“Il silenzio degli Ulivi”, evento del 6 novembre 2022 – commento di Yuleisy Cruz Lezcano

Dicembre 8, 2022

Evento presso Ca’ Bellini – San Patrignano, in occasione del Bruschetta Day Quando quattro poeti decidono di scrivere partendo da un’idea iniziale, man mano imparano a pedalare insieme. Ognuno con il proprio ritmo, con il proprio fiato, con la propria musica e…

I Racconti di Pietroburgo

I Racconti di Pietroburgo

Dicembre 7, 2022

“Non c’è niente di meglio della Prospettiva Nevskij, almeno a Pietroburgo, dove essa è tutto. Di che cosa non brilla questa strada, meraviglia della nostra capitale! So con certezza che non uno dei suoi pallidi e impiegatizi abitanti cambierebbe la Prospettiva Nevskij con tutti i beni della terra. Non solamente chi ha venticinque anni d’età, magnifici baffi e un soprabito dal taglio perfetto, ma anche chi si vede già spuntare sul mento i peli bianchi e ha la testa liscia come un piatto d’argento, va in estasi davanti alla prospettiva Nevskij …” “Ma più strani di tutto sono gli avvenimenti che si svolgono sulla Prospettiva Nevskij! Oh, non credere alla Prospettiva Nevskij! Quando l’attraverso, sempre io m’avvolgo quanto più posso nel mio mantello e cerco di non guardare affatto gli oggetti che mi cadon sotto gli occhi. Tutto è inganno, tutto è sogno, nulla è ciò che sembra!
Essa mente a ogni ora, questa prospettiva Nevskij, ma più che mai quando la notte cala sopra di essa come una massa densa e da spiccare i muri bianchi e giallastri delle case, quando l’intera città si trasforma in un solo tuono e lampo, miriadi di carrozze rotolano giù dai ponti, i postiglioni gridano e sobbalzano sui cavalli, e un demone in persona accende le lampade solo per mostrare ogni cosa sotto un aspetto che non è il suo”.
La Prospettiva Nevskij, Il naso, Il ritratto, Il cappotto, Le memorie di un pazzo sono i cinque racconti presenti in questo libro, che nonostante siano brevi, costituiscono una solida pietra miliare nella storia della letteratura russa.

Delitto e castigo

Delitto e castigo

Dicembre 4, 2022

“Io volevo fare il salto al più presto…non ho ucciso una persona, ho ucciso un principio! Il principio l’ho ucciso, ma il salto non l’ho fatto, sono rimasto da questa parte… sono stato solo capace di uccidere…” Delitto e Castigo
Se un libro poteva essere questo, se un romanzo poteva fare questo al tuo cuore, alla tua mente e ai tuoi sentimenti più profondi sul mondo, allora scrivere romanzi era senz’altro la cosa migliore che potevi fare nella vita, perché Dostoevskij aveva insegnato che le storie inventate potevano andare ben oltre il semplice divertimento e lo svago, potevano rivoltarti come un calzino e scoperchiarti il cervello, potevano scottarti e gelarti e metterti completamente a nudo e scaraventarti tra i venti furiosi dell’universo. (Paul Auster)
Per descrivere quello che lascia questo capolavoro assoluto, non potevo che usare le parole di un altro scrittore.
Delitto e Castigo entra dentro e rimette in discussione.

<strong>Guido Domingo pubblica il suo primo romanzo: “Nemmeno una virgola”, un inno alla vita a dispetto dell’età</strong>

Guido Domingo pubblica il suo primo romanzo: “Nemmeno una virgola”, un inno alla vita a dispetto dell’età

Dicembre 2, 2022

Essere “vecchi” in un mondo gerontofobico, che relega l’anziano a un ruolo marginale, inerme, in attesa dell’ultima ora di vita. Ed è proprio a questa mentalità dilagante che questo romanzo breve – “Nemmeno una virgola” – si oppone, regalando nuova speranza e colore alle vite ingrigite degli anziani soli. L’autore Guido Domingo, un biologo dalla penna raffinata, racconta una realtà suggestiva e poetica, che trae spunto da un fatto di cronaca: la storia di una pensionata che ritrova un tesoretto di vecchie lire, cambiando così il corso della sua vita. Con uno stile semplice e delicato, che rivela l’estrema sensibilità dell’autore, Domingo affronta tematiche ad alto impatto emotivo, senza mai scadere nel patetico. La “Vecchia” è la protagonista: una donna sopravvissuta per trent’anni al marito alpino e coltivatore, che si ritrova sola, dopo una vita attiva, tra concerti, musei e una laurea in lettere.

Nel mare ci sono i coccodrilli

Nel mare ci sono i coccodrilli

Dicembre 1, 2022

“Ci parlavamo per la prima volta dopo otto anni, otto, e quel sale e quei sospiri erano tutto quello che un figlio e una madre possono dirsi, dopo tanto tempo.
In quel momento ho saputo che era ancora viva e forse, lì, mi sono reso conto per la prima volta che lo ero anch’io. Non so come. Ma lo ero anch’io”.

Enaiatollah ha finito di raccontare la sua storia poco dopo avere compiuto ventuno anni (forse). La data del suo compleanno l’ha decisa la questura: primo settembre. Ha appena scoperto che nel mare ci sono davvero i coccodrilli. Questa settimana mentre facevo Novara- Villapizzone, seguivo il viaggio di Enaiatollah, io arrivavo a Milano mentre lui attraversava Afghanistan, Pakistan, Iran, Turchia, Grecia, per poi fermarsi in Italia. Ero insieme a lui tra le strade di Quetta, a lavorare nei cantieri di Qom, in viaggio su un camion e poi a piedi attraversando una montagna verso la Turchia, e poi insieme sul gommone per raggiungere la Grecia e poi infine in Italia. Ti accorgi come tutto viene raccontato attraverso gli occhi di un bambino che non razionalizza cosa gli sta accadendo e che le sue imprese e la sua sopravvivenza sono da eroe. Realizza tutto questo solo dopo 8 anni, sentendo per la prima volta sua mamma.
Un libro bellissimo che entra sotto pelle.

<strong>Daniela Saraco presenta “Come l’acqua del mare”: un romanzo sull’amore che indaga la potenza dei sentimenti oltre le apparenze</strong>

Daniela Saraco presenta “Come l’acqua del mare”: un romanzo sull’amore che indaga la potenza dei sentimenti oltre le apparenze

Dicembre 1, 2022

«Come l’acqua del mare» è l’ultimo romanzo di Daniela Saraco, autrice partenopea che nel suo libro accosta il fluttuare dei sentimenti a quello del mare. Come il mare, l’amore autentico, si evolve e può essere sconfinato, ritirarsi o espandersi. È proprio la vastità di questo sentimento, in tutte le sue sfaccettature che descrive nel suo romanzo, la cui protagonista è Felicia, una giovane donna, segnata sin da piccola dalla mancanza di conferme in famiglia, tanto da rimanere vittima del suo bisogno d’amore. L’unica che le offrirà amore incondizionato sarà la tata Germana, che gioirà dei suoi successi e del suo temperamento umile e semplice, sino alla fine dei suoi giorni.

Matthias Graziani presenta «La voce del crepaccio»: un thriller nordico, dove leggenda, mito e omicidi s’intrecciano sullo sfondo delle Dolomiti

Matthias Graziani presenta «La voce del crepaccio»: un thriller nordico, dove leggenda, mito e omicidi s’intrecciano sullo sfondo delle Dolomiti

Dicembre 1, 2022

«La voce del crepaccio» è il terzo thriller scritto da Matthias Graziani, noto scrittore altoatesino quarantatreenne, già acclamato dalla critica per «Sottopelle»: il suo primo romanzo investigativo. In quest’ultimo – «La voce del crepaccio» – in uscita il 17 ottobre, si respira un’atmosfera prettamente nordica e carica di suspense. Ambientato nel novembre del 1989 a Feldberg, in Alto Adige, dove divampa un’ondata di terrore: il mostro, il leggendario Gletschmann, alias l’uomo del crepaccio, è tornato e con lui anche un’inspiegabile scia di sangue.

La peste

La peste

Novembre 28, 2022

“Benché un flagello sia infatti un accadimento frequente, tutti stentiamo a credere ai flagelli quando ci piombano addosso. Nel mondo ci sono state tante epidemie di peste quante guerre. Eppure la peste e la guerra colgono sempre tutti alla sprovvista. Era stato colto alla sprovvista il dottor Rieux, come lo erano stati i nostri concittadini, e questo spiega le sue titubanze. E spiega anche perché fosse combattuto tra la preoccupazione e la fiducia. Quando scoppia una guerra tutti dicono: “è una follia, non durerà.” E forse una guerra è davvero una follia, ma ciò non le impedisce di durare. La follia è ostinata, chiunque se ne accorgerebbe se non fossimo sempre presi da noi stessi. A questo riguardo, i nostri concittadini erano come tutti gli altri, erano presi da se stessi, in altre parole erano umanisti: non credevano ai flagelli. Dal momento che il flagello non è a misura dell’uomo, pensiamo sia irreale, soltanto un brutto sogno che passerà. Invece non sempre il flagello passa e di brutto sogno in brutto sogno, sono gli uomini a passare, e in primo luogo gli umanisti che non hanno preso alcuna precauzione. I nostri concittadini non erano più colpevoli di altri, dimenticavano soltanto di essere umili e pensavano che tutto per loro fosse ancora possibile, il che presumeva che i flagelli fossero impossibili. Continuavano a fare affari, programmavano viaggi e avevano opinioni. Come avrebbero potuto pensare alla peste che sopprime il futuro, gli spostamenti e le discussioni? Si credevano liberi e nessuno sarà mai libero finché ci saranno i flagelli”.

Ho cominciato a leggere questo libro all’inizio della quarantena, quando eravamo rinchiusi in casa. L’ho cominciato, dicevo, un po’ per ironia, per prendermi in giro. Mi sono stupito subito dalle prime pagine che un libro scritto nel 1947 potesse descrivere così bene, in modo quasi da far paura la situazione che stavamo vivendo. Come abbiamo affrontato questa pandemia, arrivata all’improvviso in una società che si credeva invincibile, programmava viaggi, affari, aveva opinioni. Ho girato l’ultima pagina in un tumulto di riflessioni e una sensazione di amarezza.

Oralità e scrittura

Oralità e scrittura

Novembre 25, 2022

Perché Aristotele non parla quasi mai dell’io, mentre nella filosofia europea, da Cartesio a Williamson quasi tutti i filosofi si concentrano sullo studio della soggettività, attribuendole una eccessiva oggettività?
La risposta del grande Ong è semplice: L’invenzione della stampa. Nel XVII secolo si diffondono in Europa i diari, cioè i dialoghi scritti del sé con se stesso. La scrittura e la scrittura stampata oggettivizzano quel vissuto in buona parte inconscio che produce la lingua come fenomeno orale, creano cioè l’illusione che ci sia una res cogitans, rendono possibile l’illusione spiritualista e mentalista.
Libro bellissimo.

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