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Aprile = Wordsworth : margherite = romanticismo

Ho detto che la poesia è un traboccamento spontaneo di potenti sentimenti: ha (prende) la sua origine dall’emozione raccolta nella tranquillitàLyrical ballads, William Wordsworth

Questo rappresenta un mese speciale, unico, un mese che non sostituirei con alcun altro. Perché? Forse un perché non esiste, o forse, esistono talmente tanti perché da confondersi con la bellezza dei tramonti. Ecco. I tramonti. Forse proprio essi rendono magico Aprile: il mese, all’interno del quale, tutto può accadere. Il pensiero a questo mese mi ricollega alle fotografie, a mio nonno materno Americo Pietro, alla mia infanzia rara e gentile che rivedo attraverso il caldo tramonto di montagna, fra le calendule selvatiche e i papaveri rossi, come se quel chakra di fuoco fosse un binocolo, attraverso il quale, resti viva la mia energia. Ma, l’elemento cardine di questo meraviglioso mese attraverso il quale celebrare la vita è, senz’altro: la figura di Wordsworth. Tutto ciò che riguarda la sua vita, la sua esistenza, la sua arte, la sua poesia: affascina. Egli è forse (quasi senza ombra di dubbio), uno dei poeti più studiati, ricercati e amati di tutti i tempi. Ma perché?

Scopriamolo insieme…

LA CELEBRAZIONE DELLA LIBERTÀ

Già i natali del sommo poeta romantico (così mi piace chiamarlo), William Wordsworth, incuriosiscono, contenendo, al proprio interno, un’onda di magia e mistero. Infatti, egli vede la luce lontana dal caos e dalla freneticità delle città (ricordiamo Pessoa e la sua Baixa): accanto ad un lago. È un luogo talmente speciale da essere stato racchiuso fra le 51 città “gioiello” della Gran Bretagna. Il popolo romano vi riconobbe il posto adatto per costruirvi il forte di Deventio a Papcastle. Ancora oggi, i visitatori sono attratti, come da una calamita, per l’estrema e non monotona calma avvolta da una pace quasi paradisiaca. Il suo fascino sta proprio in un elemento, che ogni giorno appare ai nostri occhi ma che, con la vita quotidiana, si tende a sorvolare: la semplicità. Una semplicità però, che non sempre è spiegata. Questa è una scelta molto consapevole, ed infatti, ne parla al suo pubblico apertamente. Importante è il suo anno di nascita: 1770. Una data abbastanza particolare perché è quella data che, per convenzione, è scelta per indicare lo sbocciare del periodo Tempesta ed Impeto tedesco. È importante sapere che il poeta fosse estremamente legato alla sua terra e quindi, alle sue origini, ragion per la quale, la sua poesia più importante, definita la semplicità della libertà, sia un netto e chiaro richiamo alla rinascita della sua infanzia; nonostante la sua vita sia stata completata anche da numerosi viaggi soprattutto nel territorio francese. Nell’anno 1798 compì un viaggio verso la Germania con i suoi due amici e colleghi Dorothy e Coleridge. Ricordiamo ancora che, con quest’ultimo poeta, sancirà la nascita ufficiale del periodo romantico attraverso il componimento Lyrical ballads (Ballate liriche), all’interno delle quali, Wordsworth, designerà il suo concetto di poesia.

“L’oggetto principale, poi, proposto in queste Poesie era di scegliere avvenimenti e situazioni della vita comune attraverso, per quanto fosse possibile, in una selezione (scelta) di linguaggio veramente usato dagli uomini, e, allo stesso tempo, gettare su di loro un certo colore di fantasia, con il quale le cose comuni dovrebbero essere presentate alla mente in un aspetto insolito. Rendendo poi (lavoro più importante) questi avvenimenti e situazioni interessanti, trovando in essi, veramente ma non pomposamente, le leggi principali della nostra natura: principalmente, per quanto riguarda il modo nel quale noi associamo le idee in uno stato di eccitazione. La vita umile e rustica fu generalmente scelta, perché, in quella condizione, le passioni essenziali del cuore trovano un terreno migliore all’interno del quale possono raggiungere la loro maturità, sono meno sotto controllo e parlano un più semplice e più enfatico linguaggio; perché in quella condizione di vita, i nostri sentimenti elementari coesistono in uno stato di maggiore semplicità, e, conseguentemente, possono essere contemplati accuratamente e comunicati più convincentemente; perché i comportamenti della vita rurale nascono da quei sentimenti elementari e dal carattere necessario delle occupazioni rurali e più facilmente compresi, e sono più durevoli; ed infine, perché, in quella condizione, le passioni degli uomini sono contenute nelle belle e permanenti forme della natura. Il linguaggio pure, di questi uomini, è stato adottato (purificato certamente da ciò che sembrano essere i suoi veri difetti, da tutte le durevoli e razionali cause di antipatia o avversione) perché tali uomini ogni ora (continuamente) comunicano con i migliori oggetti dai quali, la migliore parte della lingua, è originalmente derivata (deriva); e perché, dal loro rango nella società e l’identicità e la stretta cerchia dei loro rapporti, essendo meno sotto l’influenza della vanità sociale, essi comunicano i loro sentimenti e nozioni con espressioni semplici e non elaborate. Prendendo il tema, poi, in senso generale, fatemi chiedere, cosa si intende con la parola Poeta? Cos’è un Poeta? A chi si dirige? E che linguaggio ci si aspetta da lui? – Egli è un uomo che parla agli uomini: un uomo è vero, dotato di una più vivace sensibilità, entusiasmo e tenerezza, che ha una maggiore conoscenza della natura umana, e un animo più comprensivo, che si supponga, sia comune fra il genere umano (umanità). Un uomo contento con le sue proprie passioni e volizioni, che gode, più che gli altri uomini, nello spirito della vita che è (si trova) in lui; gioendo di contemplare simili volizioni e passioni come manifestate (si manifestano) nelle vicende dell’Universo, e di solito, spinto a crearle dove lui non le trova. Ho detto che la poesia è un traboccamento spontaneo di potenti sentimenti: ha (prende) la sua origine dall’emozione raccolta nella tranquillità. L’emozione è contemplata fino a che, da una specie di reazione, la tranquillità, gradualmente, scompare”.

Poesia è soprattutto espressione di uno stato d’animo, ed il suo valore coincide con quello dello stato d’animo espresso. Essa non dipende da un uso corretto delle immagini e della tradizione letteraria, ma dal fluire delle emozioni filtrate dal ricordo: la poesia non nasce infatti direttamente da un’emozione, ma quando quell’emozione stessa è rivissuta nel ricordo, “in tranquillità”, per usare le parole di Wordsworth. Le capacità ricreative del ricordo riproducono quell’emozione ad una forma purificata e poetica. Il poeta è un uomo dotato di una maggiore sensibilità e conoscenza della natura umana possedendo talenti superiori per qualità ed intensità a quelli dell’uomo comune; egli ha quindi il compito di mostrare la verità intima delle cose agli altri uomini per insegnare loro a migliorare i propri sentimenti e la propria etica. Componente essenziale della sua poesia è la natura, non più quella meccanicistica descritta dall’illuminismo, ma quella palpitante di vita della filosofia naturale tedesca, in una visione che stabilisce una profonda continuità fra naturalità e umanità e, attraverso di essa, fra l’Uomo e Dio. Questo è un tema molto significativo che riporta alla Canzone della Lodoletta di Bernart de Ventadorn all’interno della quale, il poeta francese, dice che la natura e l’eleganza di alcune immagini fanno da sfondo al tema dell’amore senza speranza, alle quali si collega il motivo della rinuncia al canto. Ossia, io scrivo poesie perché amo, dal momento nel quale finisce questo amore, termina anche il fare poesia. Il primo Wordsworth sembra non essere molto distante da una visione panteistica della realtà: l’individuo e l’umanità tutta sono una cosa sola e al poeta spetta il compito di cantare tale affinità. Questo volgersi alla natura, al paesaggio, ai suoi miti primordiali, rimanda ad un altro elemento tipicamente romantico: il motivo del ritorno all’infanzia, ovvero, a quel periodo della vita dell’uomo durante il quale le esperienze sensorie sono più immediate e sane, quindi, più vive e preziose per il poeta perché capaci di intuire i misteri del mondo; attitudine, che l’uomo, perde col passare del tempo. La natura è contemplata nel suo grande disegno ma anche negli aspetti più minuti (i colori dei muschi, i campi in fiore), interesse per il particolare che si estende alle figure umane: i suoi personaggi sono spesso persone umili (la mietitrice, il piccolo montanaro cieco), la quale semplicità è emblematica di una vita condotta in sintonia con la natura, e proprio la loro vicinanza con la natura li rende i migliori rappresentanti della vera umanità. La poesia settecentesca, ispirata da modelli classici, ricercante un linguaggio il più possibile elegante e raffinato, aveva rischiato di creare formule stereotipate (la cosiddetta poetic diction), ripetitive, sempre meno vitali e sempre più distanti dalla lingua reale. Wordsworth e Coleridge sentirono ed espressero nelle Lyrical ballads la necessità di precisare e definire nuovi temi e un nuovo linguaggio poetico. La scelta di trattare una materia desunta dalla vita quotidiana, implicava l’adozione di un linguaggio completamente differente, adatto a persone calate nelle esperienze di vita; anche più umili. Così, lo stile laghista di Wordsworth, è semplice e povero di metafore e similitudini, per rimanere vicino alla lingua comune. Talvolta, il suo stile poetico, potrebbe sembrare più vicino alla prosa se non si caricasse di una sottile suggestività. Anche per quanto riguarda il metro, Wordsworth abbandona il distico eroico del Settecento per tornare a forme metriche più essenziali: quali il blank verse.

I WANDERD LONELY AS A CLOUD

La poesia VAGAVO SOLITARIO COME UNA NUVOLA del poeta laghista inglese Wordsworth e più comunemente conosciuta col nome di DAFFODILS, NARCISI, racchiude, nella sua semplicità, il cuore dell’arte più pura: la libertà di vivere e godere della semplicità e nella semplicità, staccando dalla vita quotidiana, facendosi rapire dai sentimenti della natura che si risvegliano attraverso i sensi, soprattutto vista ed olfatto. La poesia è un perfetto esempio di quelle “emotions recollected in tranquillity”, delle quali Wordsworth parla nella sua Preface alle Lyrical Ballads. Egli infatti, non descrive il momento durante il quale ha visto i narcisi ma il ricordo di quel momento, come si vede soprattutto nell’ultima strofa del testo (vv. 19-22: “when on my couch I lie | in vacant or in pensive mood, | they flash upon that inward eye | which is the bliss of solitude”). Narcisi, composta nel 1804 e pubblicata per la prima volta nel 1807 all’interno della raccolta Poems in Two Volumes è considerata uno dei più belli e memorabili componimenti che ci abbia donato il Romanticismo inglese. Incantato dalle giunchiglie di un campo nei pressi di Glencoyne Bay, Wordsworth vi dedica questa poesia: un inno alla bellezza della natura e alla sensazione indescrivibile di sentirsi parte di essa.

Ispirazione e temi affrontati

Narcisi nasce durante una passeggiata del poeta in un campo. È la sorella di William Wordsworth, Dorothy, a descriverci le circostanze che hanno portato alla stesura di Daffodils. La poesia risale infatti ad un episodio autobiografico del poeta: ovvero ad una passeggiata che i due fratelli fecero nel 1804 nei pressi di Glencoyne Bay, nel Lake District, in un campo ricco di giunchiglie.  

“Arrivati nei boschi oltre Gowbarrow Park, abbiamo visto qualche giunchiglia sulla riva e abbiamo immaginato che la piccola colonia fosse nata dai semi che il lago avesse portato sulla spiaggia. Ma proseguendo, ne abbiamo viste sempre di più, e alla fine, sotto ai rami degli alberi, ne abbiamo notate una lunga striscia, larga più o meno quanto una strada di campagna (di quelle che costeggiano la spiaggia). Non ho mai visto giunchiglie tanto belle: crescevano fra le pietre muschiose, e, tutt’intorno, certe, poggiavano le corolle sulle pietre come per riposare su di un cuscino. Il resto si agitava, ondeggiava, danzava e pareva ridere; sotto, il vento che soffiava dal lago. Sembravano così allegre. Sempre mutevoli sempre sfuggenti! Il vento soffiava dritto su di loro dal lago. Qua e là si notava un viluppo, e, più in alto, qualche pollone, ma erano talmente radi da non disturbare affatto la semplicità, l’armonia e la vitalità di quella strada movimentata. Ci siamo fermati spesso”.

La concezione del poeta come uomo che parla agli uomini, dal quale lo distingue la potente immaginazione che gli permette di cogliere nella realtà naturale ciò che sfugge alla maggior parte delle persone. La descrizione della poesia come uno “spontaneous overflow of powerful feelings: it takes its origin from emotion recollected in tranquillity”, ovvero: un flusso spontaneo di potenti sentimenti che trae origine dalle emozioni raccolte o ricordate in tranquillità. Per il poeta, la Natura rappresenta innanzitutto una forza vitale che consente agli uomini di identificarsi in essa, diventandone parte. La natura, con la sua quiete idilliaca, costituisce dunque il luogo, all’interno del quale, l’uomo può pacificarsi con sé stesso, allontanandosi dal trambusto e dalla confusione della città. Non a caso, i veri protagonisti di “I Wandered Lonely as a Cloud” non sono né gli uomini, né il poeta, bensì gli elementi naturali con le giunchiglie e le nuvole quasi in competizione fra di loro per vedere chi offra più gioia. Gli elementi naturali non sono affatto statici, bensì straordinariamente vivi. Le nuvole vagabondano alte nel cielo e i fiori danzano briosi muovendo la testa. Infine, la vitalità delle giunchiglie è tale da assumere il ruolo, intrinsecamente umano, di una massa festante e danzante, all’interno della quale, si inserisce la solitudine errabonda del poeta.

Perifrasi

Iniziamo subito con il terzo rigo when all at once I saw a crowdquando all’improvviso ho visto una folla. Qui, il poeta, viene fermato dalla perfezione. Si ritrova la strada sbarrata improvvisamente ma non ha paura. Perché questa folla, è una schiera di gentilezza e dolcezza che sboccia pian – piano proprio con i primi raggi della primavera. Questa vista, dal poeta, non è una folla normale o classica, ma una schiera, una moltitudine di narcisi, una distesa di giunchiglia. È un elemento molto particolare perché, questo ammasso di verde, che spesso viene reciso o calpestato, folgora l’anima del poeta. Anche la posizione di queste creature non è un caso. Spesso si dice che anche l’occhio voglia la sua parte. Spesso si resta inermi di fronte ad una pietra perché colpisce, in primis, il luogo, all’interno del quale, essa, sorge. In questo caso, le creature viste da Wordsworth, sorgono in un luogo comune, semplice, umile, addirittura posizionate ad un grado inferiore rispetto a tutto il resto, al di sotto degli alberi, svolazzando (movimento allegorico che rappresenta la creatura libera per eccellenza, la farfalla), movendosi, graziatamente, come la brezza che non ha bisogno di una guida rigida. Nella seconda strofa si può notare, senza difficoltà, la nascita dell’orizzonte, quando, al terzo rigo si legge: Si stendevano in una linea senza fine. Ma dove sorge la giunchiglia? In un luogo assolutamente non comune ma comunissimo: una baia. Un luogo visitato e frequentato da tutti, dal più ricco al più povero, un luogo, dunque, dal quale tutti, ma davvero tutti, possono avere la possibilità di godere delle meraviglie della vita. Altro elemento, questo, che fa capire la profonda vicinanza, da parte del poeta, di avvicinarsi al pubblico attraverso i suoi versi.

Ma perché è così importante la poesia del poeta del lago?

Perché la sua poesia laghista segna un nuovo e grande periodo storico differenziandosi, completamente, da quello precedente (giacobino). Ricordiamo il luogo, all’interno del quale sorgeva il teatro shakespeariano, un luogo frequentato da molte personalità: dal ladruncolo, alle prostitute, al povero, al lavoratore, all’intellettuale. Era un teatro che attraversava i vicoli più lucubri e malfamati della Londa del 500, dove, senza riservatezza, le sue voci risuonavano fra le pareti delle donne sottomesse ai mariti, dove i tozzi raffermi di pane cercavano di essere ingeriti dai bambini malformati e malati, dove il rumore dei copioni si confondeva con lo scivolare dei topi sui corpi luridi e quasi in decomposizione dei malati di peste, dove l’inchiostro dell’arte si amalgamava al sangue innocente versato a causa di uno Stato che non riusciva a servire il suo popolo e dove, il cielo stellato delle notti oscure, si confondeva con la cecità che non conosceva il veicolo del bacillo yersinia pestis, ovvero le pulci dei topi.

William Wordsworth considerato con S.T. Coleridge l’iniziatore del movimento romantico in Inghilterra, si distingue come il più grande poeta della natura; una natura percepita con una forza ed una sensibilità assolutamente originali e senza precedenti nella letteratura inglese. La sua “nuova” concezione della poesia è il risultato dalla fusione del mondo interiore del poeta con quello esteriore; il suo compito nella composizione delle Lyrical ballads, che scrisse insieme con Coleridge, fu quello di “proporsi di trasfigurare con il fascino della novità le cose di tutti i giorni, e di destare un sentimento analogo al soprannaturale”. Incantato dalle giunchiglie di un campo nei pressi di Glencoyne Bay, il poeta inglese Wordsworth racconta la sensazione indescrivibile di sentirsi parte della natura.

Il profondo messaggio di rinascita

Come la giunchiglia è piegata dal vento, bagnata dalla pioggia a volte incessante, calpestata dal freddo pungente, ha sempre la forza di rialzarsi e sorridere alla vita; così, l’uomo, nonostante le difficoltà e le sfide ardue donategli dalla vita, deve avere la forza di risplendere e amare più forte di prima perché la vita umana è come i petali della giunchiglia che, nonostante il loro ripiegarsi più volte, possiedono la capacità di donare, amore, ancora tante – interminabili volte.

News Reporter
Poetessa italiana riconosciuta internazionalmente soprattutto in Medio Oriente, è nata a Pollena Trocchia ed cresciuta fra Trecase e Torre del Greco. Ha pubblicato due raccolte poetiche (Magia d'Amore - PUNTO, Oltre l'Orizzonte) e due storie (La Cripta dei desideri - Ombre allo Specchio). E' membro WNWU (Membro dell'Unione Mondiale degli Scrittori Nazionali del Kazakistan). Fra i vari riconoscimenti ricevuti in ambito culturale ed umanitario: CERTIFICATO DI APPROVAZIONE per i suoi benedetti sforzi al servizio del movimento culturale (rilasciato dal Medio Oriente), CERTIFICATO DI REALIZZAZIONE per la dedizione alla Cultura e all'Umanità (rilasciato dalla città di Craiova - Romania). Le sue poesie sono state tradotte in 21 lingue, altre sono in corso di traduzione ...
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