“SHINE”: tra pianoforte e “follia” – Recensione

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Il film è a carattere biografico, in merito alla vita di David Helfgott, pianista australiano, ancora oggi esistente. Premio “Oscar” a Geoffrey Rush, come “miglior attore protagonista”, nel 1996.

La figura del padre risulta dominante per tutto il corso della vicenda. Un padre possessivo, che pretende il meglio dal figlio, stimolandolo il più possibile nella musica pianistica: vuole che David diventi un pianista di un tale livello, da poter affrontare il 3° Concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, da molti ritenuto in assoluto il più complesso (insieme al 2° di Brahms).

L’intero film è pervaso dall’approccio morboso e ossessionante che David, talento precoce, mostra nei confronti dello strumento. Il suo primo insegnante ritiene che sia troppo presto per fargli affrontare Rachmaninov, per via della passionalità dell’autore. Passa del tempo, finché David ottiene una borsa di studio presso la prestigiosa “Royal College of Music” di Londra. Appena il padre lo viene a sapere, strappa la lettera ricevuta e proibisce severamente al figlio di andarci. Ciononostante, dopo liti esasperate e furiose (in cui il padre ricorre, addirittura, alla violenza fisica), David parte per Londra e si decide a volersi perfezionare, per poter eseguire quel capolavoro di Rachmaninov.

Rimane purtuttavia vero che quest’ultima aspirazione è stata fortemente esasperata dal padre, che l’ha portata alle estreme conseguenze, causando seri problemi psicologici nella mente di David. Quest’ultimo, nell’alloggio londinese, riesce a realizzare il suo sogno: viene selezionato tra i finalisti del suo Conservatorio, per interpretare il 3° Concerto. Alloggiato da solo, si trascura notevolmente e mostra (allo spettatore) di non essere nelle condizioni psicofisiche per raggiungere l’indipendenza dalla famiglia.

Arriva il momento del suo tanto bramato concerto, durante la cui esecuzione il padre si commuove, ascoltandolo da casa. Tuttavia, la tensione psichica accumulata da David è tale da procurargli un collasso nervoso e crollare a terra, al termine dell’esibizione, davanti al pubblico.

Segue una scena in cui gli viene somministrato un elettroshock. Immediatamente dopo il concerto, David si trova in una clinica psichiatrica, in cui viene curato per via del senso di estraneità che prova, nei confronti della realtà: la musica lo ha assorbito totalmente, a tal punto da danneggiarne la salute. A saperlo è la sorella, che viene a trovarlo.

A partire da questo momento, la salute mentale di David rimarrà irrimediabilmente compromessa. Il pianista non farà altro che ripetere a se stesso gli insegnamenti distorti che il padre gli ha voluto trasmettere: il fatto di voler sempre primeggiare sul prossimo, fino a “schiacciarlo come delle cavallette”.

Nell’ultima parte del film, David incontra un’astrologa di nome Gillian, di cui si innamora. I due si sposano e, dal fecondo contatto, David ritorna ad esibirsi ad alti livelli, davanti al grande pubblico, suonando “La campanella” di Liszt, brano di difficoltà tecnica trascendentale.

Il film si conclude con i due coniugi che si trovano presso il cimitero dov’è stato sepolto il padre di David. Quest’ultimo dice di essere sconvolto e incredulo ma ora, grazie alla moglie, la sua vita ha preso una “svolta” diversa.

Come riflessioni finali, occorre appellarsi alle riflessioni “centrali”: la figura del padre di David è presente, in modo ridondante e imponente, per buona parte del film. In un certo senso, approfitta del fatto che il figlio sia estremamente remissivo, per imporsi su di lui. Da un lato, David raggiunge la sua autonomia, per via della decisione in merito al viaggio per Londra; dall’altro, ha voluto assecondare il padre, per quanto riguarda le sue scelte artistiche (suonare proprio il 3° Concerto di Rachmaninov). A tale proposito, viene enfatizzata una scena in cui la preparazione ossessionante e denotativa di abnegazione, per il concerto, si svolge, a Londra, sulla base degli insegnamenti che il professore del Conservatorio impartisce a David.

Il rapporto tra padre e figlio rimane irrisolto, per quanto il primo dimostri di nutrire del risentimento per il secondo, nonostante la sua (del secondo) malattia.

Ciononostante, il pianista è “ritrovato”: perdona il padre defunto e ricomincia la sua attività.

Ancora oggi, suona con regolarità ed è acclamato dalle folle, per via della sua storia travagliata e ricca di colpi di “scena”.

Stefano Chiesa

Copertina: tratta da “www.film.at”

Fonte video: “Jean Sébastien Mazzarino”(canale YouTube)

Il “realmente esistente” David Helfgott suona “Il volo del calabrone” in occasione di una notte degli “Oscar”: https://www.youtube.com/watch?v=2HYE7jgOQPI

News Reporter
Milano, 1990. Laureato magistrale e triennale in Filosofia ("Vita-Salute San Raffaele", 110/110, 2014) con un "Erasmus" di un anno presso l'Université "Paris 1/Panthéon-Sorbonne". Ho lavorato come articolista, content creator e intervistatore per "MilanoSud" (2021), "Melegnano Web TV" (2020/21) e "Aracne TV" (2020). Sono stato finalista premiato al premio "Nabokov" (dicembre 2021). Per ogni altra informazione (libri, critica musicale, conferenze tenute, riconoscimenti letterari), ecco il mio sito: "www.stefanochiesascrittore.it" Grazie :D
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