
Ansia e irritabilità, compromissione delle relazioni sociali, cambio di umore, nervosismo, inquietudine, insonnia, stanchezza e debolezza, scarsa concentrazione, perdita di interesse o ritiro dalle attività abituali, modifica repentina delle abitudini alimentari e cambiamenti di peso.
Paolo Siani nel suo Cyberbullismo – Piccolo manuale per proteggere e guidare la generazione digitale (Giannini Editore), ci dice che tutti questi sintomi sono attribuibili a un uso distorto del web da parte dei ragazzi.
Quello di Paolo Siani si può considerare una guida pratica per genitori (e non soltanto) alle prese con ragazzi sempre più digitali che, molto spesso, ne sanno più degli adulti di riferimento. È un piccolo manuale che non lesina dati statistici e studi che riportano elementi, secondo me, terrificanti. Solo un paio di esempi […] Il 35% dei genitori di bambini tra 0 e 2 anni delega ai device il compito di intrattenere i propri figli, ad esempio con la lettura di fiabe, percentuale che arriva all’80% nella fascia 3-5 anni […] o ancora […] Nella fascia di età 0-2 anni il 72% degli intervistati ha dichiarato di chattare, guardare video, lavorare online mentre allatta o dà da mangiare al bambino […]
Leggendo Cyberbullismo non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa stiamo facendo alle nuove generazioni. Chiaramente non è possibile tornare indietro ed è sbagliato demonizzare la tecnologia perché non è la tecnologia a essere sbagliata, lo è il modo in cui la usiamo lasciando spesso i nostri figli alla mercé di un mondo (quello di internet) in cui l’unica verità è “ciò che pubblichi su internet resta su internet” probabilmente per sempre. Ed è proprio in questa verità che si trova la differenza tra bullismo e cyberbullismo: il bullismo viene esercitato principalmente in un ambiente ristretto, come quello della scuola, da qualcuno che si conosce; il cyberbullismo, al contrario, ha come platea il mondo e, insulti e cattiverie, arrivano dai cosiddetti “leoni da tastiera”, persone che si nascondono dietro l’anonimato per assumere comportamenti aggressivi e offensivi.
Tre parole che dovremmo conoscere tutti:
- Hikikomori: termine giapponese che indica la reclusione volontaria dal mondo esterno, anche per anni. Per lo più si tratta di ragazzi vittima di bullismo e cyberbullismo che per difendersi si nascondono. In Italia ne sono registrati circa 100.000 tra i 13 e i 25 anni (non è anche questo un dato terrificante?)
- Sexting: l’atto di comunicare elettronicamente messaggi o immagini sessualmente espliciti
- Grooming: tecnica psicologica utilizzata per l’adescamento di minori in rete
È importante che gli adulti, non nativi digitali, leggano questo vademecum del “genitore consapevole”, affinché non soltanto possano riconoscere i sintomi del cyberbullismo ma, soprattutto, insegnare ai ragazzi a utilizzare la tecnologia senza diventarne schiavi, evitando errori che possano compromettere il loro corretto sviluppo mentale, sociale e affettivo.
Paolo Siani pediatra, è primario di pediatria all’ospedale Santobono di Napoli, è stato parlamentare nella 18 legislatura e vice presidente della commissione bicamerale infanzia e adolescenza, è stato presidente
dell’associazione culturale pediatri. Fa parte del consiglio direttivo della fondazione Giancarlo Siani ed
è il responsabile del tavolo infanzia del Comune di Napoli.
- Cyberbullismo – ISBN: 9788869063855 – Giannini Editore – Prezzo € 6,00