3° classificato per la narrativa edita al Premio Nabokov 2024. Il nuovo bando è online: www.premionabokov.com – Per l’iscrizione avete tempo sino al 30.10.2025.

Il romanzo di Emilia Covini ci conduce in un viaggio profondamente umano attraverso la mente di Virginia Apgar, le sue incertezze e le notti spese a lottare. È il ritratto intimo di una donna che, pur non cercando gli onori della cronaca, ha lasciato un segno indelebile nel campo della medicina. La scrittura dell’autrice è precisa e misurata, quasi in punta di piedi. Trasmette una partecipazione emotiva contenuta, come se ci accompagnasse sottovoce mentre osserviamo le fatiche di una pioniera, costretta a farsi strada in un ambiente accademico e ospedaliero dominato da figure maschili. La narrazione traccia con garbo l’evoluzione della Apgar: dai primi stimoli scientifici ricevuti dal padre, al contesto ostile della Columbia University, fino alle corsie dove l’inerzia istituzionale costava vite di neonati. Virginia emerge reale, credibile, come un’eroina imperfetta: stanca, indignata e spesso isolata, ma animata da una determinazione incrollabile. È da questa frustrazione, da questa ostinazione a non voltare lo sguardo, che fiorisce la sua celebre scala di valutazione. Lo stile rifugge qualsiasi enfasi superflua. le scene si susseguono con la naturalezza di un diario di bordo, composto da piccole vittorie quotidiane e dubbi persistenti. Le “farfalle” ricorrenti simboleggiano la fragilità e l’importanza cruciale dei primi istanti di vita. Il richiamo alla poetica leopardiana in apertura rafforza il concetto: la nascita è vista come un rischio estremo, ma anche come un’opportunità di riscatto. Il volume va oltre la semplice narrazione di una scoperta scientifica, concentrandosi sulla tenacia morale di chi ha avuto il coraggio di vedere e agire dove gli altri preferivano ignorare.
Aristide
