
Pubblicata per la prima volta nel 2001 da Sperling & Kupfer, quest’opera – forse una delle meno conosciute di Baldini – è stata ristampata in tempi più recente da Fernandel (2017).
“Tre mani nel buio” raccoglie tre romanzi brevi accomunati dall’ambientazione (la provincia italiana in generale, e il ravennate in particolare) e da personaggi ricorrenti, in primis il commissario Righetti e il comandante Cardona.
Il volume non appartiene al filone «folk-horror» della sua produzione (ci sono solo fugaci allusioni al folklore), ma racchiude storie di ordinaria follia che hanno proprio nella «malattia» (fisica o mentale) il filo conduttore e la ragione d’essere.
Una caldissima estate – il primo romanzo (il più lungo e il più inquietante) muove da uno scontro fra pescatori locali per il monopolio del commercio ittico per virare poi verso questioni ben più sottili e diaboliche. Qui faremo la conoscenza del commissario Righetti e della sua bella famigliola.
Un trapano in testa – decisamente il più splatter dei tre (come si evince dal titolo). Il comandante Cardona sfrutterà una delle sue debolezze – un cronico mal di testa con aura – per risolvere un duplice delitto particolarmente efferato.
Qualcuno nel buio – il corpo di una ragazzina viene ritrovato, privo di vita, in una radura. Non sarà tanto il comandante Cardona, ma la sua sorellina – affetta da una grave forma di depressione – a effettuare i balzi logici necessari per l’individuazione del colpevole.
Ho una tale stima nelle qualità di Baldini, che da lui mi aspetto solo libri grandiosi. “Tre mani nel buio” mi è piaciuto molto – lo consiglio caldamente agli appassionati del giallo classico – ma lo colloco uno o due gradini sotto le sue opere migliori.