INTERVISTA A GAETANO CIRAULO (1999): da pianista concertista a ingegnere gestionale

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1) Parlaci di te: come hai iniziato a suonare? Quali sono i primi ricordi?

Ho 22 anni, nessuno nella mia famiglia ha studiato musica: ho iniziato a suonare “relativamente tardi” (a 11 anni), ma da subito l’ho “presa” sul serio.
Ricordo che sin dall’inizio studiavo circa 2 ore al giorno ed ero molto curioso, ogni settimana non vedevo l’ora di ritornare a lezione e imparare qualcosa di nuovo.      
Il momento più bello era sicuramente quando, con il Maestro, si decideva il nuovo repertorio da affrontare durante l’anno e un po’ (come penso per tutti), il fatto che venisse scelto un pezzo più “difficile” era un segno che si stava acquisendo fiducia!                         

Un altro ricordo che ho, è che suonavo tante ore, senza neanche accorgermi che si fosse fatto tardi: non ho mai guardato l’orologio; studiando musica, il mio tempo scorreva con il metronomo!           
           
Infine, devo molto ai miei genitori, che mi hanno sempre incoraggiato a credere in ciò che facevo: mio padre mi ha accompagnato in ogni viaggio, quando partecipavo ai concorsi o andavo a lezione fuori; non è banale avere questa fortuna, e auguro a tutti i giovani di avere accanto delle persone che credano in loro!

2) Quali autori pianistici preferisci? Il pezzo che ami di più? Come pianisti attualmente viventi, invece?

In realtà, dipende molto dal periodo, a volte ascolto uno stesso pezzo tantissime volte nel giro di pochi giorni. Ultimamente, Gershwin e Rachmaninov: sono due autori che riescono ad emozionare, anche con ritmi e armonie non convenzionali.                                                       
Per il resto, nella mia “Top-Three” metterei Liszt, Ravel e Beethoven.
Il mio brano preferito è il “Soireé de Vienne n°6” di Liszt-Schubert: l’ho studiato e spero, un giorno, di avere il piacere di suonarlo in concerto!

Un aspetto bizzarro è che, ogni volta che inizio a studiare un pezzo che prima desideravo suonare, dopo una fase iniziale di ascolto delle grandi incisioni per ispirarmi nella mia interpretazione, smetto di ascoltarlo: ecco, con questo pezzo, invece, non ho mai smesso.

Premesso che, nel panorama pianistico, il numero di solisti di alto livello è molto elevato e sempre crescente in ogni angolo della terra, anche qui mi permetto di stilare una “Top-Three”, solo a scopo riassuntivo: Sokolov, Kissin e Zimerman.

3) So che stai completando un percorso di Laurea Magistrale in Ingegneria: come giustifichi la scelta del “binomio Ingegneria-Musica”?

In realtà, all’inizio, ho deciso di cominciare l’università, vedendola come una naturale prosecuzione degli studi liceali. Man mano, con l’andare avanti dei primi anni e, forse, rendendomi conto di quanto fosse complesso e aleatorio riuscire nella carriera da solista (che era la mia aspirazione), non ho avuto il “coraggio” di concentrarmi solo su di essa: è stata la scelta più difficile della mia vita, fino adesso.

Tuttavia, sono contento della facoltà che studio (Ingegneria Gestionale) e del mio lavoro e penso che, anche se quello della musica e quello dell’ingegneria possono apparentemente sembrare due mondi completamente diversi, ci sia molta affinità con il mestiere dell’interprete. Dico questo perché credo che, dietro lo studio del grande repertorio pianistico, ci sia (prima del lato interpretativo) un’analisi molto organizzata, metodica e disciplinata, tipica del sapere scientifico.

4) Quanto rimarrà in te l’essenza del pianoforte? Pensi sempre? Ultimi progetti e progetti futuri?

Penso che la musica mi abbia insegnato molto e, se ho raggiunto qualche piccolo risultato anche in altri campi, non sarebbe stato così, se non avessi avuto l’onore di studiare questa Arte. Ogni volta che lascio per un periodo di uno o due mesi il pianoforte, mi viene molto semplice riprendere a suonare: questo è il segno che è valido l’antico proverbio “Impara l’arte e mettila da parte”.

Ultimamente, ho avuto il piacere di ritornare a suonare in concerto, dopo ben 2 anni e mezzo, presso l’Aula Magna “G. Agnelli” del Politecnico di Torino (la mia università): devo dire che ero molto felice di poter condividere ciò che ho sempre amato fare davanti a un nuovo pubblico. In quest’ottica, mi è venuto molto naturale esprimere al meglio la mia passione ed affrontare la famosa “ansia da concerto”.

Attualmente, anche se con qualche difficoltà, cerco di ritagliarmi delle ore (di solito, la sera, dopo il lavoro) per suonare il piano. La cosa più bella è che studio pezzi che prima non studiavo, perché ritenevo “semplici” o non adatti al mondo dei concorsi: è stata una grande scoperta.

Il mio sogno nel cassetto sarebbe quello di suonare con l’orchestra la celeberrima “Rhapsody in Blue” di Gershwin, un capolavoro di rara bellezza che ho avuto il piacere di studiare!

Gaetano Ciraulo esegue Ravel, “Ondine” (tratto da “Gaspard de la nuit”), all’età di soli 17 anni. Il presente brano viene ritenuto universalmente tra i più complessi in assoluto della letteratura pianistica:

Stefano Chiesa

News Reporter
Milano, 1990. Laureato magistrale e triennale in Filosofia ("Vita-Salute San Raffaele", 110/110, 2014) con un "Erasmus" di un anno presso l'Université "Paris 1/Panthéon-Sorbonne". Ho lavorato come articolista, content creator e intervistatore per "MilanoSud" (2021), "Melegnano Web TV" (2020/21) e "Aracne TV" (2020). Sono stato finalista premiato al premio "Nabokov" (dicembre 2021). Per ogni altra informazione (libri, critica musicale, conferenze tenute, riconoscimenti letterari), ecco il mio sito: "www.stefanochiesascrittore.it" Grazie :D

1 thought on “INTERVISTA A GAETANO CIRAULO (1999): da pianista concertista a ingegnere gestionale

  1. Sei Grande e sei un talento Gaetano, anche se sei piccolo di eta’, ho sempre creduto in te e nelle cose che fai.

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