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Sabato 26 gennaio a Barga presso l’aula magna dell’Istituto Superiore alle ore 11 si terrà nell’ambito delle commemorazioni per il Giorno del Ricordo, l’incontro con la saggista Caterina Frustagli.
L’evento voluto dall’amministrazione comunale, coordinato da Andrea Giannasi, vede la partecipazione di ATVL Lucca, ANPI Barga, Unitre Barga e Tralerighe libri.
L’incontro vedrà al centro del lavoro la figura di Primo Levi e l’indicibile. Ovvero la difficoltà contemporanea di raccontare l’Olocausto.

Levi venne arrestato il 13 dicembre del 1943 e condotto prima al campo di concentramento di Carpi (Fossoli) – dove resta internato fino alla deportazione nel febbraio del 1944 – poi trasportato con i carri merci in Polonia a Monowitz, campo satellite del lager di Auschwitz.
Levi riesce a sopravvivere grazie ad una serie di fortuite coincidenze quali la conoscenza di un tedesco scolastico, la sua formazione da chimico, che gli consentirà di lasciare le mansioni di lavoro più pesanti, per operare in un laboratorio ed infine l’amicizia con Lorenzo Perrone, un muratore di Fossano che lo aiuterà a sopravvivere, fornendogli furtivamente del cibo.

«L’esperienza concentrazionaria rappresenta per Levi uno spartiacque – scrive Caterina Frustagli – tanto che lo scrittore definisce il campo di concentramento la sua vera università, in cui l’unica realtà conoscibile diventa quella della natura e dei rapporti tra gli umani, mentre la religione e la riflessione di tipo intellettualistico verranno spazzate via. Questa esperienza viene raccontata  in Se questo è un uomo, che Levi scrive di getto, al rientro in Italia nel 1946, anno in cui trova lavoro come chimico in una fabbrica di vernici. Einaudi infatti respinge inizialmente il manoscritto di Se questo è un uomo, con un giudizio negativo di Natalia Ginzburg e l’edizione pubblicata dall’editore De Silva, nel ottobre del 1947, riscuote poco successo.

Nel 1956 tuttavia una mostra a Torino sulla deportazione fa rinascere l’interesse del pubblico rispetto alla Shoah ed Einaudi ripubblica, nel 1958, stavolta con grande successo editoriale, Se questo è un uomo, opera a cui Levi nel frattempo aveva continuato a lavorare, inserendo significative modifiche.»
Perché il lager rappresenta il paradigma del male e una condizione esistenziale oltre che storica? Perché leggere Primo Levi é ancora indispensabile? A cosa ci servono le parole lucide del chimico e quelle appuntite del superstite? Siamo ancora capaci di “negare il consenso” alla sopraffazione dell’uomo sull’uomo?

Queste sono solo alcune delle domande che verranno affrontate durante l’evento.

News Reporter
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