1° classificata – Premio Nabokov Crime 2024

“Il sangue non mente” di Cinzia Bomoll è un giallo che scava ben oltre il crimine: si infila nelle pieghe delle famiglie, nei silenzi che pesano più delle parole, nei segreti che si tramandano come eredità dolorose. Al centro c’è Nives Bonora, ispettrice di polizia con un passato incrinato e un presente che vacilla tra indagini su un serial killer e la scoperta di una verità familiare sconvolgente. La scrittura è nervosa, sincopata, quasi cinematografica: i dialoghi scattano come schiaffi, le scene si susseguono con ritmo serrato, ma senza mai perdere di vista l’interiorità dei personaggi. Bomoll non si limita a costruire un caso poliziesco; intreccia con maestria temi esistenziali – identità, abbandono, maternità – e li fa respirare dentro una trama che tiene incollati fino all’ultima pagina. I riferimenti letterari non sono citazioni colte, ma affiorano con naturalezza: da Pavese a Dostoevskij, passando per le canzoni degli Smiths o i CCCP, la cultura diventa tessuto emotivo, non orpello. Quel che colpisce è la profondità con cui l’autrice racconta il disagio femminile, le ferite invisibili, la fatica di chi cerca giustizia fuori mentre dentro combatte con fantasmi mai sepolti. Nives non è un’eroina perfetta: è fragile, testarda, a volte sbaglia, e proprio per questo risulta vera. Un romanzo che non si legge, si vive – con il fiato corto e il cuore in gola.
Silvia
