A cura di Elena Dal Pra

Scrivere in versi ciò che la mente elabora è sempre complicato. È come quando si fa una traduzione, il TA non avrà mai la stessa intensità del TP, ma attraverso gli strumenti giusti è possibile, quantomeno, conservarne quel suono primordiale. E se, riportare in versi specifiche sensazione risulta difficile, lo è ancor di più poterlo fare attraverso gli Haiku, dove ogni elemento diventa sensibile ed ogni spazio si riempie. Ne è un esempio lampante la raccolta di haiku a cura di Elena Dal Pra ed edita Mondadori, dove nulla è gestito dal caso o posizionato nel vuoto ed ogni respiro è scandito dalla punta della penna poggiata sul foglio.
Ma perché questa raccolta attira così tanto?
“Perché tutte le cose piccole sono belle”, è stato scritto nelle Note del guanciale della scrittrice giapponese Sei Shōnagon. Un haiku nasce da un’idea non forzatamente reale o sensata ma da una sensazione alla quale ne segue un’altra e ancora un’altra riprendendo però, sempre, la radice primordiale, creando proprio una catena continua della quale si consce un inizio ma mai, concretamente, una fine.
*Una lettura interessante ci è data da O-Young Lee in The Compact Culture pubblicato nel 1991 da Kodansha (Tōkyō) nelle quali pagine, il romanziere sudcoreano tratta l’argomento del “piccolo” nella cultura nipponica.
Ma come può essere definito un haiku volendolo spiegare ai lettori?
Non esiste una risposta specifica e forse proprio questo mistero lo rende sublime ed affascinante ma, volendo servirci delle parole di Ungaretti possiamo spiegarlo riportando testuali parole:
“Un haiku è una docile fibra dell’Universo, quel piccolo spazio di una conchiglia nel quale si sente il rumore del mare” e quel rumore non è mai lo stesso, quelle onde non sono mai uguali, quelle sensazioni non sono mai statiche proprio come il compositore di questa arte che si lascia trasportare, interferendo il meno possibile con i suoi comandi.
Questa raccolta nasce con l’idea di creare un’unione fra mondi apparentemente diversi ma uniti da un’anima sottilissima, da Ezra Pound a Ranier Maria Rilke ad Octavio Paz fino a giungere alla nostra amata e lunghissima letteratura italiana con le figure di Pirandello, Quasimodo ed Ungaretti, questi ultimi appartenenti, non a caso, alla corrente letteraria dell’Ermetismo che si fonda su due regole principali:
- l’uso dell’analogia
 - la parola essenziale (senza enfasi)
 
Un haiku, allora, ha origine da un lampo improvviso. È un istante di illuminazione che ha la potenza di una cascata. Termina il lampo, termina l’haiku.
