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by Cassandra Austen,drawing,1810

Cenni biografici e retroterra storico-culturale

“Till this moment I never knew myself”

(Fino a questo momento non mi conoscevo affatto)

da Pride and Prejudice

Nata nel piccolo villaggio di Steventon, nella contea rurale di Hampshire, il 16 dicembre 1775, Jane  Austen fu la settima di otto figli di un intellettuale e pastore anglicano; morì a Winchester il 17 luglio del 1817 e fu sepolta nella cattedrale della città. Con la famiglia trascorse gli anni che vanno dal 1801 al 1806 nella città di Bath, trasferendosi in seguito a Southampton e successivamente nel villaggio di Chawton, oggi famoso per la casa museo di Jane Austen, dove visse per otto anni. Tra il 1811 e il 1815 scrisse quattro dei suoi principali romanzi (Sense and Sensibility, Pride and Prejudice, Mansfield Park, Emma), mentre gli ultimi due furono pubblicati postumi alla fine del 1817 (Northanger Abbey, Persuasion).

Ciò che conosciamo della sua vita non è molto, a causa sia della scarsità di documenti fino a noi pervenuti che alla difficile interpretazione degli stessi in maniera precisa ed accurata. Jane Austen vive però nei suoi romanzi e, grazie a questo, possiamo apprendere molto dell’autrice stessa. Il contesto in cui opera è quello di un’Inghilterra conservatrice, in conflitto con la Francia e l’America; un retroterra che rende gli scrittori di quel tempo piuttosto restii a parlare del presente, scegliendo di conseguenza di ambientare le proprie opere nel passato o in località straniere. La prima biografia di Jane Austen fu redatta poco dopo la sua morte dal fratello Henry: egli presenta però la sorella in una luce alquanto negativa, definendola non una vera scrittrice, bensì un’appassionata, da cui le storie sgorgavano in modo del tutto naturale, priva di ingegno e di grandi capacità intellettuali, riluttante o addirittura contraria alla pubblicazione delle sue stesse opere e puramente devota alla chiesa anglicana, verso la quale in realtà la stessa Jane Austen nel corso dei propri romanzi si esprime in maniera piuttosto critica. Nella seconda biografia di Jane Austen, che fu scritta dal nipote James-Edward e che apparve nel 1869, la scrittrice viene descritta come una persona dolce, tranquilla e amabile, che visse una vita insignificante e priva di grossi eventi: “Life seems but a quick succession of busy nothings” (La vita non sembra che un rapido susseguirsi di indaffarati nulla), da Mansfield Park. Nulla di più sbagliato. I romanzi stessi della Austen, considerati modelli di perfezione, in quanto realistici e veritieri, ci permettono di conoscere la vera Jane meglio di ogni biografia, memoir e delle poche lettere giunte fino a noi. Le sue opere rivelano i suoi pensieri, le sue credenze, ci raccontano di relazioni che si intrecciano su uno sfondo di problematiche politiche e sociali; ma questo suo raccontare non poteva avvenire in modo esplicito o diretto, poiché immerso nella realtà di uno stato totalitaristico causato dalle guerre in cui la Gran Bretagna si trovava coinvolta e dominato dalla chiesa anglicana. Jane Austen ha dovuto parlare con estrema cautela ed attenzione della propria epoca; è per questa ragione che anche noi lettori la dovremmo leggere con la stessa attenzione, con lentezza e serietà, trovandoci di fronte ad una scrittrice donna che firmava le proprie opere con uno pseudonimo (A Lady) e che viveva in un tempo in cui le idee e la creatività incutevano timore ed erano viste come sovversive. Si tratta di romanzi rivoluzionari nel profondo, specchi di un mondo confuso e complicato, fatto di errori ed ingiustizie. Non sono quindi storie propriamentete romantiche, nonostante il matrimonio rappresenti il fulcro in ognuna di esse: matrimonio che definisce l’unica azione e presa di posizione possibili per una donna nella società, quella di accettarlo o rifiutarlo.(1)

Gli sforzi della famiglia Austen, volti a nascondere la verità e la vera natura di Jane per non correre il rischio di andare controcorrente rispetto alla società del tempo ed alle convenzioni, si vanificano proprio nel momento in cui ogni singolo lettore si imbatte nelle opere della scrittrice e, leggendole attentamente, ritrova una autrice donna completamente nuova, intelligente, perspicace e soprattutto informata.(2) “My idea of good company…is the company of clever, well-informed people, who have a great deal of conversation; that is what I call good company” (La mia idea di buona compagnia consiste nella compagnia di persone intelligenti e ben informate e che siano abili nel conversare; questo è ciò che chiamo buona compagnia), da Persuasion. E ancora: “There are few people whom I really love, and still fewer of whom I think well. The more I see of the world, the more I am dissatisfied with it; and every day confirms my belief of the inconsistence of all human characters, and of the little depenedence that can be placed on the appearance of merit or sense” (Ci sono poche persone che amo davvero, e ancora meno sono coloro di cui penso bene. Più vedo il mondo, più mi sento insoddisfatta di esso; e ogni giornata conferma la mia opinione sull’incoerenza degli esseri umani e sulla poca affidabilità che può essere posta sull’apparenza del merito e del giudizio), da Pride and Prejudice.

Nessun diario o quaderno d’appunti sopravvisse a Jane Austen, la famiglia fece sparire tutto. Nel 1817 la sorella Cassandra distrusse e censurò gran parte della corrispondenza epistolare tra lei e Jane e, qualche tempo più tardi, la nipote eliminò tutte le lettere della zia indirizzate al fratello Francis. La sua immagine venne inizialmente, e poi fino agli ultimi tre decenni del ‘900, romanticizzata e canonizzata, divenendo quella della scrittrice che si dilettava a giocare con le convenzioni del proprio tempo, conformandosi ad esse.(3) “It is a truth universally acknowledged, that a single man in possession of a good fortune, must be in want of a wife” (È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo provvisto di un ingente patrimonio debba essere in cerca di moglie), da Pride and Prejudice. Le sue opere sono universalmente riconosciute come dei capolavori freschi e penetranti, pregni di vividezza ed immediatezza, arguzia e perspicacia; in esse emergono e si dipanano scene quotidiane fatte di intensi dialoghi tra i personaggi e lunghe conversazioni, sorprendenti cambi di prospettiva ed inaspettati interventi autoriali.(4)

Il mondo più vasto

Jane fu una grandissima osservatrice del proprio tempo, una sorta di miniaturista specializzata in un angusto settore della società britannica, quello della piccola nobiltà terriera. Ci mostra quel piccolo mondo con sorprendente precisione e minuzia, trasportando il lettore in una dimensione temporale e spaziale apparentemente semplice, caratterizzata da vite tranquille e confortevoli, lontane dalle guerre e rivoluzioni del tempo, dove le buone maniere e la formalità controllavano e sopprimevano le passioni e gli istinti. Oggi il suo pubblico consiste da un lato in quei lettori alla ricerca del piacere e dell’intrattenimento, interessati alle storie di corteggiamento, ai forti caratteri femminili; dall’altro, negli accademici e professori di letteratura inglese che, pur amando le storie descritte nella loro apparente linearità e semplicità, vi leggono un significato più profondo e di più ampio respiro, fatto di sfondi e retroscena che richiamano la rivoluzione francese, la piaga della schiavitù, l’impero, il patriarcato, i diritti delle donne. Vi sono quindi ovunque accenni ed indizi sparsi nei romanzi ad indicare ciò che accadeva nel mondo, oltre la bolla della piccola nobiltà inglese. Austen potrebbe essere pertanto definita conservatrice, ma al tempo stesso sovversiva, quando, attraverso i suoi testi interroga e si pone degli interrogativi, fa dei piccoli riferimenti che esulano della ristretta cerchia dei personaggi e delle vicende e che, come pezzi di un puzzle, compongono e svelano gli accadimenti del mondo. Ella non apparteneva inoltre al mondo di quella piccola borghesia terriera di inizio ‘800, ne possedeva i gusti e le buone maniere, non di certo la ricchezza: il sostentamento della sua famiglia dipendeva infatti dal lavoro delle figure maschili volto al mantenimento di un determinato stile di vita. Il piccolo mondo da lei descritto non era il suo, a tratti le appariva addirittura scomodo; per questo lo riusciva a discernere ed illustrare con tanta chiarezza e distacco, sottolineando la vacuità dei suoi abitanti solo interessati al denaro ed invischiati nel mercato del matrimonio, le ingiustizie e le disuguaglianze da cui derivava e su cui era costruito il loro benessere.(5) Il successo della Austen arrivò molto lentamente; dapprima si firmava in maniera anonima (by A Lady), ma gradualmente divenne una celebrità, un mito a livello mondiale, se si considerano tutte le trasposizioni cinematografiche e televisive e le versioni aggiornate dei romanzi che nacquero dalle sue opere o ad esse si ispirarono. Dall’immagine dell’umile zitella, bigotta e senza ambizioni con una vita piatta e grigia, creata dal fratello dopo la sua morte e rinforzata in seguito dal nipote, si passa ad una lettura più ampia, ariosa e moderna della figura della Austen, principalmente espressa dall’accademica Kathryn Sutherland, la quale invece ci spiega che la scrittrice ebbe una vita più avventurosa di quanto in realtà ci volessero far credere: i suoi romanzi maggiori sono stati ad esempio scritti nella grande città di Bath dove visse per cinque anni; ella ricevette inoltre una proposta di matrimonio che scartò però il giorno seguente; scriveva seriamente e con dedizione dall’età di undici anni; rivedeva e correggeva a più riprese le proprie bozze, apportando modifiche e mostrandosi interessata alla pubblicazione ed al guadagno che ne derivava. “I declare after all there is no enjoyment like reading! How much sooner one tires of any thing than of a book! When I have a house of my own, I shall be miserabile if I have not an excellent library.” (Dopo tutto, devo dire che non c’è svago migliore della lettura. Si finisce per stancarsi di tutto, ma mai di un libro. Quando avrò la mia casa, sarò contenta solo se ci sarà una grande biblioteca), da Pride and Prejudice

Ne emerge quindi una figura di scrittrice molto più complessa, vivace e moderna, le cui opere si offrono in una chiave di interpretazione ambivalente: rappresentano da un canto la possibilità di fuga da un mondo caotico e confuso nell’idillio del villaggio tranquillo, protetto e controllato della nobiltà terriera; dall’altro, ci lasciano intravedere una dimensione più vera, ampia, ma anche difficile e delicata, che si percepisce a tratti attraverso le storie narrate: quella del mondo della povertà, del commercio degli schiavi, dell’abuso infantile e la manipolazione genitoriale, delle gravidanze indesiderate e della condotta immorale degli uomini. Un mondo cui a sua volta fa da sfondo il panorama dello stato di guerra in cui l’Inghilterra imperversava.(6)

I romanzi

“It is only a novel… or, in short, only some work in which the greatest powers of the mind are displayed, in which the most thorough knowledge of human nature, the happiest delineation of its varieties, the liveliest effusions of wit and humour, are conveyed to the world in the best-chosen language”

(È soltanto un romanzo… o, in poche parole, soltanto un’opera in cui sono espressi i più grandi poteri della mente, nella quale la più completa conoscenza della natura umana, la più felice definizione delle sue varietà, le più vivaci effusioni di spirito e umorismo, vengono trasmessi al mondo con la lingua più appropriata)

da Northanger Abbey

La famiglia di Jane Austen ha giocato un ruolo decisivo per quanto riguarda la sua carriera di  scrittrice. Jane è nata e cresciuta in un circolo familiare affiatato e di spiccata sensibilità artistica, che viveva in un contesto culturalmente stimolante, dove si amava mettere in scena pezzi teatrali durante i raduni e le feste di famiglia, dipingere, scrivere e raccontare. L’unica immagine di Jane di cui disponiamo è il ritratto a matita e acquerello realizzato nel 1810 dalla sorella Cassandra, custode gelosa della vita privata della sorella, che ora si trova nella National Portrait Gallery di Londra. Jane scrisse diverse storie e racconti già a partire dagli anni ’80 del ‘700: i suoi primi scritti, che vanno dal 1787 al 1793, comprendono infatti un vasto corpo di materiali raccolti in tre manoscritti e comprendenti opere teatrali, romanzi brevi e pezzi di prosa. Successivamente, tra il 1793 e il 1794 compose un primo breve romanzo epistolare intitolato Lady Susan.

I primi tre romanzi che la porteranno al successo presentano una combinazione tra il genere della satira letteraria e la rappresentazione in chiave comica dei personaggi e della società: in Sense and Sensibility (Ragione e Sentimento) le due sorelle protagoniste, Marianne e Elinor Dashwood, personificano rispettivamente la sensibilità, qualità vista in termini di apertura ed entusiasmo, e la ragionevolezza, intesa quale prudenza e discrezione. In Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio) la coppia di futuri sposi protagonista della storia, Mr Darcy e Elizabeth Bennet, racchiude al suo interno l’orgoglio e il pregiudizio, anche se in maniera diversa: per Mr Darcy  l’orgoglio è infatti un orgoglio di tipo sociale, legato alla posizione ed alla ricchezza materiale, e il  pregiudizio è il senso di superiorità iniziale rispetto alla famiglia Bennet; per contro, nel personaggio di Elizabeth, l’orgoglio risiede nel rispetto per sé stessa e la propria dignità, mentre il pregiudizio è rivolto principalmente all’atteggiamento altezzoso e arrogante di Mr Darcy: “Laugh as much as you choose,but you will not laugh me out of my opinion” (Ridi quanto ti pare, ma non mi farai cambiare idea ridicolizzandomi).  Northanger Abbey (L’Abbazia di Northanger) vede invece l’eroina Catherine Morland, dapprima coinvolta in vicende riguardanti una società raffinata, educata e convenzionale, imbattersi in una dimensione più imprevedibile, destabilizzante e piena di elementi di terrore tipici del romanzo gotico, dominata dall’abbazia di Northanger.

Gli ultimi tre romanzi di Jane Austen, considerati anche romanzi della maturità, mettono maggiormente in evidenza l’aspetto comico dei personaggi e della società in cui vivono, mentre l’aspetto satirico passa in secondo piano. In Mansfield Park, visto anche come il romanzo più serio e sensibile alle ampie problematiche dell’epoca scritto dall’autrice, l’eroina Fanny Price è caratterizzata da tenacia e forza morale poiché riuscirà a guadagnarsi l’amore e l’accettazione da parte della famiglia che si occupa di lei e della sua crescita. In Emma, il romanzo forse più comico e divertente, ci troviamo di fronte ai tentativi della protagonista Emma Woodhouse di creare legami amorosi e abbinamenti tra amici e vicini di casa. Sarà grazie ai diversi errori da lei commessi e alle umiliazioni che ne seguiranno che intraprenderà un percorso di crescita interiore divenendo una donna matura e pronta al matrimonio con Mr Knightley. Persuasion racconta invece di una seconda possibilità, del riaccendersi della fiamma amorosa tra Anne Elliot e Captain Wentworth: “You pierce my soul. I am half agony, half hope. I have loved none but you” (Tu penetri la mia anima, sono fatta per metà di agonia e per metà di speranza. Non ho amato che te).

Attraverso le sue opere, Austen ci rivela la possibilità di una letteratura “domestica” dando vita ad una sottile commedia delle buone maniere, caratterizzata da umorismo, realismo, da uno stile preciso e senza tempo che culmina in una perfetta architettura ed orchestrazione dello scritto.(7)  Il suo  intenso concentrarsi sui personaggi, la loro evoluzione e personalità, sulle tensioni individuali e al contempo sociali, ne fanno una scrittrice assolutamente vicina, moderna e attuale. Importanti scrittori e artisti britannici quali Sir Walter Scott, G.H.Lewis e E.M.Forster ne danno un’ottima interpretazione critica, vedendo negli scritti della Austen una sorta di prosa Shakespeariana, poiché dotati di quei tratti distintivi, meravigliosi e sottili delle sue caratterizzazioni. L’autrice viene invece criticata negativamente da Charlotte Brontë, la quale vedeva nei suoi romanzi la ristrettezza e l’ordinarietà dei contenuti e degli argomenti trattati, privi di alcuna passione, carica emotiva o irruenza. L’interpretazione complessiva della Austen ha svelato spesso l’aspetto di una critica mascherata o di un odio controllato che emergono nei romanzi.(8)

“The person, be it gentleman or lady, who has not pleasure in a good novel, must be intolerably stupid” 

(La persona, uomo o donna che sia, che non trova piacere in un buon romanzo, deve essere intollerabilmente stupida)

da Northanger Abbey

La lettura in chiave femminista

Vediamo ora l’interpretazione di Jane Austen e della sua opera da parte della critica femminista: “Give a girl an education and introduce her properly into the world, and ten to one but she has the means of settling well, without further expense to anybody” (Istruite una ragazza e introducetela in società come si deve e ci scommetto che avrà i mezzi per sistemarsi dignitosamente, senza essere un peso economico per nessuno), da Mansfield Park. Nel personaggio femminile di Elizabeth Bennet in Pride and Prejudice sono stati spesso riconosciuti i tratti del femminismo settecentesco di Mary Wollstonecraft, caratterizzato nel corso del romanzo da un’energia selvaggia ad indicare una mente sana ed indipendente. Il giudizio della critica degli ultimi cinquant’anni nei confronti della Austen ha intrapreso una strada diversa, lasciando emergere un significato sottinteso, che trascende l’ironia e l’aspetto comico intesi per lo più come travestimento o mascheramento. Secondo la tendenza moderna della critica femminista, la Austen raccontava una verità che soltanto una persona attenta ed ingegnosa avrebbe potuto cogliere. Questa nuova lettura ci permetterebbe di vedere nelle sue opere la reazione, più o meno esplicita, nei confronti di una società inglese piccolo borghese di tipo patriarcale, dove la vita delle donne appariva molto limitata e costretta, se paragonata a quella degli uomini. Si potrebbe quindi parlare di strategie che la scrittrice stessa ha messo in atto per sovvertire il patriarcato senza alcuna offesa diretta o pesante accusa, bensì utilizzando un sottinteso ironico per dimostrare la sua conoscenza delle problematiche politico sociali del tempo e per esprimere la propria opinione.(9) Marilyn Butler in “Jane and the War of Ideas”, 1975, sottolinea comunque il fatto che la Austen resta una scrittrice reazionaria, conservatrice, intellettualmente ortodossa e che le sue eroine rimangono miti, timide e controllate. Nettamente in opposizione a quanto precedentemente asserito si pongono Sandra Gilbert e Susan Gubar in “The Madwoman in the Attic”, 1979, con una lettura che si potrebbe definire radicale, dove Jane appare essere sovversiva e ribelle del tutto intenzionalmente nei confronti dello sfruttamento patriarcale e dell’inferiorità femminile dei suoi tempi. Ogni matrimonio rappresenta infatti la sottomissione dell’eroina e l’accettazione della subordinazione alla cultura patriarcale, a sottolineare la mancanza di autonomia della donna. La Austen si fa quindi esploratrice di aspetti sociali che mette poi in discussione attraverso vicende, dialoghi e personaggi al fine di dimostrare come le donne siano invece capaci di ragione e responsabilità nei confronti delle loro scelte, ideatrici della propria formazione e della costruzione della propria individualità.

Conclusione

“I declare after all there is no enjoyment like reading!”

(Dichiaro dopo tutto che non esiste divertimento più grande della lettura)

da Pride and Prejudice

L’ampiamente dibattuta figura della scrittrice è assurta spontaneamente e quasi inevitabilmente a simbolo della società inglese raffinata di inizio ‘800 con i suoi codici, i suoi rituali e le sue convenzioni, divenendo nel corso dei secoli icona, mito, star, celebrità; tutte costruzioni e definizioni assolutamente opposte all’originale e che, paradossalmente, ne sminuiscono e banalizzano il valore e significato, svuotandoli di autenticità. Ciò che amo vedere in Jane Austen è invece la grande attualità dei suoi scritti e del suo messaggio espresso nella semplicità del suo essere. E la sua enorme propensione e profonda passione per la lettura, quale fonte massima di ispirazione, risorsa ed arricchimento personale e quale tema diffuso e dibattuto presente nelle sue opere in svariate circostanze e conversazioni tra i personaggi: “Oh! I am delighted with the book! I should like to spend my whole life in reading it” (Oh! Sono felicissima del libro! Potrei voler passare tutta la mia vita a leggerlo), da Northanger Abbey. E ancora: “A fondness for reading, which, properly directed, must be an education in itself” (Un amore per la lettura che, se correttamente incanalato, deve rappresentare una vera forma di istruzione), da Mansfield Park.

“It is very well worthwhile to be tormented for two or three years of one’s life, for the sake of being able to read all the rest of it”

(Vale certamente la pena subire dei tormenti per due o tre anni nella vita, al fine di avere poi la possibilità di leggere per il resto dei propri giorni)

da Northanger Abbey

Bibliografia

Letteratura primaria

Jane Austen, Sense and Sensibility, 1811, T. Egerton, Whitehall

Jane Austen, Pride and Prejudice, 1813, T. Egerton, Whitehall

Jane Austen, Mansfield Park, 1814, T. Egerton, Whitehall

Jane Austen, Emma, 1816, J. Murray, London

Jane Austen, Northanger Abbey, 1817, J. Murray, London

Jane Austen, Persuasion, 1818, J. Murray, London

Austen-Leigh, James Edward, A Memoir of Jane Austen, R. Bentley, 1870

Austen-Leigh, William and Richard Arthur, Jane Austen, Her Life and Letters: A Family Record, 1913

Letteratura secondaria

(6)Adams Carol J., Five myths about Jane Austen, luglio 2011, The Washington Post

(1)Kelly Helena, The Many Ways in Which We Are Wrong About Jane Austen, maggio 2017, lithub.com

(2)Kelly Helena, Jane Austen The Secret Radical, Knopf, 2017

(4)Hadley Tessa, What Matters in Jane Austen? By John Mullan-review, The Guardian, giugno 2015

Mambrol Nasrullah, Analysis of Jane Austen’s Novels, marzo 2019, Literary Theory and Criticism, Literariness.com

(9)Marshall Christine, Dull Elves and Feminists.A Summary of Feminist Criticism of Jane Austen, jasna.org, no. 14, 1992

(3)Matthew Patricia A., On Teaching, but Not Loving, Jane Austen, luglio 2017, The Atlantic

(5)Menand Louis, How to Misread Jane Austen, settembre 2020, The New Yorker

(7)Southam Brian S., Jane Austen, English novelist, britannica.com

(8)Reader Response to Austen’s Novels, academyic.brooklyn.cuny.edu, gennaio 2009

Reception History of Jane Austen, From Wikipedia, the free encyclopaedia

News Reporter
Claudia Messelodi lavora come insegnante di lingue e letterature straniere in un liceo. Ama scrivere poesie ed haiku sia in italiano che in altre lingue straniere, principalmente in inglese. Parecchie sue liriche hanno ottenuto premi e riconoscimenti poetici e sono state pubblicate su antologie nazionali ed internazionali, su riviste poetiche online e cartacee, su siti e blog specializzati. Ha pubblicato diversi saggi letterari e raccolte poetiche a partire dal 2012: Sky-blue Wisteria/Glicini Azzurri, Variations of Sky and Soul/Variazioni di Cielo e Anima, Interlacements/Intrecci, Sinuosità, Blue Moon, Colori nel Vento, Alternanze, Nonostante il Vento, Porte Socchiuse, Luce, I Colori dell'Arcobaleno, Un pacificante intreccio di pensieri, Oltremare, Il sottile equilibrio tra arte e vita: la scrittura femminile nel mondo anglosassone tra la fine del '700 e il nuovo millennio, Emozioni. www.claudiastones.blogspot.com
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