Angela Ada Mantella, “21 ARCANI EROTICI E DEL MATTO ALTRI CANTI”
Febbraio 22, 2025Online il nuovo bando: www.premionabokov.com
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Non è facile comprendere che cosa stia succedendo a livello internazionale. La sensazione forte è che i tre leader più importanti, cioè Putin, Trump e Xi Jinping stiano tentando di tornare alla politica delle zone di influenza, che ha dominato la storia europea e mondiale per buona parte dell’800 e del Novecento. In molti paesi meno importanti si sono formati partiti con un sentire simile. Per una grande potenza si parlerà di una zona di influenza, per un paese medio di sovranismo. Marx giustamente diceva che la storia si ripete simile due volte, la prima come tragedia e la seconda come farsa. E questo è uno di quei casi, probabilmente. È evidente che Trump è soprattutto un pagliaccio e Putin e Xi Jinping dei filibustieri che sperano di approfittare della situazione. Tutti continuano a parlar male del libro del grande politologo Fukuyama sulla fine della storia, ma raramente si è capito bene il punto. Fukuyama ci spiega che tutte le forme passate di teleologia della storia, da quelle cicliche degli antichi a quelle messianiche del cristianesimo e del comunismo, hanno perso di senso. Non solo, abbiamo scoperto che una società basata sulla scienza, la tecnologia, la ricerca, la democrazia, la libertà e il commercio è il miglior sistema di vita per le persone. Questo non significa che non torneranno tempi bui. Può succedere, ma ormai i termini del problema sono chiari. Il tentativo delle grandi potenze e dei sovranisti di tornare al passato è una farsa. Magari è una farsa che riuscirà nel suo intento per un periodo, e che porterà grandi dolori, ma resta qualcosa che non ha futuro.
Note di cronaca (Villaggio Maori Edizioni, 2024) è un libro che fa riflettere. L’autore è Stefano Corradino, giornalista di Rai News 24 e musicista. Una passione, la sua, dichiarata nel sottotitolo del libro: Sette storie vere in musica. Nell’opera di Corradino si…
Ho terminato ieri uno dei libri più osannati della passata stagione letteraria (recentemente i lettori di Goodreads lo hanno proclamato come miglior thriller dell’anno). Mi è piaciuto? Molto. Lo consiglierei a un pubblico eterogeneo? Sicuramente sì (non solo ai fan della crime fiction). Mi ha sedotto, incantato, rapito, inchiodato alle pagine? Uhm… a quest’ultimo interrogativo non so cosa rispondere. Forse più no che sì. Quasi tutte le recensioni che ho letto sul web dipingono «Il dio dei boschi» come la quintessenza del thriller mozzafiato: quel libro capace di catturarti fin dalle prime pagine e costringerti a una lettura compulsiva. Ecco, sotto questo punto di vista, il romanzo di Liz Moore si è rivelato completamente diverso dalle aspettative che mi ero creato. In nessuna sessione di lettura credo di essere andato oltre le trenta pagine consecutive. Non perché sia brutto o pesante – tutt’altro! – ma perché è più un libro da centellinare che da divorare. Anche se la scomparsa di una ragazzina (in circostanze a dir poco misteriose) innesca un meccanismo narrativo fatto di rivelazioni progressive, indagini investigative e colpi di scena, la prosa della Moore – elegante, raffinata, ma anche parecchio densa – non si presta a una lettura tanto vorace e immediata. L’autrice americana ama molto indugiare in descrizioni naturalistiche, in rappresentazioni di dinamiche familiari e conflitti sociali, in riflessioni di carattere morale, filosofico, antropologico. L’etichetta di «page-turner» è dunque abbastanza fuorviante (almeno a mia opinione) ed è anche piuttosto riduttiva in considerazione della qualità letteraria dell’opera. Leggerò senz’altro altri romanzi di questa scrittrice… e ora che so cosa devo aspettarmi ne ricaverò un piacere persino maggiore!
Anna Achmatova, by Nathan Altman, 1914 Io crebbi in un silenzio arabescato, in un’ariosa stanza del nuovo secolo. Non mi era cara la voce dell’uomo, ma comprendevo quella del vento. Amavo la lappola e l’ortica, e più di ogni altro un salice d’argento….
Diderot è (con Zola) l’unico gigante della letteratura francese di cui – almeno fino a ieri – non avevo mai letto nulla. Mentre la copia di «Teresa Raquin» di Zola è ancora intonsa – ma lancia potenti richiami dallo scaffale dei classici – «L’uccello bianco» di Denis Diderot è già stato letto e metabolizzato (a dire il vero, un po’ a fatica). Si tratta di un’opera minore – ben poco rappresentativa della cultura enciclopedica e del talento dell’autore – ascrivibile al genere del romanzo libertino, ovvero un racconto «blu» (col termine di «conte bleu» s’intendeva un’operetta dal contenuto licenzioso o eversivo diffusa clandestinamente o pubblicata in forma anonima). In questa allusiva favoletta di 80 pagine, si narra della prodigiosa trasformazione del figlio dell’imperatore giapponese in un bellissimo uccello dal canto suadente (una forma che sarà utilizzata dall’infaticabile principe per sedurre vergini e far nascere «spiritelli» per tutte le contrade d’oriente). Da un lato l’autore ironizza sui costumi disinvolti e sulle arbitrarie azioni dei potenti, dall’altra si diverte a introdurre nella storia elementi magici e orientaleggianti secondo la moda inaugurata in Francia dal drammaturgo Crébillon (anche se il vero punto di riferimento, nonché fonte ispiratrice, pare essere «Le mille e una notte»). Nell’Uccello bianco viene utilizzato l’espediente della “storia nella storia”: due emiri e due servitrici hanno il compito di intrattenere piacevolmente la capricciosa sultana, massaggiandole senza sosta le piante dei piedi e raccontandole fiabe per farla addormentare.
Una lettura divertente ma inferiore alle aspettative.
Eraldo Baldini (persona di grande umanità, di rara cortesia e disponibilità) è stato il primo autore italiano a vincere la mia idiosincrasia verso l’horror italiano.
«Quell’estate di sangue e di luna» – scritto in collaborazione con Alessandro Fabbri (ma i temi e lo stile sono classici del mondo letterario di Baldini) – è un romanzo che sarà particolarmente apprezzato da chi ha amato «Grano rosso sangue» di Stephen King, «La festa del raccolto» di Thomas Tryon o i romanzi di Michael McDowell, recentemente riproposti da Neri Pozza.
L’opera appartiene al genere che gli americani amano definire «folk horror», ribattezzato da Eraldo Baldini con il termine «gotico rurale» (che è anche il titolo della sua raccolta di racconti più celebre). Si tratta, in sostanza, dell’introduzione di temi e atmosfere della letteratura gotica (mostri, scenari da incubo…) in contesti rurali: gli elementi soprannaturali sono dunque ancorati alla realtà spesso dura e prosaica della campagna, dove il legame con motivi magici e superstiziosi appare più vivo che altrove.
Il romanzo è ambientato alla fine degli anni ’60 e precisamente nella settimana in cui l’Uomo conquista la Luna: mentre Armstrong e compagni portano a termine la più grande avventura spaziale di tutti i tempi, quattro ragazzini si troveranno a dover combattere una battaglia fatale contro forze oscure.
Libro consigliatissimo a chi ama gli aspetti più oscuri della cosiddetta cultura popolare e a chi desidera sperimentare emozioni forti attraverso gli occhi di ragazzi coraggiosi e tenaci.
Siamo entusiasti di annunciare i finalisti delle sezioni Saggistica Edita, Saggistica Inedita e della speciale sezione “Tralerighelibri”! https://www.premionabokov.com/i-finalisti Un viaggio tra idee, ricerca e riflessioni che ci ha portato a selezionare opere straordinarie e autori di grande talento. 📅 Segnate in agenda:…
Save the date: Sabato 29 marzo 2025 Dove: Teatro Comunale di Novoli (LE) Se ami la letteratura che tiene col fiato sospeso, non puoi perdere questo appuntamento! Una serata in cui parole e mistero si intrecciano per celebrare il talento di autori…
Save the date: sabato 29 marzo 2025. Dove? A Novoli (LE), nello splendido Teatro Comunale, si terrà la cerimonia di premiazione del Premio Nabokov, un evento che celebra l’eccellenza poetica e la forza delle parole. È con grande emozione che annunciamo i…