“UN UOMO” di Oriana Fallaci

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Dopo tanti anni ho ripreso in mano “UN UOMO” di Oriana Fallaci. Un libro forte, duro, crudo, che prende allo stomaco. Mi sono chiesta: perché rileggerlo? I motivi per rileggere i testi di Fallaci sono molteplici. Per il suo stile asciutto e diretto, per la coerenza con cui sapeva usare le parole, senza nascondersi dietro a termini levigati e ipocriti, per la sua capacità di saper spiegare dove si annida e come si muove il potere di chi usa la prevaricazione e la violenza per governare.
Il protagonista e compagno dell’autrice, Alekos Panagulis, sacrifica tutto per la causa della libertà. E’ un uomo votato alla lotta e alla resistenza contro la dittatura del suo paese, la Grecia dei colonnelli, che instaurò un regime repressivo dal 1967 al 1974. Ciò che più mi ha più colpito di quest’uomo è la sua capacità di sognare. Proprio l’incipit del romanzo è la descrizione di una visione onirica notturna da cui Panagulis trae un brutto presentimento su un’azione di sabotaggio che ha progettato. La voce narrante, ossia l’autrice stessa, lo racconta così nel primo capitolo: “La notte avevi fatto quel sogno. Un gabbiano volava nell’alba ed era un gabbiano bellissimo, con le penne d’argento. Volava solo e deciso sulla città che dormiva, e sembrava che il cielo gli appartenesse quanto l’idea della vita. D’un tratto aveva virato in discesa, per tuffarsi nel mare, aveva bucato il mare sollevando una fontana di luce, e la città s’era svegliata, piena di gioia perché da molto tempo non vedeva la luce. Nello stesso momento le colline s’erano accese di fuochi, dalle finestre spalancate la gente aveva gridato la buona notizia, a migliaia erano scesi nelle piazze a far festa, inneggiare alla libertà ritrovata: “Il gabbiano! Ha vinto il gabbiano!” Ma tu lo sapevi che sbagliavano tutti, che il gabbiano aveva perduto. Dopo il tuffo miriadi di pesci lo avevano aggredito per morderlo agli occhi, strappargli le ali, era esplosa una lotta tremenda che escludeva ogni via di salvezza. Invano egli si difendeva con abilità e con coraggio, beccando all’impazzata, rovesciandosi in salti che spruzzavano immensi ventagli di spuma e spingevano ondate fino agli scogli: i pesci erano troppi, e lui era troppo solo.”
La scrittura di Fallaci ti fa giungere al termine della lettura dei suoi periodi lasciandoti in bocca il sapore delle parole precise, autentiche, perfettamente aderenti al reale, in cui si sente la continua tensione diretta alla costruzione di un’architettura linguistica che non tradisce mai la ricerca della verità, bella o brutta che sia.
Coerenza di pensiero e di stile possono convivere. Una scrittrice come Oriana Fallaci l’ha dimostrato.

News Reporter
Docente di Lettere a Forlì, ha pubblicato articoli e racconti su riviste online. Alcuni suoi testi, in prosa e in versi, sono stati segnalati in concorso letterari nazionali e pubblicati in antologie cartacee. Nel 2022 ha pubblicato il romanzo “La tentazione della scrittura. Memorie dall’Appennino”, Calamaro Edizioni, finalista al Premio Nabokov 2023. Da febbraio 2024 collabora con Il Giornale Letterario del Premio Nabokov
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