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“Benché un flagello sia infatti un accadimento frequente, tutti
stentiamo a credere ai flagelli quando ci piombano addosso. Nel mondo ci sono
state tante epidemie di peste quante guerre. Eppure la peste e la guerra
colgono sempre tutti alla sprovvista. Era stato colto alla sprovvista il dottor
Rieux, come lo erano stati i nostri concittadini, e questo spiega le sue
titubanze. E spiega anche perché fosse combattuto tra la preoccupazione e la
fiducia. Quando scoppia una guerra tutti dicono: “è una follia, non
durerà.” E forse una guerra è davvero una follia, ma ciò non le impedisce di
durare. La follia è ostinata, chiunque se ne accorgerebbe se non fossimo sempre
presi da noi stessi. A questo riguardo, i nostri concittadini erano come tutti
gli altri, erano presi da se stessi, in altre parole erano umanisti: non
credevano ai flagelli. Dal momento che il flagello non è a misura dell’uomo,
pensiamo sia irreale, soltanto un brutto sogno che passerà. Invece non sempre
il flagello passa e di brutto sogno in brutto sogno, sono gli uomini a passare,
e in primo luogo gli umanisti che non hanno preso alcuna precauzione. I nostri
concittadini non erano più colpevoli di altri, dimenticavano soltanto di essere
umili e pensavano che tutto per loro fosse ancora possibile, il che presumeva
che i flagelli fossero impossibili. Continuavano a fare affari, programmavano
viaggi e avevano opinioni. Come avrebbero potuto pensare alla peste che
sopprime il futuro, gli spostamenti e le discussioni? Si credevano liberi e
nessuno sarà mai libero finché ci saranno i flagelli”.
Ho cominciato a leggere questo libro all’inizio della quarantena, quando
eravamo rinchiusi in casa. L’ho cominciato, dicevo, un po’ per ironia, per
prendermi in giro. Mi sono stupito subito dalle prime pagine che un libro
scritto nel 1947 potesse descrivere così bene, in modo quasi da far paura la
situazione che stavamo vivendo. Come abbiamo affrontato questa pandemia,
arrivata all’improvviso in una società che si credeva invincibile, programmava
viaggi, affari, aveva opinioni. Ho girato l’ultima pagina in un tumulto di
riflessioni e una sensazione di amarezza.