1° classicata per la narrativa edita – Premio Nabokov 20224

Il giglio d’acqua mi ha preso per mano fin dalla prima pagina e non mi ha più lasciata andare. Ada e Nancy non sono solo due personaggi: sono due ragazze che corrono scalze nella polvere rossa della Bolivia, con un patto scritto col sangue e custodito nel cuore. Anni dopo, quel patto torna a bussare—nella pancia di Paula, adolescente incinta e smarrita, figlia di entrambe più per amore che per biologia. Ivana Librici scrive con una delicatezza rara, quasi stesse sussurrando una storia vera, quella che ti racconta un’amica davanti a una tazza di tè bollente. Le sue descrizioni non sono solo visive: senti l’umidità della foresta, il profumo del pane appena sfornato, il peso del silenzio dopo una bugia. E poi c’è quel prete—ombra lunga di un passato nazista—che sembra uscito da un romanzo di García Márquez, ma con i piedi ben piantati nella storia vera dell’America Latina. Ma al centro di tutto c’è l’amicizia femminile: non idealizzata, non perfetta, ma tenace come una radice che spacca il cemento. Leggendo, mi sono chiesta più volte: chi è davvero mia sorella? Quella con cui condivido il sangue… o quella con cui ho condiviso i sogni, le paure, i segreti?
Questo libro non si legge: si vive. E quando finisce, ti lascia con una domanda sospesa nell’aria—e con il cuore un po’ più leggero, come se anche tu avessi ritrovato qualcosa che credevi perduto.
Lucia
