristico e molto simbolico e continuamente presente. Questo rappresenta un elemento di minaccia: “Nel sogno io vedo la tigre, dunque, non ho paura al contrario – provo paura e dunque vedo la tigre”.

•             Essendo che Memorie Postume di Brás Cubas ha avuto diverse edizioni, importante è il prologo alla terza (edizione): capiamo che è un romanzo della DECOMPOSIZIONE. Egli racconta il disfacimento delle cose, della decomposizione. Importante non è quello che accade ma perché è accaduto, perché si è verificato e qual è stato l’elemento cardine che ha permesso l’accadersi di ciò.

•             Altro elemento importante è che il romanzo machadiano non è un romanzo classico ma, possiamo dire capovolto: abbandona la classica idea di romanzo per ricreare la creatività. Egli parte dalla fine, dall’essere disteso: “Sono spirato alle 2 del pomeriggio di un venerdì di Agosto a Rio”.

«Al verme che per primo ha corroso le fredde carni del mio cadavere dedico come caro ricordo queste Memorie Postume» – recita la dedica dell’autore di questo romanzo.

Molto apprezzato da Saramago, Woody Allen, Susan Sontag e Dave Eggers, questo romanzo può essere accostato ad altri grandi classici in altre lingue. Difatti, analogie sono state sollevate con Tristram Shandy di Laurence Sterne, per fare un esempio, e viene in mente, anche con una certa insistenza, La coscienza di Zeno di Italo Svevo. Daniele Petruccioli, il traduttore delle Memorie Postume di Brás Cubas, traduce da molti anni e con ottimi risultati. Per il traduttore, Machado de Assis, per ragioni storiche, letterarie, temporali, resta il punto più alto della letteratura brasiliana ottocentesca. Machado de Assis, formatosi da autodidatta perché troppo povero per studiare, era culturalmente un onnivoro vorace.

•             MEMORIE POSTUME DI BRÁS CUBAS = 160 capitoli tutti brevi e salti temporali. Parla molto dell’editoria, dello scrivere romanzi, della comunicazione con il lettore e del rapporto da creare. Questo romanzo può essere definito romanzo metà letterario (non è il primo perché il primo a sperimentare ciò fu Sterne). Machado si prende molto gioco di sé stesso, della società, rivolgendosi ai lettori in maniera sempre molto ironica (tratto caratteristico di Machado) e forse, uno dei tratti più moderni. Capitoli importanti: CAP. SUL DIFETTO DEL LIBRO – Machado dice: “Il difetto peggiore del libro, lettori: siete voi. Avete fretta di invecchiare mentre il libro cammina lento”. CAP. DOPO LA MORTE DELLA MADRE all’interno del quale c’è un’illuminazione. Sembra una poesia concreta. Cosa importante = questi capitoli erano pubblicati a puntate. Ciò significa che, il lettore, oggi, terminato un capitolo, subito può scorrere a quello successivo; prima, invece, una volta terminato il capitolo, doveva attendere in quello stesso luogo, il fine settimana successivo se non, addirittura, due settimane dopo. Perché Memorie Postume? Avrebbe potuto scrivere benissimo un’autobiografia di un personaggio immaginario, invece immagina che questa figura sia già morta. Questo ha forse un legame con la politica del tempo – magari come quel mondo fosse morto perché deve iniziare un nuovo Impero brasiliano? È come se, in un certo senso, si andasse verso quello che, lo stesso Machado, descrive come un paese giovane. C’è da dire che, il personaggio di Brás Cubas, copre entrambi gli Imperi: nasce, infatti, durante l’Impero portoghese (17 anni) durante la proclamazione dell’Indipendenza brasiliana. Quando Machado compone quest’opera vige ancora la schiavitù. Alla fine, Brás, fa un bilancio dei suoi difetti e dei suoi pregi mettendo, questi due mondi, alla pari, perché dice di non aver messo al Mondo un altro essere come lui. Il finale dell’opera letteraria è molto filosofico. Memorie Postume esce in Brasile nel 1881 stesso anno di uscita de I Malavoglia in Italia del Verga. E c’è molto di Pirandello nell’opera brasiliana:

o             Il tema della iella

o             La filosofia

o             I costumi

o             I tanti personaggi ma fondamentalmente il personaggio è lo stesso

Machado piace perché è vero, reale e, ciò che lui non ha vissuto non inventa o racconta, proprio come il cap. 136: Inutilità o, ancora, il cap. 139: una intera pagina riempita da puntini che subito riprende a spiegare nel capitolo successivo.

MEMORIAL DE AIRES: è l’ultima opera di Machado e pubblicato nel medesimo anno della sua morte e quella, secondo gli studiosi, più vicina alla vita dello scrittore. È un romanzo – diario e rappresenta la società brasiliana nel 19° secolo. Qua, l’artista,  affronta fatti storici molto importanti. Può essere una possibile continuazione di Esaú e Jacó poiché il protagonista Aires partecipando attivamente a tutto ciò che accade, annota tutto su di un taccuino. Qui, il tema principale è la vecchiaia. La Donna, elemento fondamentale e cardine delle opere letterarie machadiane, quell’elemento che crea movimento, onda nelle sue opere, quella figura forte, indipendente, forte, decisa, adesso: invecchia. I due protagonisti Fidélia e Tristão partiranno andando a vivere in Portogallo perché soffrono a causa della separazione dalla figlia. Il libro è un mix di incontri borghesi in ambienti un po’ noiosi. Tutta la narrazione non ha nulla di particolare soltanto alla fine, Machado, porta a riflettere il lettore sulla morte.

Dunque, Machado può essere definito:

  • il nuovo Pirandello come precedentemente detto per la creazione di più personaggi ma, per essere sempre lo stesso autore. Memorie Postume di B. Cubas e Don Casmurro possono essere definiti gli Uno, Nessuno e Centomila brasiliani
  • l’ Italo Svevo ed il Freud brasiliano per lo scovare all’interno dell’animo umano (vedi i racconti O Espelho, Uns Brasos e O Alienista)
  • il Verga brasiliano per diversi motivi:
  • l’opera de i Malavoglia uscirá in Italia nel 1881 e nel medesimo anno uscirà, in Brasile, Memorie Postume di B. Cubas
  • la Provvidenza dei Malavoglia sarà la Saudade di Machado
  • la voglia in entrambe le opere di riscatto, libertà che, con B. Cubas, avverrà in maniera molto forte e profonda: egli dovrà morire per realizzare quella libertà, alla quale, da tempo, aspirava

News Reporter
Poetessa italiana riconosciuta internazionalmente soprattutto in Medio Oriente, è nata a Pollena Trocchia ed cresciuta fra Trecase e Torre del Greco. Ha pubblicato due raccolte poetiche (Magia d'Amore - PUNTO, Oltre l'Orizzonte) e due storie (La Cripta dei desideri - Ombre allo Specchio). E' membro WNWU (Membro dell'Unione Mondiale degli Scrittori Nazionali del Kazakistan). Fra i vari riconoscimenti ricevuti in ambito culturale ed umanitario: CERTIFICATO DI APPROVAZIONE per i suoi benedetti sforzi al servizio del movimento culturale (rilasciato dal Medio Oriente), CERTIFICATO DI REALIZZAZIONE per la dedizione alla Cultura e all'Umanità (rilasciato dalla città di Craiova - Romania). Le sue poesie sono state tradotte in 21 lingue, altre sono in corso di traduzione ...
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